Se aveste fede quanto un granello di senape …
Gli apostoli dissero al Signore: "Accresci in noi la fede!". Tutti noi possiamo fare nostra questa invocazione. Anche noi come gli Apostoli diciamo al Signore Gesù: "Accresci in noi la fede!". Sì, Signore, la nostra fede è piccola, la nostra fede è debole, fragile, ma te la offriamo così com'è, perché Tu la faccia crescere. "Signore, accresci in noi la fede!"
Ho paura che molti non comprendano l'importanza di avere la fede, di crescere nella fede… in mezzo a tanta gente che vuole distruggere la fede, che immette nella cultura e nel modo di pensare materialista che vorrebbe convincere che avere la fede significa non divertirsi, non essere felici, che la felicità è da un'altra parte… E molte persone ci cascano e rischiano di rovinare la propria vita, dandosi solo alle mondanità o, al meglio, alle carriere e ai miraggi umani. Persone che rischiano di perdere e rovinare la propria vita nell'eternità: "che cosa serve guadagnare anche il mondo intero, se poi uno perde la sua anima?" ci dice Gesù..
Ecco l'importanza della fede: la fortuna, la gioia, il dono della fede, la luce e la forza della fede!
E il Signore che cosa ci risponde? Risponde: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire…. Il seme della senape è piccolissimo, però Gesù dice che basta avere una fede così, piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente quasi impossibili, impensabili. Ed è vero! Tutti conosciamo persone semplici, umili, ma con una fede fortissima, che davvero spostano le montagne! Pensiamo, per esempio, a certe mamme e papà che affrontano situazioni molto pesanti; o a certi malati, anche gravissimi, che trasmettono serenità a chi li va a trovare. Queste persone, proprio per la loro fede, non si vantano di ciò che fanno, anzi, come chiede Gesù nel Vangelo, dicono: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
In questo mese di ottobre, che è dedicato in particolare alle missioni, possiamo pensare a tanti missionari, uomini e donne, che per portare il Vangelo hanno superato ostacoli di ogni tipo, hanno dato veramente la vita; come dice san Paolo a Timoteo: «Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro, ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo». "Ravviva il dono di Dio che ti è stato dato. Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità…" Questo però riguarda tutti: ognuno di noi, nella propria vita di ogni giorno, può e deve dare testimonianza a Cristo, con la forza di Dio, la forza della fede. La fede piccolissima che noi abbiamo, ma che è forte e che aiuta a compiere cose grandi! Con questa forza dare testimonianza di Gesù Cristo, essere cristiani con la vita, con la nostra testimonianza, col nostro amore.
Papa Francesco ci invita fortemente ad essere evangelizzatori e missionari per portare a tutti la gioia del vangelo.
E come attingiamo questa forza? La attingiamo da Dio nella preghiera e nella formazione cristiana. La formazione cristiana avviene nelle varie forme di catechesi, di incontri, di parola di Dio, di esperienza, di evangelizzazione.
Don Roberto Rossi
Iscrizioni Catechismo
Settembre – Orario: dalle 10:00 alle 12:00 – dalle 15:00 alle 18:00
Dal 13 al 16 | Iscrizioni 1° e 2° anno Cresima (2° e 3° Media) |
Sabato 17 | Ore 16:00 – Incontro con i genitori del biennio Cresima |
20, 21, 22, 23 dalle 10:00 alle 12:00 |
Iscrizioni al 1° e 2° Discepolato (5° Elem. e 1° Media) |
Venerdì 23 |
Ore 15:30: Incontro con i genitori del biennio Discepolato. |
Dal 27 al 30 |
Iscrizioni al 1° e 2° anno Comunione (3° e 4° Elem.) |
Sabato 1° Ottobre |
Ore 16.00: Incontro con i genitori del biennio Comunione |
Si è discepoli di Gesù soltanto se si è capaci di amare
Gesù, sempre spiazzante nelle sue proposte, indica tre condizioni per seguirlo. Radicali. La prima: Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Gesù punta tutto sull'amore. Lo fa con parole che sembrano cozzare contro la bellezza e la forza dei nostri affetti, la prima felicità di questa vita. Ma il verbo centrale su cui poggia la frase è: se uno non mi "ama di più". Allora non di una sottrazione si tratta, ma di una addizione. Gesù non sottrae amori, aggiunge un "di più". Il discepolo è colui che sulla luce dei suoi amori stende una luce più grande. E il risultato non è una sottrazione ma un potenziamento: Tu sai quanto è bello dare e ricevere amore, quanto contano gli affetti della famiglia, ebbene io posso offrirti qualcosa di ancora più bello. Gesù è la garanzia che i tuoi amori saranno più vivi e più luminosi, perché Lui possiede la chiave dell'arte di amare.
