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Nella festa di nozze il principe dei segni, il capostipite

Cana_di_GalileaL’intero Israele risuonava del lamento di schiavi e lebbrosi, e Gesù sembra ignorarli e inizia il suo ministero ma da una festa di nozze. Anziché asciugare lacrime, colma le coppe di vino.
Sembra indifferenza davanti al dolore dei poveri, la scelta di qualcosa di secondario di fronte al dramma del mondo, eppure il vangelo chiama questo il “principe dei segni”, il capostipite di tutti.
Gesù vuole trasmettere a Cana il principio decisivo della relazione che unisce Dio e l’umanità. Tra uomo e Dio corre un rapporto nuziale, con tutta la sua tavolozza di emozioni forti e buone: amore, festa, dono, eccesso, gioia. Un legame sponsale, non un rapporto giudiziario o penitenziale, lega Dio e noi, un vino di festa.
A Cana Gesù partecipando a una festa di nozze proclama il suo atto di fede nell’amore umano. Lui crede nell’amore, lo benedice, lo rilancia con il suo primo prodigio, lo collega a Dio. Perché l’amore è il primo segnale indicatore da seguire sulle strade del mondo, un evento sempre decretato dal cielo.
Gesù prende l’amore umano e lo fa simbolo e messaggio del nostro rapporto con Dio. Anche credere in Dio è una festa, anche l’incontro con Dio genera vita, porta fioriture di coraggio, una primavera ripetuta.
A lungo abbiamo pensato che Dio fosse amico del sacrificio e della gravità, e così abbiamo ricoperto il vangelo con un velo di tristezza. Invece no, a Cana ci sorprende un Dio che gode della gioia degli uomini e se ne prende cura. «Dobbiamo amare e trovare Dio precisamente nella nostra vita e nel bene che ci dà. Trovarlo e ringraziarlo nella nostra felicità terrena» (Bonhoeffer).
Ma ecco che «viene a mancare il vino». Il vino, in tutta la Bibbia, è il simbolo dell’amore felice tra uomo e donna, tra uomo e Dio. Felice e sempre minacciato. Non hanno più vino, esperienza che tutti abbiamo fatto, quando stanchezza e ripetizione prendono il sopravvento. Quando ci assalgono mille dubbi, quando gli amori sono senza gioia, le case senza festa, la fede senza passione.
Ma c’è il punto di svolta del racconto. Maria, la donna attenta a ciò che accade nel suo spazio vitale, sapiente della sapienza del Magnificat (sa che Dio sazia gli affamati di vita) indica la strada: «Qualunque cosa vi dica, fatela».
Fate ciò che dice, fate il suo Vangelo, rendetelo gesto e corpo, sangue e carne. E si riempiranno le anfore vuote del cuore.
Fate il vangelo, e si trasformerà la vita, da vuota a piena, da spenta a felice. Più vangelo è uguale a più vita. Più Dio equivale a più io. Viene come un di più sorprendente, come vino immeritato e senza misura, un seme di luce. Ho tanta fiducia in Lui, perché non dei miei meriti tiene conto, ma solo del mio bisogno.

