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Archivi del mese: Febbraio 2013

Gesù, lui solo, il salvatore

"Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare". Quanto è bella e profonda questa espressione e come è significativo il comportamento di Gesù che si ritira spesso sul monte a pregare e coinvolge i suoi amici! L'incontro con Dio nella preghiera è sempre una cosa santa, ma questa volta avviene quella manifestazione particolare che chiamiamo trasfigurazione, perché il suo volto cambiò di aspetto e le sue vesti divennero candide e sfolgoranti. Si fece vedere nello splendore della sua gloria di Figlio di Dio, assieme a Mosè ed Elia che rappresentano tutta la Bibbia che dà testimonianza a Gesù, il Messia. E soprattutto si rende presente il Padre che proclama: "Questo è il mio Figlio, ascoltatelo!" In questa seconda domenica di Quaresima la liturgia è dominata dall'episodio della Trasfigurazione, che nel Vangelo di Luca segue immediatamente l'invito del Maestro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua! Questo evento straordinario, è un incoraggiamento nella sequela di Gesù. Luca non parla di Trasfigurazione, ma descrive quanto è avvenuto attraverso due elementi: il volto di Gesù che cambia e la sua veste che diventa candida e sfolgorante, alla presenza di Mosè ed Elia, simbolo della Legge e dei Profeti.

I tre discepoli che assistono alla scena sono oppressi dal sonno: è l'atteggiamento di chi, pur essendo spettatore dei prodigi divini, non comprende. Solo la lotta contro il torpore che li assale permette a Pietro, Giacomo e Giovanni di "vedere" la gloria di Gesù. Allora il ritmo si fa incalzante: mentre Mosé ed Elia si separano dal Maestro, Pietro parla e, mentre sta parlando, una nube copre lui e gli altri discepoli con la sua ombra; è una nube, che, mentre copre, rivela la gloria di Dio, come avvenne per il popolo pellegrinante nel deserto. Gli occhi non possono più vedere, ma gli orecchi possono udire la voce che esce dalla nube: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!". E' interessante notare che i tre apostoli del monte della trasfigurazione saranno gli stessi tre del monte degli ulivi. Qui provano gioia, stupore, desiderio che quel momento magico non finisca più: "E' bello per noi stare qui". Potessimo anche noi sperimentare questa gioia e questo desiderio quando siamo nella preghiera, quando siamo con il Signore: "E' bello per noi stare qui!".

Ma Gesù invita presto a tornare alla vita ordinaria. La preghiera porta alla vita, ma in maniera nuova, diversa. E nella vita ordinaria siamo chiamati a portare la luce, la grazia, la forza dell'incontro che abbiamo avuto con il Signore. Verranno anche momenti difficili, tentazioni, sofferenze: quello che conta è ricordare "nei momenti delle tenebre ciò che abbiamo visto nei momenti di luce"
I discepoli non sono più di fronte ad un volto trasfigurato, né ad una veste candida, né ad una nube che rivela la presenza divina. Davanti ai loro occhi, c'è "Gesù solo" (v. 36). Gesù è solo davanti al Padre suo, mentre prega, ma, allo stesso tempo, "Gesù solo" è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve bastare nel cammino. È lui l'unica voce da ascoltare, l'unico da seguire, lui che salendo verso Gerusalemme donerà la vita e un giorno "trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso" (Fil 3,21).
"Maestro, è bello per noi essere qui": è l'espressione estatica di Pietro, che assomiglia spesso al nostro desiderio di fronte alle consolazioni del Signore. Ma la Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché "Gesù solo" sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza. Gesù è il Figlio di Dio, l'unico salvatore del mondo, il salvatore della vita di ciascuno di noi. Lo adoriamo, lo contempliamo, camminiamo con Lui nella strada della vita verso la "nostra ora", verso l'eternità.

