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Piamarta’s Day – 25 Aprile 2018

Pontinia 25 Aprile 2018,

La parrocchia Sant’Anna di Pontinia ha festeggiato il “Piamarta’s Day” organizzando una fantastica giornata che ha visto la presenza di un centinaio di partecipanti tra ragazzi e adulti.

Il gruppo capitanato da padre Nicola, è partito questa mattina alle ore 07:30 e si è diretto a Frattocchie (frazione del comune di Marino in provincia di Roma) per poi partire da lì a piedi lungo l’Appia antica (anche via Francigena) con destinazione Roma.

Lungo il percorso di oltre venti chilometri, intervallato da varie tappe, si è respirata l’aria dell’”Antica Roma” tra le vecchie rovine.  Con l’ausilio di una preparatissima guida turistica originaria di Pontinia ma che da anni vive a Roma, abbiamo avuto modo di conoscere storie ed eventi a noi sconosciuti.

Giunti nel pomeriggio al Colosseo tutti hanno potuto ammirare le bellezze naturali del luogo godendosi qualche momento di libertà.

Il gruppo al termine del giornata è rientrato a Pontinia alle ore 19:00.

Si ringrazia tutti i partecipanti e arrivederci al prossimo evento.

Giovedì e venerdì santo

Comincia con la domenica delle Palme la Settimana Santa, quella con i riti che precedono la Pasqua e ricordano gli ultimi giorni della vita di Gesù. Le giornate più significative sono giovedì e venerdì santo e sabato.

Triduo pasquale.
Sono proprio le giornate di giovedì, venerdì e sabato che precedono la domenica di Pasqua e che comprendono i riti legati alla passione di Cristo. Il Triduo termina nella giornata di Pasqua.

Giovedì Santo.
La giornata è quella in cui si rievoca l’ultima cena di Gesù con gli apostoli per celebrare la Pasqua Ebraica.

La tavola era probabilmente a semicerchio con Cristo al centro. I vangeli segnalano Pietro, Giovanni e Giuda Iscariota come le persone sedute più vicino a lui. È a questa cena che Gesù rivelò che uno degli apostoli lo avrebbe tradito. E ancora qui che istituì il rito della Comunione in cui si ricevono il corpo e il sangue di Cristo. Oltre all’Ultima Cena si rievocano appunto l’istituzione dell’Eucarestia e del sacerdozio.

Lavanda dei piedi.
Durante la Messa viene fatto il gesto simbolico della lavanda dei piedi, come Cristo fece con gli apostoli per dare esempio di umiltà. Solo il Vangelo di Giovanni riporta questo episodio. Gli altari restano senza paramenti alla fine di questa Messa, le croci sono coperte e le campane non suonano.

Venerdì Santo. 
È la giornata in cui si ricorda la morte sulla croce di Gesù sul monte Calvario e tradizionalmente se ne ripete l’intera sequenza con la via Crucis. Alle tre del pomeriggio si celebra la Passione, non una messa, ma le Letture, l’adorazione della croce e la comunione. Le campane tacciono in segno di lutto in questa giornata.

Via Crucis.
La via della Croce o via dolorosa ricorda il percorso di Cristo con la croce verso il Golgota. Tradizionalmente le stazioni della via Crucis sono 14: dalla condanna a morte di Gesù alla deposizione del suo corpo nel sepolcro passando per le tre cadute, l’incontro con Maria e la morte sulla croce.

Domenica delle Palme

Con questa festa si ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme accolto dalla folla che lo acclama come re agitando fronde e rami presi dai campi. Una tradizione legata alla ricorrenza ebraica di Sukkot durante la quale i fedeli salivano in pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme portando un mazzetto intrecciato di palme, mirto e salice.

Epifania del Signore

Epifania del Signore – 6 Gennaio 2018

 

Al vedere la stella, [i Magi] provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

 

Matteo 2,1-12
L’avventura dei Magi è il sentiero dell’Epifania, ossia della rivelazione di Dio agli estranei, alla gente lontana. È la storia di chi è aiutato a trovare il bersaglio dell’esistenza, il Re dei re. È il percorso di chi debba arrivare a Gesù Cristo.

Si parte da una stella. Sorge una cosa nel cielo, e i Magi – astrologi sapienti, gente che guardava il cosmo e sapeva tante cose – questa non la conoscono. È comparsa una cosa diversa, bella, attraente, sorprendente. E bisogna decidere su di una intuizione che sorge nel cuore: che la bellezza non capiti a caso dalle nostre parti.