P. Ermes Ronchi

Se lo Spirito incendia il legno secco del nostro cuore

battesimoViene dopo di me colui che è più forte di me e vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco, vi immergerà nel vento e nel fuoco di Dio. Bella definizione del cristiano: Tu sei ‘uno immerso’ nel vento e nel fuoco, ricco di vento e di fuoco, di libertà e calore, di energia e luce, ricco di Dio.
Il fuoco è il simbolo che riassume tutti gli altri simboli di Dio. Nel van­gelo di Tommaso Gesù afferma: sta­re vicino a me è stare vicino al fuo­co. Il fuoco è energia che trasforma le cose, è la risurrezione del legno secco del nostro cuore e la sua trasfigurazione in luce e calore.
Il vento: alito di Dio soffiato sul­l’argilla di Adamo, vento leggero in cui passa Dio sull’Oreb, vento pos­sente di Pentecoste che scuote la casa. La Bibbia è un libro pieno di un vento che viene da Dio, che ama gli spazi aperti, riempie le for­me e passa oltre, che non sai da do­ve viene e dove va, fonte di libere vi­te.
Battesimo significa immersione. U­no dei più antichi simboli cristiani, quello del pesce, ricorda anche questa esperienza: come il piccolo pesce nell’acqua, così il piccolo cre­dente è immerso in Dio, come nel suo ambiente vitale, che lo avvolge, lo sostiene, lo nutre.
Gesù stava in preghiera ed ecco, ven­ne una voce dal cielo: «Tu sei il Fi­glio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Quella voce dal cielo annuncia tre cose, procla­mate a Gesù sul Giordano e ripetu­te ad ogni nostro battesimo.
Figlio è la prima parola: Dio è for­za di generazione, che come ogni seme genera secondo la propria specie. Siamo tutti figli nel Figlio, frammenti di Dio nel mondo, spe­cie della sua specie, abbiamo Dio nel sangue.
Amato. Prima che tu agisca, prima di ogni merito, che tu lo sappia o no, ad ogni risveglio, il tuo nome per Dio è ‘amato’. «Tu ci hai ama­ti per primo, o Dio, e noi parliamo di te come se ci avessi amato per primo una volta sola. Invece conti­nuamente, di giorno in giorno, per la vita intera Tu ci ami per primo» (Kierkegaard).
Mio compiacimento è la terza pa­rola, che contiene l’idea di gioia, come se dicesse: tu, figlio mio, mi piaci, ti guardo e sono felice. Si rea­lizza quello che Isaia aveva intuito, l’esultanza di Dio per me, per te: come gode lo sposo l’amata così di te avrà gioia il tuo Dio (Is 62,5).
Se ogni mattina potessi ripensare questa scena, vedere il cielo azzur­ro che si apre sopra di me come un abbraccio; sentire il Padre che mi dice con tenerezza e forza: figlio mio, amato mio, mio compiaci­mento; sentirmi come un bambino che anche se è sollevato da terra, anche se si trova in una posizione instabile, si abbandona felice e sen­za timore fra le braccia dei genito­ri, questa sarebbe la mia più bella, quotidiana esperienza di fede.

P. Ermes Ronchi

Dio parla la lingua della gioia

remagi02Magi voi siete i santi più nostri, naufra­ghi sempre in questo infinito, eppure sempre a ten­tare, a chiedere, a fissare gli a­bissi del cielo fino a bruciar­si gli occhi del cuore (Turol­do).
Messaggi di speranza oggi: c’è un Dio dei lontani, dei cammini, dei cieli aperti, del­le dune infinite, e tutti han­no la loro strada. C’è un Dio che ti fa respirare, che sta in una casa e non nel tempio, in Betlemme la piccola, non in Gerusalemme la grande. E gli Erodi possono opporsi al­la verità, rallentarne la diffu­sione, ma mai bloccarla, es­sa vincerà comunque. Anche se è debole come un bambi­no.
Proviamo a percorrere il cammino dei Magi come se fosse una cronaca dell’ani­ma.
Il primo passo è in Isaia: «Alza il capo e guarda». Sa­per uscire dagli schemi, sa­per correre dietro a un sogno, a una intuizione del cuore, guardando oltre.
Il secondo passo: camminare. Per incontrare il Signore oc­corre viaggiare, con l’intelli­genza e con il cuore. Occor­re cercare, di libro in libro, ma soprattutto di persona in persona. Allora siamo vivi.
Il terzo passo: cercare insie­me. I Magi (non «tre» ma «al­cuni» secondo il Vangelo) so­no un piccolo gruppo che guarda nella stessa direzio­ne, fissano il cielo e gli occhi delle creature, attenti alle stelle e attenti l’uno all’altro.
Il quarto passo: non temere gli errori. Il cammino dei Ma­gi è pieno di sbagli: arrivano nella città sbagliata; parlano del bambino con l’uccisore di bambini; perdono la stel­la, cercano un re e trovano un bimbo, non in trono ma fra le braccia della madre.
Eppure non si arrendono ai loro sbagli, hanno l’infinita pazienza di ricominciare, finché al vedere la stella pro­varono una grandissima gioia. Dio seduce sempre perché parla la lingua della gioia.
Entrati in casa videro il Bam­bino e sua Madre… Non solo Dio è come noi, non solo è con noi, ma è piccolo fra noi. Informatevi con cura del Bambino e fatemelo sapere perché venga anch’io ad a­dorarlo. Quel re, quell’Erode, uccisore di sogni ancora in fasce, è dentro di noi: è il ci­nismo, il disprezzo che distrugge i sogni del cuore.
Ma io vorrei riscattare le sue parole e ripeterle all’amico, al teologo, al poeta, allo scienziato, al lavoratore, a ciascuno: hai trovato il Bam­bino?
Cerca ancora, accura­tamente, nei libri, nell’arte, nella storia, nel cuore delle cose; cerca nel Vangelo, nel­la stella e nella parola, cerca nelle persone, e in fondo al­la speranza; cerca con cura, fissando gli abissi del cielo e del cuore, e poi fammelo sa­pere perché venga anch’io ad adorarlo.
Aiutami a trovarlo e verrò, con i miei piccoli doni e con tutta la fierezza dell’amore, a far proteggere i miei sogni da tutti gli Erodi della storia e del cuore.