Don Roberto Rossi

«Una piccola grande Storia italiana»: il tour fa tappa a Pontinia

Si avvia alla conclusione il tour di «Una piccola grande Storia italiana», che vede affiancarsi alla
presentazione del libro della giornalista Rita Calicchia la rappresentazione del musical «Marietta la Santa bambina», interpretato da 50 attori e ballerini della compagnia di Emiliano Russo e Monica Scalese.
Ad ospitare quest’ultima tappa (fatti salvi i due appuntamenti estivi che si terrano a Nettuno e Corinaldo) sarà la chiesa di Sant’Anna a Pontinia, sabato alle ore 19.
Un tour intenso che è partito da Latina ed è proseguito nei principali luoghi della provincia attraverso incontri ai quali cui ha partecipato una moltitudine di persone, tra curiosità e commozione.

Si narra l’Italia di fine Ottocento e inizio Novecento, vista attraverso gli occhi della famiglia Goretti giunta nell’Agro Pontino, «per scrivereuna pagina di storia destinata a diventare eterna e che sulla sua scia – scrive nella prefazione al libro Padre Alberti, storico e Rettore del Santuario/Basilica di Nettuno – ha proiettato questa realtà sul palcoscenico del mondo. Basti pensare che nomi come Le Ferriere, Borgo Montello, Astura, Paludi Pontine, vengono citate in tutte le lingue del mondo, cosi come è tradotta la vita di Marietta». «Un felice incontro – afferma Rita Calicchia – Il musical di Scalese e Russo si sposa perfettamente con lo spirito del libro che è essenzialmente la narrazione di un periodo storico visto attraverso gli occhi innocenti di una ragazzina di 12 anni e della sua famiglia di migranti alla ricerca della ‘Merica’».

L’evento è patrocinato dall’amministrazione comunale di Pontinia ed inizierà con il saluto istituzionale del sindaco Eligio Tombolillo e quello del parroco della Chiesa Sant’Anna padre Valeriano Montini. Durante l’incontro Eugenia Marchioni leggerà alcune pagine introduttive allo spettacolo. Il libro, che ha esaurito la sua prima (ed unica) edizione italiana, verrà prossimamente ristampato in portoghese per la comunità di Farroupilha, il comune dello stato del Rio Grande do Sul in Brasile gemellato con Latina (dove forte è la devozione popolare verso Santa Maria Goretti alla quale sono dedicate anche diverse Chiese), grazie all’interessamento dell’assessore al Comune capoluogo, Marilena Sovrani.

Serena Nogarotto

Dio non cerca schiavi ma figli liberi

Le tre tentazioni di Gesù sono le tentazioni dell'uomo di sempre. Tentazione significa in realtà fare ordine nelle nostre scelte e nelle relazioni di fondo: ognuno tentato verso se stesso: hai fame? Dì che queste pietre diventino pane! Trasforma tutto in cose da consumare, in denaro. Ognuno tentato verso gli altri: vuoi comandare, importi, contare più degli altri? Io so la strada: vénditi! Ognuno tentato verso Dio: bùttati dal tetto, tan­to Lui manderà angeli a so­stenerti. Hai dubbi? Dio man­derà segni e visioni a scioglierli.

La prima tentazione: che que­ste pietre diventino pane! Pietre o pane? È una piccola alternativa, che Gesù apre, spalanca: Né di pietre né di solo pane vive l'uomo. Siamo fatti per cose più grandi. Il pane è buono ma più buona è la parola di Dio, il pane è vita ma più vita viene dalla bocca di Dio. Il pane è indispensabile, eppure contano di più altre cose: le creature, gli affetti, le relazioni, l'eterno in noi. Ciò che ci fa vivere è la nostra fame di cielo: L'uomo vive di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Vive di Vangelo e di creature: dalla sua parola sono venuti la luce, il cosmo e la sua bellezza, il respiro che ci fa vivere. Sei venuto tu, fratello mio, mio amico, amore mio: parola pronunciata da Dio per me.