La seconda condizione: Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me. Non banalizziamo la croce, non immiseriamola a semplice immagine delle inevitabili difficoltà di ogni giorno, dei problemi della famiglia, della fatica o malattia da sopportare con pace. Nel Vangelo "croce" contiene il vertice e il riassunto della vicenda di Gesù: amore senza misura, disarmato amore, coraggioso amore, che non si arrende, non inganna e non tradisce.
La prima e la seconda condizione: amare di più e portare la croce, si illuminano a vicenda; portare la croce significa portare l'amore fino in fondo.
Gesù non ama le cose lasciate a metà, perché generano tristezza: se devi costruire una torre siediti prima e calcola bene se ne hai i mezzi. Vuole da noi risposte libere e mature, ponderate e intelligenti.
Ed elenca la terza condizione: chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. La rinuncia che Gesù chiede non è un sacrificio, ma un atto di libertà: esci dall'ansia di possedere, dalla illusione che ti fa dire: "io ho, accumulo, e quindi sono e valgo". "Un uomo non vale mai per quanto possiede, o per il colore della sua pelle, ma per la qualità dei suoi sentimenti "(M. L. King). "Un uomo vale quanto vale il suo cuore" (Gandhi).
Non lasciarti risucchiare dalle cose: la tua vita non dipende dai tuoi beni. Lascia giù le cose e prendi su di te la qualità dei sentimenti. Impara non ad avere di più, ma ad amare bene.
Gesù non intende impossessarsi dell'uomo, ma liberarlo, regalandogli un'ala che lo sollevi verso più libertà, più amore, più consapevolezza. Allora nominare Cristo, parlare di vangelo equivale sempre a confortare il cuore della vita.
P. Ermes Ronchi
Lotteria S.Anna – I biglietti vincenti
N. | Premio | Serie | Numero |
1 | Confezione Profumo Gucci Premiere | H | 39 |
2 | Buono acquisto costumi donna | G | 89 |
3 | Buono acquisto | F | 40 |
4 | Cena per 4 persone | G | 334 |
5 | Occhiale da vista completo di lenti | D | 397 |
6 | Buono acquisto | Q | 203 |
7 | Coppia orecchini | V | 312 |
8 | Materasso matrimoniale Ergoflex + 2 cuscini memory | H | 60 |
9 | Collana di perle 7/8 chiusura oro bianco | C | 400 |
10 | FIAT Panda Easy 5 porte 1.2 CC Benzina | N | 97 |
Una bella sorpresa!
Da “Rivista Pastorale” n.7 luglio 2016
“Complimenti per la sua rivista molto interessante e istruttiva per me Diacono permanente. Molte volte si parla male dei preti e dei loro collaboratori; io voglio spezzare una lancia a favore della Parrocchia di S. Anna in Pontinia (Latina), dove domenica 22 maggio mi sono recato con la mia sposa per un ragazzo che riceveva la prima comunione. Ho trovato un’accoglienza davvero fraterna, iniziando dal Parroco e confratelli della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth (fondata da San Giovanni Battista Piamarta), dai Diaconi permanenti e da tutti i ministri e catechisti. Grazie a Dio ci siamo trovati veramente a casa nostra: questo mi ha fatto molto riflettere, perche anche io posso migliorare nell’accoglienza e nella fratternità.
Complimenti a questa comunità e che Dio li protegga sempre”.
Diacono permanente Antonio Gonnella
Messaggio del Papa per la festa di S. Maria Goretti, “testimone del perdono”
Mi è stato riferito che durante questo Giubileo della Misericordia le vostre Comunità hanno voluto rivolgere uno sguardo di particolare attenzione a Santa Maria Goretti, venerata come patrona delle vostre Chiese particolari.
La povertà e l’urgente necessità di lavoro spinsero la famiglia Goretti ad emigrare dalla nativa Corinaldo (nelle Marche) nell’Agro Romano prima e poi nel cuore di quelle che erano, all’epoca, le Paludi Pontine, terre fertili ma insidiose a motivo della malaria; lacrime e povertà accompagnavano ieri – come, drammaticamente, ancora oggi – i cammini di famiglie e di popoli che hanno all’origine le cause più varie, fra cui la povertà (cf. Amoris Laetitia n. 46). È una circostanza che ci fa sentire ancora più vicina questa ragazza che, come usavano fare nella famiglia di origine, voi continuate a chiamare Marietta; la famiglia visse con dignità questa situazione e mentre la Mamma Assunta provvedeva al lavoro, Marietta si prendeva cura dei fratelli e accudiva alla casa.