La bellezza è un interrogativo, e i Magi non se la lasciano scappare, la inseguono. Quante volte gli uomini per non perdere la presa di ciò che è bello e valido hanno trovato il Signore!

Cosa vuol dire seguire una stella? I fenomeni cosmici si vedono bene in certi luoghi e male in altri, come le eclissi. Allora i Magi regolano i loro passi per vedere meglio questa cosa bella nel cielo. Cercano di goderne meglio. Vuol dire muoversi secondo splendore, camminare secondo il cielo. Il serpente antico, dice Genesi 3, cammina sul suo ventre; molti camminano sul ventre, sulle passioni, seguendo la terra. Questi uomini camminano secondo il cielo, secondo le cose alte, belle, luminose. E questo sentiero li porta a Gerusalemme. E qui scoprono che la stella non basta, la bellezza non basta. Ciò che l’uomo può vedere, per quanto bello e luminoso sia, è solo un magnifico inizio. Quel che trovano presso il popolo di Dio, è un’altra luce. Trovano le Scritture, e in esse, le profezie.

LO STESSO POSTO. Non siamo mai i primi a cercare il centro dell’esistenza, tanti lo hanno fatto prima di noi. E Dio ha parlato loro, ha lasciato delle indicazioni. Chiamati per mezzo di quel che potevano capire, i Magi ora trovano la storia che Dio ha condotto con il suo popolo. E attingono a questo tesoro. I prossimi passi sono secondo le promesse, secondo le opere fatte con gli uomini e le donne della memoria d’Israele. E obbedendo alle Scritture c’è una gioia grandissima: che la stella e le Scritture indicano lo stesso posto. La natura, le Scritture e il cuore sono sintonizzati sul bersaglio. E il bersaglio è una casa dove c’è una donna con il suo bimbo, la vita che sgorga, ma è una vita peculiare, oggi diremmo “taggata” da stella e Scritture. E riconosciuta dalla gioia grande. È una vita nuova, è unbimbo, e questo bimbo va baciato, adorato. È un regalo. A lui va dato tutto, perché tutto dona, tutto rivela, tutto illumina.

Si merita che apriamo gli scrigni, i nostri possessi e che gli diamo il nostro oro che è la nostra ricchezza; e gli va dato il nostro incenso, che è il nostro onore, il nostro ruolo; e gli si può dare la nostra mirra, l’unguento per ungere i defunti, ossia le nostre tecniche per rendere profumate le nostre morti, per cascare in piedi pure nei casi peggiori.

Possessi, ruoli, strategie. Sono cose piccole se trovi il Re, gliele puoi dare tranquillamente.

Lui dà molto di più.

Fonte: Famiglia Cristiana

 

Festa di Sant’Anna 2017

La madre della Vergine, il cui nome deriva dall’ebraico Hannah, cioè Grazia, ha custodito nel grembo Colei che diede alla luce il Cristo e quindi la speranza del mondo. Il nome Gioacchino deriva dall’ebraico e vuol dire “Dio rende forti”. S. Anna spesso è raffigurata con Maria bambina, mentre le insegna a leggere i Salmi e a lodare Dio. La tradizione ci racconta che Anna e Gioacchino hanno pregato e digiunato molto per ottenere da Dio il dono di una discendenza. Il culto ai Santi Gioacchino e Anna richiama i devoti che desiderano chiedere a Dio, per loro intercessione, il dono dei figli. Sono in particolare novelle spose e future mamme che si rivolgono a S. Anna per avere un parto felice. A S. Gioacchino si chiede sostegno per i papà, perché possano seguire ed aiutare i figli ed essere loro di esempio. Anna e Gioacchino sono i nonni di Gesù, sono quindi modello di tutti i nonni, custodi della fede e depositari della tradizione. Sono i nonni spesso a tramandare i valori del Vangelo e ad offrire una forte testimonianza nella famiglia. Oggi i nonni hanno un ruolo particolarmente importante nelle famiglie dove entrambi i genitori devono assentarsi per lavoro, ed ancora più, nelle famiglie divise. I nonni sono validi educatori perchè amano: solo chi ama educa. Essi vedono nei nipotini la loro immagine, quindi li accolgono con tenerezza; con tenerezza consigliano, consolano, insegnano a pregare e trasmettono la fede e i grandi valori. Così tra chi si affaccia alla vita e chi cammina sul viale del tramonto nasce un legame profondo che richiama la tenerezza di Dio Padre il quale ama tutti i suoi figli di infinito amore. Valorizzare la presenza dei nonni è un grande atto di carità e al tempo stesso una benedizione per la famiglia. 