La seconda tentazione è una sfida aperta a Dio. «Buttati giù, chiedi a Dio un miracolo» ciò che sembrerebbe il più alto atto di fede  a occhi chiusi, con fiducia!  ne è, invece, la caricatura, pura ricerca del proprio vantaggio. È come se Gesù dicesse: tu non cerchi Dio ma i suoi benefici. Non cerchi il Donatore, ma solo i suoi doni. Un Dio a tuo servizio.
Eppure quando invece di angeli vengono la malattia, un fallimento, la morte, tutti ci domandiamo: Perché Dio non interviene? Dove sono gli angeli che ha promesso? Dio invia angeli, persone buone come angeli, che portano non ciò che io desidero, bensì ciò di cui, forse a mia insaputa, ho davvero bisogno.

Nella terza tentazione il diavolo rilancia: prostrati davanti a me, segui le mie strade, venditi alla mia logica, e avrai tutto. Il diavolo fa un mercato con l'uomo, un mercimonio. Esattamente il contrario di Dio, che non fa mai mercato dei suoi doni. E quanti hanno seguito le strade del Nemico dell'umanità, facendo mercato di se stessi, vendendo la loro dignità in cambio di carriera, poltrone o denaro facile, ci fanno riflettere: a che serve gonfiarsi di soldi e di poteri, se poi perdi vita, se ci rimetti in umanità, se vendi l'anima?
Vuoi «possedere» le persone?
Assicuragli pane e potere, dice, e ti seguiranno. Ma Gesù non vuole «possedere» nessuno. Dio non cerca schiavi ossequienti, ma figli che siano liberi, generosi e amanti.

P. Ermes Ronchi

La Fontana di S.Anna N.34 Feb 2013

disegno anziani che giocano a carte
 
E' online il numero di Febbraio del mensile della commissione liturgica dedicato agli anziani.
In questo numero:
  • La Quaresima bussa. Apriamo la porta della fede
  • A 50 anni dal Concilio Vaticano II
  • Il “sacrificio“ della S. Messa
  • La vita cristiana come “sacrificio“
  • Significato del "sacrificio" di Cristo
  • Tempo di Quaresima
    • Settimana santa
    • Triduo pasquale
    • Tempo di Pasqua

 

Newsletter Missione Luanda

Siamo giunti al sesto numero della Newsletter Missione Luanda ed i sottoscrittori aumentano giorno dopo giorno. Da questo numero non verrà più aggiornata la sezione del sito "Missione Luanda", esortiamo pertanto tutti coloro che desiderano restare in contatto con Padre Paolo e con le sue bellissime riflessioni, ad iscriversi dalla homepage del sito in modo tale da ricevere la newsletter nella propria casella email.

Grazie a tutti
Admin
 

Dio riempie le reti della nostra vita

Quattro pescatori so­no lanciati in un’av­ventura più grande di loro: pescare per la vita. Pescare produce la mor­te dei pesci. Ma per gli uo­mini non è così: pescare significa «catturare vivi», è il verbo usato nella Bibbia per indicare coloro che in una battaglia sono salvati dalla morte e lasciati in vita (Gs 2,13; 6,25. 2 Sam 8,2). Nella battaglia per la vita l’uomo sarà salvato, protetto dall’a­bisso dove rischia di cadere, portato alla luce.
«Sarai pescatore di uomini»: li raccoglierai da quel fondo dove credono di vivere e non vivono; mostrerai loro che sono fatti per un altro respiro, un altro cielo, un’altra vita! Raccoglierai per la vita.
Gesù sale anche sulla mia barca, non importa se è vuota e l’ho tirata in secco, e dice anche a me: Vuoi mettere a disposizione la tua barca, la barca della tua vita? c’è u­na missione per te. Quella stessa di Pietro, che è per tut­ti, non solo per preti o suore: se pescare non significa da­re la morte, ma portare a vi­vere meglio, con più respiro e luce, portare a galla la per­sona da quel fondo limac­cioso, triste, senza speranza, in cui vive, allora in questa nostra «epoca delle passioni tristi» un grande lavoro è da compiere. Non noi però, ma lo Spirito di Dio.
Sulla tua parola getterò le reti. Che cosa spinge Pietro a fidarsi? Non ci sono discorsi sulla barca, ma sguardi: per Gesù guardare una persona e amarla era la stessa cosa. Pietro in quegli occhi ha vi­sto l’amore per lui. Si è sen­tito amato, sente che la sua vita è al sicuro accanto a Ge­sù, crede nella forza dell’a­more che ha visto, e si fida.
E le reti si riempiono. Simo­ne, davanti a questa potenza e mistero, ha paura: allonta­nati da me, perché sono un peccatore. E Gesù ha una rea­zione bellissima: trasporta Simone su di un piano total­mente diverso. Non si inte­ressa dei suoi peccati; ha u­na sovrana indifferenza per il passato di Simone, pronuncia parole che creano fu­turo: Non temere. Tu sarai pe­scatore, donerai vita.
Mi incantano la delicatezza e la sapienza con le quali il Si­gnore Gesù si rivolge a Si­mone, e in lui a tutti:
lo pregò di scostarsi da riva: Gesù prega Simone, non si impone mai;
non temere: Dio viene co­me coraggio di vita; libera dalla paura, paralisi del cuore;­
tu sarai: Tu donerai vita. Ge­sù intuisce in me fioriture di domani; per lui nessun uo­mo coincide con i suoi fallimenti, bensì con le sue po­tenzialità.
Tre parole con cui Gesù, maestro di umanità, rilancia la vita: delicatezza, coraggio, futuro.
Lasciarono tutto e lo seguiro­no. Senza neppure chiedersi dove li condurrà. Sono i «fu­turi di cuore». Vanno dietro a lui e vanno verso l’uomo, quella doppia direzione che sola conduce al cuore della vita.