P. Ermes Ronchi

La legge della vita: per stare bene l’uomo deve dare

kneeling2«Esulterà, si rallegrerà, griderà di gioia per te, come nei giorni di festa». Nelle parole del profeta, Dio danza di gioia per l'uomo. Appare un Dio felice, il cui grido di festa attraversa questo tempo d'avvento, e ogni tempo dell'uomo, per ripetere a me, a te, ad ogni creatura: «tu mi fai felice». Tu, festa di Dio.
La sua gioia è stare con i figli dell'uomo. Il suo nome è Io-sono-con-te: «non temere, dovunque tu andrai, in tutti i passi che farai, quando cadrai e ti farai male, non temere, io sono con te; quando ti rialzerai e sorriderai di nuovo, io sarò ancora con te». È con te Colui che mai abbandona, vicino come il cuore e come il respiro, bello come un sogno. Tutti i giorni, fino al consumarsi del mondo.
Mai nella Bibbia Dio aveva gridato. Aveva parlato, sussurrato, tuonato, aveva la voce dei sogni; solo qui, solo per amore Dio grida. Non per minacciare, per amare di più.
Il profeta intuisce la danza dei cieli e intona il canto dell'amore felice, dell'amore che rende nuova la vita: "ti rinnoverà con il suo amore".
Il Battista invece, quasi in contrappunto, risponde alla domanda più feriale, che sa di mani e di fatica: "e noi che cosa dobbiamo fare?". E il profeta che non possiede nemmeno una veste degna di questo nome, risponde: "chi ha due vestiti ne dia uno a chi non ce l'ha".
Colui che si nutre del nulla che offre il deserto, cavallette e miele selvatico, risponde: "chi ha da mangiare ne dia a chi non ne ha". Nell'ingranaggio del mondo Giovanni getta un verbo forte, "dare". Il primo verbo di un futuro nuovo.
In tutto il Vangelo il verbo amare si traduce con il verbo dare (non c'è amore più grande che dare la vita per quanti si amano; Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio, chiunque avrà dato anche solo un bicchiere d'acqua fresca…). È legge della vita: per stare bene l'uomo deve dare.
Vengono pubblicani e soldati, pilastri del potere: "e noi che cosa faremo?" "Non prendete, non estorcete, non accumulate". Tre parole per un programma unico: tessere il mondo della fraternità, costruire una terra da cui salga giustizia.
Il profeta sa che Dio si incarna attraverso il rispetto e la venerazione verso tutti gli uomini, come energia che libera dalle ombre della paura che ci invecchiano il cuore. L'amore rinnova (Sofonia), la paura paralizza, ruba il meglio della vita.
«E io, che cosa devo fare?». Non di grandi profeti abbiamo bisogno, ma di tanti piccoli profeti, che là dove sono chiamati a vivere, giorno per giorno, siano generosi di giustizia e di misericordia, che portino il respiro del cielo dentro le cose di ogni giorno. Allora, a cominciare da te, si riprende a tessere il tessuto buono del mondo.