 

Corpus Domini – 60^ sacerdozio padre Giovanni

CORPUS DOMINI, DALLA VISIONE MISTICA AL MIRACOLO EUCARISTICO DI BOLSENA:

SEI COSE DA SAPERE

 

La festa venne istituita nel 1246 in Belgio grazie alla visione mistica di una suora di Liegi, la beata Giuliana di Retìne. Poi, due anni dopo, papa Urbano IV la estese a tutta la cristianità dopo il miracolo eucaristico di Bolsena nel quale dall’ostia uscirono alcune gocce di sangue per testimoniare della reale presenza del Corpo di Cristo. Si festeggia il giovedì dopo la festa della Ss. Trinità anche se in alcuni Paesi come l’Italia è stata spostata alla domenica successiva

 

La solennità del Corpus Domini (“Corpo del Signore”) è una festa di precetto, chiude il ciclo delle feste del periodo post Pasqua e celebra il mistero dell’Eucaristia istituita da Gesù nell’Ultima Cena.

QUALI SONO LE ORIGINI DELLA FESTA?

La ricorrenza è stata istituita grazie ad una suora che nel 1246 per prima volle celebrare il mistero dell’Eucaristia in una festa slegata dal clima di mestizia e lutto della Settimana Santa. Il suo vescovo approvò l’idea e la celebrazione dell’Eucaristia divenne una festa per tutto il compartimento di Liegi, dove il convento della suora si trovava. In realtà la festa posa le sue radici nell’ambientedella Gallia belgica  e in particolare grazie alle rivelazioni della Beata Giuliana di Retìne.
Nel 1208 la beata Giuliana, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, vide durante un’estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra: da Dio intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del SS. Sacramento. Il direttore spirituale della beata, il Canonico di LiegiGiovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò al vescovo la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini. La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l’ottava della Trinità.

COS’È IL “MIRACOLO EUCARISTICO” DI BOLSENA?

Nel 1262 salì al soglio pontificio, col nome di Urbano IV, l’antico arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone. Ed è a Bolsena, proprio nel Viterbese, la terra dove è stata aperta la causa suddetta che in giugno, per tradizione si tiene la festa del Corpus Domini a ricordo di un particolare miracolo eucaristico avvenuto nel 1263. Si racconta che un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento dell’Eucarestia, nello spezzare l’ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. A fugare i suoi dubbi, dall’ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico (attualmente conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina.
Venuto a conoscenza dell’accaduto Papa Urbano IV istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola dalla circoscrizione di Liegi a tutta la cristianità. La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua). Così, l’11 Agosto 1264 il Papa promulgò la Bolla “Transiturus” che istituiva per tutta la cristianità la Festa del Corpus Domini dalla città che fino allora era stata infestata dai Patarini i quali negavano il Sacramento dell’Eucaristia.

CHE COS’È LA PROCESSIONE DEL CORPORALE?

Già qualche settimana prima di promulgare questo importante atto,  il 19 Giugno, lo stesso Pontefice aveva preso parte, assieme a numerosissimi cardinali e prelati venuti da ogni luogo e ad una moltitudine di fedeli, ad una solenne processione con la quale il sacro lino macchiato del sangue di Cristo era stato recato per le vie della città. Da allora, ogni anno in Orvieto, la domenica successiva alla festività del Corpus Domini, il Corporale del Miracolo di Bolsena, racchiuso in un prezioso reliquiario, viene portato processionalmente per le strade cittadine seguendo il percorso che tocca tutti i quartieri e tutti i luoghi più significativi della città. In seguito la popolarità della festa crebbe grazie al Concilio di Trento, si diffusero le processioni eucaristiche e il culto del Santissimo Sacramento al di fuori della Messa.

QUAL È LA DIFFERENZA TRA IL GIOVEDÌ SANTO E LA FESTA DEL CORPUS DOMINI?

