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Sant’Anna: la gloriosa nonna di Cristo

26 luglio 2023

Poco si sa sulla vita di sant’Anna, e queste poche notizie vogliamo raccoglierle, per rendere onore a colei che sarà la madre della Vergine Maria, la «cui nascita rallegrerà l’universo intero».

I racconti sulla vita di sant’Anna non si trovano nei libri della Sacra Scrittura; anche il Vangelo tace al riguardo. Nonostante ciò è possibile ricostruire la sua ammirabile vita basandosi su alcuni testi apocrifi, sulle tradizioni antiche e sulle testimonianze di alcuni Santi Padri come ad esempio san Gregorio di Nissa e sant’Epifanio.

I genitori di sant’Anna, Akar della tribù di Levi e Maria della tribù di Giuda, erano uomini benestanti e virtuosi, amavano e servivano il Signore nella semplicità della loro vita quotidiana. Vivevano a Seforis, città della Galilea vicina a Nazareth, dove nacque la loro primogenita Ismeria.

Per sfuggire alle devastazioni dell’esercito romano la famiglia si trasferì al sud, stabilendosi a Betlemme, dove nacque Anna. Come diversa doveva essere questa nascita – nell’agiatezza e comodità della casa paterna, circondata dai parenti e dalla servitù – dalla nascita di Colui che sarebbe stato il divino nipote di questa santa bambina e che sarebbe nato molti anni dopo in quella stessa città, ma nell’oscurità di una grotta-stalla fredda e umida!

Sant’Anna non visse a lungo a Betlemme: suo padre non aveva qui alcun possedimento e così si traferì a Ebron. In questa città la famiglia visse circa nove anni, finché il padre di Anna, Akar, discendente da illustri avi sacerdotali, fu designato al servizio sacerdotale nel Tempio di Gerusalemme. Anna seguì il padre a Gerusalemme e dové distaccarsi dolorosamente dall’amata sorella maggiore che rimase ad Ebron, perché qui si sposò prima della partenza della famiglia. L’anno seguente Ismeria darà alla luce sant’Elisabetta, madre di san Giovanni Battista.

A Gerusalemme Anna crebbe sana, bella e virtuosa. La sua educazione e istruzione religiosa fu affidata agli scribi del Tempio, amici di Akar, che seppero scorgere nella fanciulla un’anima ricca di speciali doni e grazie di Dio. Emergeva in lei una particolare inclinazione alla solitudine, una verginale modestia, il disprezzo del mondo e delle sue vanità, l’amore alla preghiera, alla lettura dei libri sacri, all’osservanza e alla meditazione dei Comandamenti divini. Con compiacenza pensava all’idea di rimanere vergine per servire il Signore, ma la divina provvidenza la destinò ad una missione diversa.

Gioacchino di Nazareth, un giovane conosciuto dalla famiglia di Anna già dal tempo del loro soggiorno a Seforis, la chiese in sposa. Il matrimonio fu deciso con grande gioia di Anna che vedeva nel suo futuro sposo eccezionali doti di grazia e virtù, ma soprattutto l’amore a Dio e alla sua Legge. Dopo le nozze i due giovani sposi rimasero ad abitare a Gerusalemme, ringraziando Dio con tutto il cuore per la grazia di questa loro santa unione. Erano unanimi in tutto, generosi e pronti al sacrificio l’uno per l’altra: un vero modello da imitare per tutti gli sposi cristiani.

Nelle loro preghiere non dimenticavano mai di elevare al Cielo ardenti suppliche per la venuta del Messia. Nonostante la loro condotta irreprensibile e le loro preghiere, sant’Anna e san Gioacchino non avevano figli. Per gli ebrei non avere figli era un disonore, segno della maledizione di Dio. I due santi sposi sopportarono questa umiliazione con perfetta rassegnazione. Il sacrificio era davvero duro per i loro animi, ma nei loro cuori non albergò mai la minima ribellione all’imperscrutabile volontà e provvidenza divine, che adoravano più che mai, sapendo che i disegni di Dio, qualsiasi essi siano, sono sempre buoni e giusti.

Un giorno Gioacchino si recò al Tempio portando la sua offerta, ma, davanti a tutti i presenti, venne respinto dal sacerdote che gli disse: «Non ti è permesso unirti a quelli che offrono i loro sacrifici a Dio, perché il Signore non ti ha benedetto con la fecondità». Gioacchino dopo questo avvenimento si recò nel deserto dove, per quaranta giorni e quaranta notti, digiunò e pregò Dio, affinché, se questa fosse stata la sua volontà, gli donasse un figlio. Anna, dalla propria casa, fece lo stesso, supplicando il Signore di concederle la fecondità, ricordando un’altra Anna, moglie di Elkana, che nella sua vecchiaia partorì Samuele, e come lei fece voto di consacrare il figlio a Dio.

Dio, che provò in tal modo questi santi sposi per renderli poi i genitori più felici della storia, esaudì le loro preghiere. Mandò l’angelo Gabriele sia a san Gioacchino che a sant’Anna per annunciare loro che sarebbero diventati genitori di una figlia non comune dalla quale sarebbe nato il Messia d’Israele. Fu così che sant’Anna concepì Colei la cui nascita rallegrerà l’universo intero.

Fonte: Il settimanale di padre Pio

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