Padre Ermes Ronchi

I santi sono gli uomini e le donne delle Beatitudini

santiI santi sono gli uomini delle Beatitudini. Queste parole sono il cuore del Vangelo, il racconto di come passava nel mondo l'uomo Gesù, e per questo sono il volto alto e puro di ogni uomo, le nuove ipotesi di umanità. Sono il desiderio prepotente di un tutt'altro modo di essere uomini, il sogno di un mondo fatto di pace, di sincerità, di giustizia, di cuori limpidi.
Al cuore del Vangelo c'è per nove volte la parola beati, c'è un Dio che si prende cura della gioia dell'uomo, tracciandogli i sentieri. Come al solito, inattesi, controcorrente. E restiamo senza fiato, di fronte alla tenerezza e allo splendore di queste parole.
Le Beatitudini riassumono la bella notizia, l'annuncio gioioso che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità.
Quando vengono proclamate sanno ancora affascinarci, poi usciamo di chiesa e ci accorgiamo che per abitare la terra, questo mondo aggressivo e duro, ci siamo scelti il manifesto più difficile, incredibile, stravolgente e contromano che l'uomo possa pensare.
La prima dice: beati voi poveri. E ci saremmo aspettati: perché ci sarà un capovolgimento, perché diventerete ricchi.
No. Il progetto di Dio è più profondo e vasto. Beati voi poveri, perché vostro è il Regno, già adesso, non nell'altra vita! Beati, perché c'è più Dio in voi, più libertà, più futuro.
Beati perché custodite la speranza di tutti. In questo mondo dove si fronteggiano lo spreco e la miseria, un esercito silenzioso di uomini e donne preparano un futuro buono: costruiscono pace, nel lavoro, in famiglia, nelle istituzioni; sono ostinati nel proporsi la giustizia, onesti anche nelle piccole cose, non conoscono doppiezza. Gli uomini delle Beatitudini, ignoti al mondo, quelli che non andranno sui giornali, sono invece i segreti legislatori della storia.
La seconda è la Beatitudine più paradossale: beati quelli che sono nel pianto. In piedi, in cammino, rialzatevi voi che mangiate un pane di lacrime, dice il salmo. Dio è dalla parte di chi piange ma non dalla parte del dolore! Un angelo misterioso annuncia a chiunque piange: il Signore è con te. Dio non ama il dolore, è con te nel riflesso più profondo delle tue lacrime, per moltiplicare il coraggio, per fasciare il cuore ferito, nella tempesta è al tuo fianco, forza della tua forza.
La parola chiave delle Beatitudini è felicità. Sant'Agostino, che redige un'opera intera sulla vita beata, scrive: abbiamo parlato della felicità, e non conosco valore che maggiormente si possa ritenere dono di Dio. Dio non solo è amore, non solo misericordia, Dio è anche felicità. Felicità è uno dei nomi di Dio.

P. Ermes Ronchi

Martedì 20 Ottobre – Rosario nei quartieri ore 20:30/21:00

TAVOLATO Viadana Toto
LUNGO BOTTE Campagna Cesare – Maria – Migl.48 1/2
OLTRE SISTO Semenzato Angelo – Migl. 48
POETI Sartori Laura – V. Manzoni
LATINI Latini Fabio
MUSICISTI Palossi Mario Paganini
STATISTI Biscaro Patrizia-Ventimiglia – V.A.Moro
B.GO PASUBIO Amedeo Calabresi – V.Montegrappa
C. STORICO EST Del Nista Orlando – V.Lazio
C. STORICO NORD Bottoni Giacinta – V.Napoli
C. STORICO OVEST Fam. Campagna – V.le Europa
C. STORICO SUD Corradini Alberto e Lidia – V. XXIV Maggio