È commovente il fervore con il quale Marietta si preparò a ricevere per la prima volta l’Eucaristia e con cui, in seguito, si accostava alla mensa eucaristica. Anche se, vista la situazione dei luoghi e le circostanze della sua vita, si poté cibare di Cristo solo altre poche volte, una testimone ricorda, in proposito, questa significativa espressione della piccola Goretti: “Quando andiamo a fare la Comunione? Non vedo l’ora !” ; al numero, dunque, supplì l’intensità dell’amore per Gesù Eucaristia, senza la cui forza non avrebbe potuto compiere la scelta fondamentale della sua breve esistenza, per cui il venerabile Pio XII, il giorno della sua canonizzazione, poteva affermare che il candido giglio della sua verginità era stato imporporato dal sangue dei martiri (cf. AAS 42 [1950], 579).
Mi piace oggi porre in evidenza che, nel momento in cui, ferita a morte, compì la scelta suprema della sua vita, Marietta non pensava più a se stessa, ma a proteggere chi la colpiva a morte: «Così vai all’inferno… », ripeteva ad Alessandro Serenelli! Conosciamo pure le parole di perdono che ella ebbe per lui; sul letto di morte, al cappellano dell’ospedale di Nettuno, disse: «Lo perdono e lo voglio con me in paradiso». Nella bolla Misericordiae Vultus ho sottolineato che «il perdono [ … ] diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore» (n. 9). Proprio questa generosissima offerta di perdono accompagna la morte serena della giovane Marietta e costituisce per il suo uccisore l’inizio di quel sincero cammino di conversione che, alla fine, lo condurrà a gustare il fiducioso abbandono nelle braccia del Padre delle misericordie.
So che, in tanti, insieme ai vostri Vescovi e sacerdoti, vi raccogliete nei luoghi legati alla memoria di Marietta: a Le Ferriere, dove fu colpita a morte; presso la «tenda del perdono» a Nettuno, dove morì; al Santuario della Madonna delle Grazie e di Santa Maria Goretti, dove è venerato il suo corpo. Questo recarvi nei luoghi in cui, viva, è la sua memoria, vi stimoli ad impegnarvi, come la Santa che venerate, ad essere testimoni del perdono. Come ho scritto nella bolla Misericordiae Vultus, è «giunto di nuovo per la Chiesa il tempo di farsi carico dell’annuncio gioioso del perdono. È il tempo del ritorno all’essenziale per farci carico delle debolezze e delle difficoltà dei nostri fratelli. Il perdono è una forza che risuscita a vita nuova e infonde il coraggio per guardare al futuro con speranza» (n. 10): è questo l’augurio con cui, di cuore, vi faccio giungere il mio saluto e la mia benedizione e, insieme, la richiesta di non dimenticarvi di pregare per me.
Francesco
Lettera del Papa: Messaggio papa Francesco a Crociata/Semeraro
Festa Sant’Anna 2016 – Programma –
Con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale e la collaborazione della Pro Loco
♦ PROGRAMMA RELIGIOSO ♦
- da Lunedì 18 a Sabato 23 Luglio ore 18:30
- Novena in onore di S.Anna, seguirà S.Messa
- Sabato 23 Luglio ore 10:30
- S.Messa per gli anziani. Seguirà pranzo in parrocchia (off. Caritas)
- Domenica 24 Luglio 7:30, 9:30, 11:00, 19:00
- SS. Messe
- Lunedì 25 Luglio ore 20:30
- Solenne PROCESSIONE in onore di SANT’ANNA. Percorso: rotonda Corso Europa, Viale Italia, Piazza Indipendenza. Via Cesare Battisti, Piazza Pio VI. S. Messa presieduta da S.E. Mons. Mariano Crociata. Partecipano alle Liturgie: la CORALE S.ANNA e la banda musicale “G. DE JULIS” di Pontinia.