Se nella Solennità del Giovedì Santo la Chiesa guarda all’Istituzione dell’Eucaristia, scrutando il mistero di Cristo che ci amò sino alla fine donando se stesso in cibo e sigillando il nuovo Patto nel suo Sangue, nel giorno del Corpus Domini l’attenzione si sposta sulla relazione esistente fra Eucaristia e Chiesa, fra il Corpo del Signore e il suo Corpo Mistico. Le processioni e le adorazioni prolungate celebrate in questa solennità, manifestano pubblicamente la fede del popolo cristiano in questo Sacramento. In esso la Chiesa trova la sorgente del suo esistere e della sua comunione con Cristo, Presente nell’Eucaristia in Corpo Sangue anima e Divinità.

QUANDO SI CELEBRA E IN QUALI PAESI È GIORNO FESTIVO?

Il Corpus Domini si celebra il giovedì dopo la festa della Santissima Trinità. A Orvieto, dove fu istituita, e a Roma, dov’è presieduta dal Papa, la celebrazione si svolge infatti il giovedì dopo la solennità della Santissima Trinità. A Roma la celebrazione inizia nella Cattedrale di S. Giovanni in Laterano, per poi concludersi con la processione tradizionale fino alla basilica di Santa Maria Maggiore; il Santo Padre la presiede in quanto Vescovo di Roma. Nella stessa data si celebra in quei paesi nei quali la solennità è anche festa civile: nei cantoni cattolici della Svizzera, in Spagna, in Germania, Irlanda, Croazia, Polonia, Portogallo, Brasile, Austria e a San Marino.

In Italia e in altre nazioni il giorno festivo di precetto si trasferisce alla seconda domenica dopo Pentecoste, in conformità con le Norme generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del calendario.
Nella riforma del rito ambrosiano, promulgata dall’Arcivescovo di Milano il 20 marzo 2008, questa festività è stata riportata obbligatoriamente il giovedì della II settimana dopo Pentecoste con la possibilità, per ragioni pastorali, di celebrarla anche la domenica successiva. Numerose diocesi, in Italia, continuano a proporre ai fedeli la Celebrazione e la Processione Eucaristica, a livello diocesano, il giovedì, lasciando per la domenica la Celebrazione e la Processione parrocchiale.

IN CHE COSA CONSISTONO LE CELEBRAZIONI?

In occasione della solennità del Corpus Domini, dopo la celebrazione della Messa, si porta in processione, racchiusa in un ostensorio sottostante un baldacchino, un’ostia consacrata ed esposta alla pubblica adorazione: viene adorato Gesù vivo e vero, presente nel Santissimo Sacramento.

Venerdì santo 2017

Per la Chiesa cattolica, il Venerdì Santo è il giorno della morte di Gesù Cristo, secondo giorno del Triduo Pasquale, che segue il giovedì santo. Come nel Mercoledì delle Ceneri, i fedeli dai 14 anni di età sono invitati all'astinenza dalla carne (sono ammessi uova e latticini), e quelli dai 18 ai 60 anni al digiuno ecclesiastico, che consiste nel consumare un solo pasto (pranzo o cena) durante la giornata (è ammessa, oltre a questo, una piccola refezione).

Il digiuno si compie in segno di penitenza per i peccati di tutti gli uomini, che Gesù è venuto ad espiare nella Passione, ed assume inoltre il significato mistico di attesa dello Sposo, secondo le parole di Gesù (Matteo 9,15); lo Sposo della Chiesa, cioè Cristo, viene tolto dal mondo a causa del peccato degli uomini, ma i cristiani sono invitati a preparare con il digiuno l'evento del suo ritorno e della liberazione dalla morte; questo evento si attua nel memoriale della sua resurrezione, la domenica di Pasqua.

Non si celebra l'Eucaristia: infatti durante la celebrazione liturgica pomeridiana del Venerdì Santo si distribuisce l'eucaristia consacrata il giorno precedente, il Giovedì Santo (Celebrazione In Coena Domini), in cui si ricorda l'ultima cena del Signore con i discepoli e il tradimento di Giuda. La liturgia inizia nel silenzio, come si era chiusa quella del giorno precedente e come si apre quella della veglia di Pasqua nella notte del Sabato Santo, quasi a sottolineare come il Triduo pasquale sia un'unica celebrazione per i Cristiani.