Una carne sola: Dio congiunge le vite, è autore della comunione

Gesu3Alcuni farisei si avvicinano a Gesù per metterlo alla prova. La domanda è scontata: è lecito a un marito ripudiare la moglie? La risposta è facile: sì, è lecito. Ma non è questa la vera posta in gioco. Il brano mette in scena uno dei conflitti centrali del Vangelo: il cuore della persona o la legge? Gesù afferma una cosa enorme: non tutta la legge ha origine divina, talvolta essa è il riflesso di un cuore duro (per la durezza del vostro cuore Mosè diede il permesso del ripudio…). La Bibbia non è un feticcio. E per questo Gesù, infedele alla lettera per essere fedele allo spirito, ci prende per mano e ci insegna ad usare la nostra libertà per custodire il fuoco e non per adorare la cenere! (Gustav Mahler).
C'è dell'altro, più importante e più vitale di ogni norma, e sta dalle parti di Dio. A Gesù non interessa regolamentare la vita, ma ispirarla, accenderla, rinnovarla, con il sogno di Dio. Ci prende per mano e ci accompagna a respirare l'aria degli inizi: in principio, prima della durezza del cuore, non fu così.
L'uomo non separi quello che Dio ha congiunto. Dal principio Dio congiunge le vite! Questo è il suo nome: Dio-congiunge, fa incontrare le vite, le unisce, collante del mondo, legame della casa, autore della comunione. Dio è amore, e «amore è passione di unirsi all'amato» (san Tommaso). Il Nemico invece ha nome Diavolo, Separatore, la cui passione è dividere.
L'uomo non divida, cioè agisca come Dio, si impegni a custodire la tenerezza, con gesti e parole che creano comunione tra i due, che sanno unire le vite. Tutto parte dal cuore, non da una norma esterna. Chi non si impegna totalmente nelle sue relazioni d'amore ha già commesso adulterio e separazione. Il peccato è tradire il respiro degli inizi, trasgredire un sogno, il sogno di Dio.
Portavano dei bambini a Gesù… Ma i discepoli li rimproverarono. Al vedere questo, Gesù si indignò. È l'unica volta, nei Vangeli, che viene attribuito a Gesù questo verbo duro. L'indignazione è un sentimento grave e potente, proprio dei profeti davanti all'ingiustizia o all'idolatria: i bambini sono cosa sacra.
A chi è come loro appartiene il regno di Dio. I bambini non sono più buoni degli adulti; non sono soltanto teneri, ma anche egocentrici, impulsivi e istintivi, però sanno aprire facilmente la porta del cuore a ogni incontro, non hanno maschere, sono spalancati verso il mondo e la vita.
I bambini sono maestri nell'arte della fiducia e dello stupore. Loro sì sanno vivere come i gigli del campo e gli uccelli del cielo, si fidano della vita, credono nell'amore.
Prendendoli fra le braccia li benediceva: perché nei loro occhi il sogno di Dio brilla, non contaminato ancora.

P. Ermes Ronchi

La manifestazione per tutti!

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Documenti di approfondimento:

Aiuto! Aiuto!

Difendiamo i nostri figli

“… un aspetto centrale del tema della famiglia è quello del grande dono che Dio ha fatto all’umanità con la creazione dell’uomo e della donna… creò il capolavoro, ossia l’essere umano, che fece a propria immagine: «a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen 1,27).
La cultura moderna…ha introdotto molti dubbi e molto scetticismo. Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia.”

Papa Francesco

Per far vivere alle nostre famiglie ed  ai nostri figli questa esperienza di vita
la PARROCCHIA  organizza uno o più pullman
SABATO 20 Giugno  
Con Partenza  ORE 12,00  dall’ oratorio S. Anna

Filmato di presentazione:   Attacco alla famiglia

Per approfondire: Schede GENDER Sintesi – 11 pp  –  ilfoglio.it_cronache_2015_06_18_20-giugno_GANDOLFINI