- Martedì 26 Luglio
- Ore 7:30, 9:30, 11:00 SS. Messe
- Ore 19:00 S.Messa solenne con la partecipazione delle autorità
♦ PROGRAMMA DELLE MANIFESTAZIONI ♦
- Domenica 3 Luglio
- Piazza Indipendenza: 1° Raduno “Auto d’Epoca” e Ferrari a cura dell’Ass. G.A.V.E. (gruppo amatori veicoli d’epoca)
- Domenica 10 Luglio
- Parcheggio Via Mameli: Rievocazione trebbiatura del grano, esposizione Attrezzi Agricoli d’Epoca a cura dell’ass. G.A.V.E.
- Giovedì 21 Luglio
- Ore 21:00, Oratorio S.Anna: Concerto banda “G. De Julis” Pontinia
- Venerdì 22 Luglio
- Ore 21:00, Verde pubblico attrezzato: Finale torneo clacetto S.Anna
- Sabato 23 Luglio
- Ore 20:00, Chiesa S.Anna: concerto “Corali Polifoniche” riunite
- Domenica 24 Luglio
- Ore 18:00, Cimitero comunale: ricordo dei “Ragazzi Del Cielo”
- Ore 19:00, S. Messa – Chiesa S.Anna
- Ore 21:00, Piazza Indipendenza serata musicale con Giosi Cento a cura de “La Vela“
- Lunedì 25 Luglio
- Ore 22:15, Piazza Indipendenza: serata musicale con “Cosmic Crash” cover band Pink Floyd
- Martedì 26 Luglio
- Ore 21:30, Piazza Indipendenza: Roberta Faccani in concerto, a seguire estrazione dei premi della lotteria e Spettacolo Pirotecnico
Locandina da stampare: Programma Festa S.Anna 2016
La peccatrice ai piedi di Gesù e il nostro «perbenismo»
Entro in questo racconto grondante di lacrime e di profumo, grondante di vita, e provo a mettermi dalla parte della peccatrice, a guardare con i suoi occhi. Lo faccio perché così fa Gesù. Il suo sguardo si fa largo nel groviglio delle contraddizioni morali della donna per fissarsi sul germe intatto, sul germe divino che è nel cuore anche dell’ultima prostituta. E risvegliarlo.
Che spinta potente deve aver sentito quella donna per decidere di sfidare tutte le buone consuetudini, di calpestare i rituali consolidati, solo per dare ascolto al suo cuore inquieto. E che convinzione altrettanto forte deve aver avuto, per sapere con tutte le sue fibre che quel giovane rabbi, di cui aveva sentito raccontare gesti e parole, non l’avrebbe disprezzata, non l’avrebbe cacciata.
Va diritta davanti a lui, non gli chiede permesso, fa una cosa inaudita tanto è sconveniente: mani, bocca, lacrime, capelli, profumo su quei piedi.
Lei ha capito il cuore di Gesù meglio di tutti. Simone, tu non mi hai dato un bacio, questa donna invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi. Dal poco al molto amore: Gesù desidera essere amato, va in cerca di persone e ambienti pronti a dargli affetto.
Il racconto rivela tutta l’umanità di Gesù, volto alto di Dio e dell’uomo. Gesù non solo dà affetto, ma sa anche riceverlo. Ama e si lascia amare, e in questo atteggiamento la sua umanità e la sua divinità si riconoscono, si ricongiungono.
Simone era un fariseo molto religioso e molto duro. Perché a volte la religiosità ha tolto sensibilità al nostro cuore? Forse è accaduto quando abbiamo vissuto la fede come osservanza delle regole e non come risposta all’amore di Dio.
Molto le è perdonato perché molto ha amato. Gesù ci invita ancora a convertirci a un Dio diverso da quello che temiamo e non amiamo, a un Dio che mette la persona prima della sua stessa legge. Anzi la sua prima legge, la prima sua gioia è che l’uomo viva.
Gesù ci invita ancora a cambiare il paradigma della nostra fede: dal paradigma del peccato a quello dell’amore. Non è il peccato l’asse portante del nostro rapporto con Dio, ma il ricevere e restituire amore.
Noi pensiamo la fede come un insieme complicato di dogmi e di doveri, con molte leggi e poco profumo; Gesù invece va dritto al cuore: ama, hai fatto tutto.
L’amore non fa peccati. L’amore contiene tutto, tutti i doni e tutti i doveri (M. Bellet). La vita non si sbaglia scommettendo in partenza sull’amore.
Quella donna mostra che un solo gesto d’amore, anche se muto e senza eco, è più utile per questo nostro mondo dell’azione più clamorosa, dell’opera più grandiosa. Questa è la vera rivoluzione portata da Gesù, possibile a tutti, possibile a me, ogni giorno.