La liturgia è incentrata sulla narrazione delle ultime ore della vita terrena di Gesù secondo il Vangelo di Giovanni e sull'adorazione della croce, molto importante, in questo giorno. La croce non è un semplice strumento di tortura, ma è segno dell'amore che Dio nutre verso gli uomini. Con la croce Dio riporta la vita vera nel mondo, con la croce Dio insegna all'uomo ad amare. I cristiani in questo giorno sono invitati ad adorare la croce di Cristo e a non vivere rassegnati dinanzi alle proprie croci di ogni giorno, perché solo morendo si risuscita a vita eterna.

In questo giorno si celebra in modo "solenne" anche la Via Crucis.

Giovedì santo 2017

Con il Giovedì Santo si conclude la Quaresima, iniziata con il Mercoledì delle Ceneri, e con essa finisce anche il digiuno penitenziale. Con la messa vespertina “in Coena Domini” inizia il Triduo pasquale, ossia i tre giorni nei quali si commemora la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, che ha il suo fulcro nella solenne Veglia pasquale e si conclude con i secondi vespri della Domenica di Pasqua. 

LA LAVANDA DEI PIEDI SIMBOLO DI OSPITALITÀ

Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 13, racconta l'episodio della lavanda dei piedi. Gesù «avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine», e mentre il diavolo già aveva messo nel cuore di Giuda Iscariota, il proposito di tradirlo, Gesù si alzò da tavola, depose le vesti e preso un asciugatoio se lo cinse attorno alla vita, versò dell’acqua nel catino e con un gesto inaudito, perché riservato agli schiavi ed ai servi, si mise a lavare i piedi degli Apostoli, asciugandoli poi con l’asciugatoio di cui era cinto. 

Bisogna sottolineare che a quell’epoca si camminava a piedi su strade polverose e fangose, magari sporche di escrementi di animali, che rendevano i piedi, calzati da soli sandali, in condizioni immaginabili a fine giornata. La lavanda dei piedi era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico, era un dovere dello schiavo verso il padrone, della moglie verso il marito, del figlio verso il padre e veniva effettuata con un catino apposito e con un “lention” (asciugatoio) che alla fine era divenuto una specie di divisa di chi serviva a tavola. 

Quando fu il turno di Simon Pietro, questi si oppose al gesto di Gesù: “Signore tu lavi i piedi a me?” e Gesù rispose: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo”; allora Pietro che non comprendeva il simbolismo e l’esempio di tale atto, insisté: “Non mi laverai mai i piedi”. Allora Gesù rispose di nuovo: “Se non ti laverò, non avrai parte con me” e allora Pietro con la sua solita impulsività rispose: “Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!”. Questa lavanda è una delle più grandi lezioni che Gesù dà ai suoi discepoli, perché dovranno seguirlo sulla via della generosità totale nel donarsi, non solo verso le abituali figure, fino allora preminenti del padrone, del marito, del padre, ma anche verso tutti i fratelli nell’umanità, anche se considerati inferiori nei propri confronti.

Fonte: Famiglia Cristiana

Domenica delle Palme 2017

Con questa festa si ricorda l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme accolto dalla folla che lo acclama come re agitando fronde e rami presi dai campi. Una tradizione legata alla ricorrenza ebraica di Sukkot durante la quale i fedeli salivano in pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme portando un mazzetto intrecciato di palme, mirto e salice.

La liturgia della Domenica delle Palme, si svolge iniziando da un luogo adatto al di fuori della chiesa; i fedeli si radunano e il sacerdote benedice i rami di ulivo o di palma, che dopo la lettura di un brano evangelico, vengono distribuiti ai fedeli, quindi si dà inizio alla processione fin dentro la chiesa. Qui giunti continua la celebrazione della Messa, che si distingue per la lunga lettura della Passione di Gesù, tratta dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, secondo il ciclico calendario liturgico; il testo della Passione non è lo stesso che si legge nella celebrazione del Venerdì Santo, che è il testo del Vangelo di San Giovanni.

Il racconto della Passione viene letto alternativamente da tre lettori rappresentanti: il cronista, i personaggi delle vicenda e Cristo stesso. Esso è articolato in quattro parti: l’arresto di Gesù; il processo giudaico; il processo romano; la condanna, l’esecuzione, morte e sepoltura. 

Al termine della Messa, i fedeli portano a casa i rametti di ulivo benedetti, conservati quali simbolo di pace, scambiandone parte con parenti ed amici. Si usa in molte regioni, che il capofamiglia utilizzi un rametto, intinto nell’acqua benedetta durante la veglia pasquale, per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua.