Carissimo… ,
È allarme rosso! Chiediamo aiuto per i nostri figli!!! perché né sacerdoti (poca informazione) né comunità ci hanno aiutati e siamo…SOLI , a subire ciò che si sta attuando, con l’ideologia Gender, che sta entrando in modo silenzioso, subdolo, falso ed aberrante in tutti gli ambiti…soprattutto nella scuola! Senza che nessuno o quasi, se ne accorga. Questa, come ben sai, è proprio la caratteristica dei demonio! Purtroppo, già in parecchi plessi scolastici italiani, con l’ alibi della sperimentazione, è iniziato questo progetto, ed ora, nel mese di giugno, si dovranno approvare tutte le attività, che diventeranno attuative, nel prossimo anno scolastico.
La stragrande maggioranza perfino degli insegnanti, tra l’altro, ignora completamente quali siano gli obiettivi del Gender: diseducare, stravolgere, sconvolgere la naturale crescita dei nostri figli, diffamando, denigrando, ridicolizzando e destrutturando la famiglia! per proporre modelli culturali e antropologici, come quelli vissuti da1le unioni di persone dello stesso sesso (gay e lesbiche). “Mai l’omosessualità in più di 2000 anni di storia è divenuta un riferimento da consigliare e ora addirittura da “imporre” alle proprie generazioni“. (dal libro “Gender Diktat”) .

Purtroppo, è proprio la “Presidenza dal Consiglio dei Ministri, Dipartimento delle pari opportunità”, attraverso l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), a tradire i nostri piccoli, perché ha emanato le linee guida e senza interpellare né genitori, né insegnanti, né educatori, né figure che operano in ambito sanitario, ma, affidando il tutto alle organizzazioni “LGBT”, che è un acronimo che significa: Lesbiche, Gay, Bisessuali e Trans-sessuali.
Questo progetto, diviso in fasce di età, prevede:

da 0 a 4 anni

  • masturbazione infantile precoce;
  • fidarsi del proprio istinto
  • diritto di esplorare le identità di genere con l’aiuto di libri, video, giochi.

da 4 a 6 anni:

  • masturbazione;
  • il mio corpo appartiene a me;
  • la consapevolezza dei propri diritti sessuali;
  • utilizzare un linguaggio sessuale appropriato;
  • il significato della sessualità.
  • Parlare di argomenti sulla sessualità attraverso l’uso di libri, video, giochi con riproduzioni di genitali maschili e femminili, Amori segreti – Il primo amore – amore non ricambiato – l’abuso”.

da 6 a 9 anni:

  • masturbazione e auto stimolazione;
  • rapporti sessuali; diversi metodi contraccettivi;
  • scelte alternative per evitare la gravidanza;
  • amore verso lo stesso sesso;
  • gestire le delusioni amorose;
  • l’abuso; diritti sessuali e dove rivolgersi (il sesso nei media-Internet).

da 9 a 12 anni:

  • masturbazione e eiaculazione (dimensioni e forme del pene – seno – vulva);
  • utilizzo di preservativi;
  • piacere, masturbazione, orgasmo;
  • la prima esperienza sessuale;
  • variabilità comportamenti sessuali;
  • amore con il partner dello stesso sesso;
  • la sessualità come benessere e salute.

da 12 a 15 anni

  • riconoscere i segni della gravidanza;
  • procurarsi contraccettivi dal personale sanitario;
  • la prima esperienza sessuale;
  • leggi per il consenso legale per i rapporti sessuali;
  • famiglie mono genitoriale, gravidanza surrogata nelle relazioni omosessuali;
  • bambini su misura.

da 15 anni

  •  diritto di aborto senza consenso dei genitori.
Un simile documento va immediatamente bocciato, senza appello, per due motivazioni fondamentali:
la prima è che rappresenta 1’espressione di una cultura che concepisce la sessualità umana collegandola unicamente alla sola esperienza genitale e al piacere egoistico, che porta a perdere la serenità, ancora negli anni dell’innocenza, e ad aprire a forme di depravazione;
la seconda è che l’articolo 26, terzo comma, della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo dice che: i genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.
Come genitori, ma soprattutto come persone dotate di un briciolo di equilibrio e consapevolezza, di fronte a tanta insensatezza e pazzia, ci chiediamo cosa poter fare per reagire e contrastare questo sfacelo?
Come uscire dall’indifferenza, per stimolare quella maggioranza silenziosa che purtroppo ancora ignora la gravità di tanta distruzione spirituale, corporea, morale? “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo?” (S. Paolo)
Come farsi portavoce di tutti quei piccoli indifesi, che Dio nella sua infinita misericordia ci ha affidato, per far sì non venga lesa la loro dignità di uomo e donna di domani?.
Quali strategie concrete mettere in atto, per contrastare in maniera efficace i metodi educativi falsi, subdoli e menzogneri prospettati dal mondo e dal demonio?
Abbiamo pensato e vi proponiamo di “urlare la verità dai tetti”.… per attuare una manifestazione seria e determinata con genitori, figli, nonni provenienti da tutta Italia, non “contro” qualcuno, ma “a difesa dei figli e della famiglia”…
Un gruppo di genitori di Brescia e Verona.

