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E’ Avvento, il tempo dell’ascolto

avvento
Avvento è il tempo magnifico che sta tra il gemito delle creature e la venuta di Signore, lunga ora tra le do­glie e il parto. Tempo per guardare in alto e più lonta­no, per essere attenti a ciò che sta accadendo. Noi sia­mo così distratti, che non riusciamo a gustare i giorni e i mille doni. Per questo non siamo felici, perché siamo distratti.
I giorni di Noè: mangiavano e bevevano gli uomini in quei giorni, prendevano moglie e marito. Ma che face­vano di male? Niente, era­no solo impegnati a vivere. Ma a vivere senza mistero, in una quotidianità opaca: e non si accorsero di nulla. È possibile vivere così, senza sapere perché, senza accor­gersi neppure di chi ti sfio­ra nella tua casa, di chi ti ri­volge la parola; senza ac­corgersi di cento naufraghi a Lampedusa, di questo pia­neta depredato, dei germo­gli che nascono. Non ci accorgiamo che questa affan­nosa ricerca di sempre più benessere sta generando un rischio di morte per l'intero pianeta. Un altro diluvio.
Il tempo dell'Avvento è un tempo per svegliarci, per ac­corgerci.
Il tempo dell'at­tenzione. Attenzione è ren­dere profondo ogni mo­mento.
Due uomini saranno nel campo, uno verrà portato via e uno lasciato. Non è dell'angelo della morte che parla il Vangelo, ma di due modi diversi di vivere nel campo della vita: uno vive in modo adulto, uno infan­tile; uno vive affacciandosi sull'infinito, uno è chiuso solo dentro la sua pelle; u­no è chino solo sul suo piat­to, uno è generoso con gli altri di pane e di amore. Tra questi due uno è pronto all'incontro con il Signore, quello che vive attento, l'al­tro non si accorge di nulla.
Se il padrone di casa sapes­se a quale ora viene il ladro…


Mi ha sempre inquietato l'immagine del Signore che viene di soppiatto come un ladro nella notte. Cerco di capire: Dio non è un ladro di vita, e infatti non è la morte che viene adombrata in questa piccola parabola, ma l'incontro. Il Signore è un la­dro ben strano, non ruba niente, dona tutto, viene con le mani piene. Ma l'incontro con Lui è rapinoso, ti obbliga a fare il vuoto in te di cento cose inutili, altri­menti ciò che porta non ci sta. Mette a soqquadro la tu
a casa, ti cambia la vita, la fa ricca di volti, di luce, di o­rizzonti.


Io ho qualcosa di prezioso che attira il Signore, come la ricchezza attira il ladro: è la mia persona, il fiume della mia vita che mescola insie­me fango e pagliuzze d'oro, questo nulla fragile e glo­rioso cui però Lui stesso ha donato un cuore.


Vieni pure come un ladro, Signore, prendi quello che è prezioso per te, questo povero cuore. Prendilo, e rido­namelo poi, armato di luce.
 
P. Ermes Ronchi

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