Visita pastorale Card. Renato Raffaele Martino

Il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, è nato a Salerno (Italia), il 23 novembre 1932.

È stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1957 e ha conseguito la Laurea in Diritto Canonico. È entrato nella diplomazia vaticana nel 1962 ed ha lavorato nelle Nunziature di Nicaragua, Filippine, Libano, Canada e Brasile. Tra il 1970 e il 1975 è stato responsabile della Sezione per le Organizzazioni internazionali della Segreteria di Stato.

Il 14 settembre 1980 è stato nominato Arcivescovo titolare di Segerme e Pro-Nunzio in Thailandia, Delegato Apostolico in Singapore, Malaysia, Laos e Brunei, ricevendo l'ordinazione episcopale il 14 dicembre dello stesso anno dalle mani dell'allora Segretario di Stato, Cardinale Agostino Casaroli, nella Basilica romana dei Santi Dodici Apostoli.

Nel 1986 ha ricevuto l'incarico di Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite di New York. È stato il terzo ecclesiastico a ricoprire questo alto mandato, dopo Mons. Alberto Giovanetti e l'Arcivescovo, poi Cardinale, Giovanni Cheli. In questa veste ha partecipato attivamente alle maggiori Conferenze internazionali promosse dall'ONU, in particolare a New York (USA) nel 1990 al Summit mondiale sull'infanzia; a Rio de Janeiro (Brasile) nel 1992 al Vertice su ambiente e sviluppo; nel 1994 alle Barbados alla Conferenza sui piccoli Stati insulari in via di sviluppo, e nello stesso anno al Cairo (Egitto) alla Conferenza su Popolazione e Sviluppo; a Pechino (Cina) nel 1995 per la Conferenza sulle donne; a Istanbul (Turchia) nel 1996 a quella sull'Habitat; a Roma nel 1998 alla Conferenza diplomatica dei plenipotenziari per l'istituzione della Corte Penale Internazionale; a New York nel 2000 per il summit del Millennio; a Monterrey (Messico) nel 2002 alla Conferenza sul finanziamento per lo sviluppo. Ancora nel 2002 a Madrid (Spagna) all'Assemblea sugli anziani e, sempre nello stesso anno, a Johannesburg (Sud Africa) alla Conferenza sullo sviluppo sostenibile. Notevole eco poi hanno avuto costantemente i suoi numerosi interventi alle Assemblee dell'ONU dal 1987 al 2002, trattando i più disparati argomenti, dal disarmo allo sviluppo, dalla povertà alla difesa dei diritti dei minori, dalla Palestina ai rifugiati, alla libertà religiosa e alla promozione dei diritti umani. Nel 1991, nell'ambito delle sue funzioni alle Nazioni Unite, ha istituito la «Path to Peace Foundation» allo scopo di sostenere e potenziare le iniziative della Missione della Santa Sede all'ONU.

Dopo sedici anni passati alle Nazioni Unite a New York come Osservatore permanente della Santa Sede, è stato chiamato da Giovanni Paolo II il 1° ottobre 2002 a guidare il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. È succeduto in questo incarico a personalità prestigiose come il Cardinale francese Roger Etchegaray e il compianto Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyên Van Thuân. Già all'inizio del mandato ha rivolto il suo interesse alla difficile situazione in Venezuela e al grave conflitto civile in Costa d'Avorio. Soprattutto non ha fatto mancare la sua voce sulla tragica situazione in Medio Oriente.

Nel 40° anniversario dell’Enciclica Pacem in terris, durante tutto l'anno 2003, è stato impegnato in numerose sedute di studio, dibattiti e conferenze sull'attualità e sull'importanza dell'Enciclica di Giovanni XXIII.

Il 25 ottobre 2004, il dicastero guidato dal Card. Martino ha pubblicato l’atteso Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.

Nel marzo 2005 il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in collaborazione con diversi Istituti universitari cattolici si è fatto promotore di un Congresso Internazionale in Vaticano per celebrare il 40° anniversario della Costituzione conciliare Gaudium et spes.

Dal 24 ottobre 2009 è Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

È stato anche Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti dall'11 marzo 2006 al 28 febbraio 2009, periodo nel quale il Santo Padre Benedetto XVI aveva unificato la Presidenza dei due Dicasteri.

Per la sua costante attività in favore delle pacifiche e proficue relazioni tra i popoli, della promozione umana e della cultura, al Card. Martino sono state conferite numerose lauree honoris causa ed onorificenze.

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