PS. Cosa significa “GENDER” ?  Cosa è l’ideologia gender? Viene eliminato il concetto di sessualità biologica, naturale: “maschio o femmina”. Secondo la ideologia gender il maschile e il femminile sono imposizioni culturali della società che non riguardano la natura umana. Ogni individuo nascerebbe “neutro” rispetto ad infinite “identità di gender” che solo lui sceglierà per sé. Per rispettare tutte le “identità di genere” bisogna eliminare nella società ogni riferimento alla complementarietà maschile e femminile, modificando le leggi sulla famiglia e intervenendo sull’educazione dei bambini e dei giovani.
Queste sono le linee guide imposte dall’OMS (– Organizzazione Mondiale della Salute che è dietro a tutto questo anche in tutta Europa -) per l’educazione sessuale dei nostri bambini nelle scuole.

Festa delle comunione, Dio dona se stesso

corpus DominiNella cornice di una cena, la novità di Gesù: Dio non si propone più di governare l’uomo attraverso un codice di leggi esterne, ma di trasformare l’uomo immettendogli la sua stessa vita. La novità di un Dio che non spezza nessuno, spezza se stesso; non chiede sacrifici, sacrifica se stesso; non versa la sua ira, ma versa “sui molti” il proprio sangue, santuario della vita.
In quella sera, cibo vita e festa sono uniti da un legame strettissimo. Spesso trasformiamo l’ultima Cena in un’anticipazione triste della passione che incombe, mentre Gesù fa esattamente il contrario: trasforma la cronaca di una morte annunciata in una festa, una celebrazione della vita. Quella cena prefigura la resurrezione, mostra il modo di agire di Dio: dentro la sofferenza e la morte, Dio suscita vita. E Gesù ha simboli e parole a indicare la sua morte ma soprattutto la sua infinita passione per la vita: questo è il mio corpo, prendete; e intende dire: vivetene!
E mi sorprende ogni volta come una dichiarazione d’amore: “io voglio stare nelle tue mani come dono, nella tua bocca come pane, nell’intimo tuo come sangue, farmi cellula, respiro, pensiero di te. Tua vita”.
Qui è il miracolo, il batticuore, lo stupore: Dio in me, il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola. Lo dice benissimo Leone Magno: partecipare al corpo e al sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo.
Con il suo corpo Gesù ci consegna la sua storia: mangiatoia, strade, lago, volti, il duro della Croce, il sepolcro vuoto e la vita che fioriva al suo passaggio. Con il suo sangue, ci comunica il rosso della passione, la fedeltà fino all’estremo. Vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l’esistenza umana come l’ha vissuta lui.
Corpo e sangue, donati: ogni volta che anche noi doniamo qualcosa, si squarciano i cieli. Corpo e sangue, presi: ogni volta che ne prendo e mangio è la mia piccola vita che si squarcia, si trasforma e sconfina per grazia.
Festa della comunione: a riportare nel mondo questa verità, a riscoprire questo immenso vocabolo è stato Gesù. Senso definitivo del nostro andare e lottare, del nostro piangere e costruire, «fine supremo fissato da Cristo stesso a tutta l’umanità è il dono della comunione» (S. Bulgakov). Che si estende ad abbracciare tutto ciò che vive quaggiù sotto il sole, i nostri fratelli minori, le piccole creature, il filo d’erba, l’insetto con il suo misterioso servizio alla vita, in un rapporto non più alterato dal verbo prendere o possedere, ma illuminato dal più generoso dei verbi: donare.

P. Ermes Ronchi

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