P. Ermes Ronchi

Una buona notizia! Finalmente…

La liturgia ci invita a ritornare nella sinagoga di Nazareth, lasciarci stupire dalle parole di Gesù e farci interrogare dalla reazione dei suoi concittadini.
Siamo all'inizio del ministero pubblico del Rabbì di Nazareth e Luca ci mostra quale sarà la traiettoria della sua vicenda. Rifiuto, incomprensione, desiderio di toglierselo di mezzo accompagneranno la sua vita fino agli ultimi suoi giorni.
Anzi, fino agli ultimi giorni della storia dell'umanità.
In questi ultimi giorni, prima della partenza per il Perù, ho ripensato più volte all' "oggi" di Gesù, a quel tempo nuovo di grazia palpitante nella nostra storia.
Non esiste più un tempo dell'uomo e un tempo di Dio, un tempo per l'uomo e uno per Dio. Esiste un tempo solo, una storia sola: quella di Gesù Cristo.
Questo è l' "oggi" definitivo che raccoglie tutte le nostre quotidianità, è la possibilità di trasfigurare le nostre paure e le nostre ferite alla luce della sua Parola, è l'occasione di avere uno sguardo nuovo sulla nostra vita.
Non dobbiamo nasconderci, non c'è nulla da nascondere a Lui.
A volte trovo persone che per anni non si permettono di ricevere il perdono di Dio perché si sentono perdute e imperdonabili; trovo fratelli e sorelle che si identificano con il loro peccato e non concedono nessun spiraglio alla novità che Dio vuole offrire; trovo giovani che non si permettono di scegliere la via della felicità come auto-punizione per errori commessi o perché non si sentono più degni di nulla di bello.

Per voi, cari amici, la Parola ha una buona notizia.
Per voi, fratelli, la Parola è una buona notizia.
Oggi è il giorno di liberazione.
Oggi è il giorno in cui – se lo vuoi – si possono aprire i tuoi occhi, si possono sciogliere le tue catene, le tue ferite possono essere risanate e i tuoi desideri saziati.

Oggi è il giorno di liberazione.
Per te che da anni ti tieni un peso tremendo sullo stomaco e non riesci a metterlo nelle Sue mani.
Per te che sei schiava di un rapporto che non ha futuro.
Per te che non riesci a perdonarti un errore di gioventù e non ti permetti di accogliere il perdono di Dio.
Per te che non riesci a perdonare un torto subito e ti porti questo peso come una zavorra che ti ha isolato da tutto e tutti.

Coraggio! Per te, per la tua vita, per i tuoi sogni, per il tuo amore oggi c'è una buona notizia!
 

Don Roberto Seregni

 
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