P. Ermes Ronchi
La vedova di Nain e il ‘miracolo’ che ci chiede Gesù
La donna di Nain aveva già pianto la morte del suo uomo. Adesso è inghiottita dal dolore più atroce, quello che non ha neppure un nome per essere detto: due vite, quella del figlio e la sua, precipitate dentro un’unica bara.
Quante storie così anche oggi. Perché questo accanirsi, questa dismisura del male su spalle fragili? Nella Bibbia cerchi invano una risposta al perché del dolore. Il Vangelo però racconta la prima reazione di Gesù: egli prova dolore per il dolore dell’uomo.
E lo esprime con tre verbi: provare compassione, fermarsi, toccare. Gesù vede il pianto e si commuove, si lascia ferire dalle ferite di quel cuore. Il mondo è un immenso pianto, un fiume di lacrime, ma invisibili a chi ha perduto lo sguardo del cuore. Gesù sapeva guardare negli occhi di una persona (donna, non piangere) e scoprire dietro un centimetro quadrato di iride vita e morte, dolore e speranza.
C’è un solo modo per conoscere un uomo, Dio, un paese, un dolore: fermarsi, inginocchiarsi e guardare da vicino. Guardare gli altri a millimetro di viso, di occhi, di voce, come bambini o come innamorati. Quando ti fermi con qualcuno hai già fatto molto per la storia del mondo. Nessun segnale ci dice che quella donna fosse più religiosa di altri. Ciò che fa breccia nel cuore di Gesù è il suo dolore.
Quella donna non prega Gesù, non lo chiama, non lo cerca, ma tutto in lei è una supplica senza parole, e Dio ascolta l’eloquenza delle lacrime, risponde al pianto silenzioso di chi neppure si rivolge a lui. E si fa vicino, vicino come una madre al suo bambino. Gesù vede, si ferma e tocca. Ogni volta che Gesù si commuove, tocca: il lebbroso, il cieco, la bara del ragazzo di Nain. Toccare è parola dura, che ci mette alla prova, perché non è spontaneo toccare il contagioso, l’infettivo, il mendicante, la bara. Non è un sentimento è una decisione.
Si accosta, tocca, parla: Ragazzo dico a te, alzati. Levati, alzati, sorgi, il verbo usato per la risurrezione.
E lo restituì alla madre, restituisce il ragazzo all’abbraccio, all’amore, agli affetti che soli ci rendono vivi, alle relazioni d’amore nelle quali soltanto troviamo la vita.
E tutti glorificavano Dio dicendo: è sorto un profeta grande!
Gesù è il profeta della compassione, di un Dio che cammina per tutte le Nain del mondo, si avvicina a chi piange, piange insieme con noi quando il dolore sembra sfondare il cuore.
E ci convoca a operare “miracoli”, non quello di trasformare una bara in una culla, come a Nain, ma quello di sostare accanto a chi soffre, accanto alle infinite croci del mondo, lasciandosi ferire da ogni ferita, portando il conforto umanissimo e divino della compassione.
Fermarsi. Per vedere bene un prato bisogna inginocchiarsi e guardarlo da vicino (Ermanno Olmi).
Il tatto è tra i cinque sensi quello che apre il Cantico, e lo riempie, è un modo di amare, il modo più intimo, è il bacio. Apre una stagione nuova nelle relazioni. Come la notte comincia dalla prima stella, così il mondo nuovo comincia dal primo samaritano buono.
Una donna, una bara, un corteo. Sono gli ingredienti di base del racconto di Nain che mette in scena la normalità della tragedia in cui si recita il dolore più grande del mondo. Quel buco nero che inghiotte la vita di una madre, di un padre privati di ciò che è più importante della loro stessa vita. Quel freddo improvviso e spaventoso che ti stringe la gola e sai che d’ora in poi niente sarà più come prima.
Gesù non sfiora il dolore, penetra dentro il suo abisso insieme a lei.
Entra in città da forestiero e si rivela prossimo: chi è il prossimo? gli avevano chiesto. Chi si avvicina al dolore altrui, se lo carica sulle spalle, cerca di consolarlo, alleviarlo, guarirlo se possibile.
Il Vangelo dice che Gesù fu preso da grande compassione per lei. La prima risposta del Signore è di provare dolore per il dolore della donna.
P. Ermes Ronchi
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