Get Adobe Flash player

IN EVIDENZA

ORARIO ESTIVO

DELLE SS MESSE:

FERIALE

  • 08:30
  • 19:00

FESTIVO

  • 07:30
  • 10:00
  • 19:00

Commenti recenti

Programma della Settimana Santa

 

13-Apr Domenica delle Palme Ore 09:00 Piazza Caduti, ben. Ulivi – Processione
14-Apr Lunedì Santo Ore 16:00 Consegna tuniche della 1° Comunione
15-Apr Martedì Santo Ore 21:00 Celebrazione Penitenziale per adulti
17-Apr Giovedì Santo Ore 16:00 Celebrazione per ragazzi
    Ore 21:00 Celebr. Della Cena del Signore
19-Apr Venerdì Santo Ore 15:00 Via Crucis per ragazzi
    Ore 21:00 Liturgia della Passione + Adorazione
19-Apr Sabato Santo Ore 23:00 Veglia solenne di Pasqua, Battesimi
20-Apr Domenica di Pasqua   SS Messe Orario domenicale
21-Apr Lunedì dell'Angelo   SS Messe: 08:30, 11:00, 19:00

 

Risuscitati perché amati

Schermata 2014-04-07 alle 14.21.32Gesù è faccia a faccia con l'amicizia e con la morte, con l'a­more e il dolore, le due forze che reggono ogni cuore; lo vediamo coinvolto fino a fremere, piangere, commuo­­versi, gridare come in nessun'altra pagina del Vangelo.

Di Lazza­ro sappiamo solo che era fratello di Marta e Maria e che Gesù era suo amico: perché amico è un nome di Dio. Per lui l'Amico pronuncia due tra le parole più importanti del Van­gelo: «Io sono la risurrezione e la vita». Non: io sarò la vita, in un domani lontano e scolorito, ma qui, adesso, al presente: io sono. Notiamo la disposizione delle due parole: prima viene la Risurre­zione e poi la Vita. Noi siamo già risorti nel Signore; risorti da tutte le vite spente e im­mobili, risorti dal non senso e dal disamore, che sono la malattia mortale dell'uomo. Prima viene questa liberazione, e da qui una vita capace di superare la morte. Risuscitati perché amati: il vero nemico della morte non è la vita, ma l'amore, «forte come la morte è l'amore, tenace come il regno dei morti» (Cantico 8,6). Noi tutti risorgiamo perché Qualcuno ci ama, come accade a Lazzaro riconsegnato alla vita dall'amore fi­no alle lacrime di Gesù.

Io invidio Lazzaro, e non perché esce dal­la grotta di morte, ma perché è circondato da una folla di perso­ne che gli vogliono bene. La sua fortuna è l'amicizia, la sua san­tità è l'assedio dell'amore. Lazzaro, vieni fuori! e Lazzaro esce avvolto in bende come un neo­nato. Morirà una seconda volta, è vero, ma ormai gli si spalanca davanti un'altissima speranza: Qualcuno è più forte della morte. Liberatelo e lasciatelo andare! Parole che ripete anche a ciascuno di noi: vieni fuori dal tuo piccolo angolo; liberati come si liberano le vele, come si sciolgono i nodi della paura. Libera­ti da ciò che ti impedisce di camminare in questo giardino che sa di primavera. E poi: lasciatelo andare: dategli una strada, orizzonti, perso­ne da incontrare e una stella polare per un viaggio che con­duca più in là. Gesù mette in fila i tre imperativi di ogni ripartenza: esci, liberati e vai! Quante volte sono morto, quante volte mi sono addormen­­tato, mi sono chiuso in me: era finito l'olio nella lampada, era fi­nita la voglia di amare e di vivere. In qualche grotta oscura dell'a­nima una voce diceva: non mi interessa più niente, né Dio, né a­mori, né altro; non vale la pena vivere. E poi un seme ha cominciato a germogliare, non so da dove, non so perché. Una pietra si è smossa, è filtrato un raggio di sole, un gri­do di amico ha spezzato il silenzio, delle lacrime hanno bagnato le mie bende. E ciò è accaduto per segrete, misteriose, sconvolgenti ragioni d'amore: era Dio in me, amore più forte della morte.

Padre Ermes Ronchi

Carnevale in Oratorio 2014

Bellissima festa  organizzata dagli educatori dei gruppi Scout e Azione Cattolica. Molti i ragazzi in maschera che hanno partecipato,  e molti i genitori presenti.

Un grazie particolare agli educatori che hanno organizzato l'evento e a padre Valeriano che ha messo a disposizione la sala dell'Oratorio.

Arrivederci al prossimo Carnevale.

Solidarietà e Provvidenza, sorelle gemelle

provvidenzaQuesta domenica, oramai alle soglie del cammino di Quaresima, il Discorso della Montagna di Matteo cambia decisamente registro. Dallo stile assertivo, quasi dogmatico, con cui il Signore proclamava la Legge della Nuova Alleanza, in contrapposizione e a superamento della Legge dell'Antico Testamento, si passa ad uno stile esortativo, più confidenziale, forse anche meno acceso; uno stile che cerca di aiutarci a ritrovare speranza di fronte a situazioni che di speranza ne hanno ben poca, soprattutto in un periodo di crisi come quello che da ormai troppo tempo stiamo vivendo. La prima catechesi evangelica di quest'anno si conclude qui, con questo suggestivo e dolcissimo elogio della Provvidenza Divina. Un elogio nel quale la Provvidenza, vera protagonista del brano, non viene mai esplicitamente citata. Ritorna invece, per ben sei volte, il verbo "preoccuparsi", quasi sempre in forma imperativa negativa: "Non preoccupatevi", che traduce un verbo greco ancor più forte, "Non angosciatevi".

La Provvidenza è l'atteggiamento di chi "non si angoscia": per il cibo, per le bevande, per il vestito, per il domani, in definitiva, per la stessa vita. Perché angosciarsi? Perché preoccuparsi fino ad essere turbati al pensiero di cosa mangeremo o di come ci vestiremo o di come vivremo domani? Il Signore dice: "A ciascun giorno basta la sua pena", per cui il pensiero per ciò che dobbiamo fare non deve oltrepassare la mezzanotte di ogni giorno… Facile a dirsi…facile e anche inutile, spesso. Lo penso a partire da me stesso, che mentre metto per scritto questi miseri balbettii intorno alla Parola, osservo inesorabile l'orologio digitale a cristalli rossi della mia vecchia radiosveglia che segna "00:16", e mi farà ancora compagnia…

È tutto vero quello che dice il Signore nel Vangelo, ma purtroppo oggi rischia davvero di rivelarsi inutile: inutile chiederci di non pensare al domani, e di riuscire a dormire sonni tranquilli prima della mezzanotte. Inutile dire: "Non preoccupatevi di cosa mangerete, o cosa berrete o cosa indosserete" a gente che ha perso il posto di lavoro, ha una famiglia sulle spalle, le rate di un mutuo da estinguere (pena lo sfratto dalla casa), figli da mandare a scuola vestiti dignitosamente (anche solo per evitare di essere discriminati dai compagni), o che ha essa stessa la necessità di vestirsi ogni giorno come si deve in una società che purtroppo guarda all'immagine come alla sostanza, pena l'esclusione sociale. Molte volte, è vero, ci facciamo delle fisime mentali perfettamente inutili su questi temi; altrettanto spesso, però, questi pensieri non sono fisime, sono la cruda realtà della vita di ogni giorno, e un Vangelo come quello di oggi (per fortuna, solo all'apparenza) invece di infonderci speranza sembra quasi voler farci sentire in colpa per le volte in cui ragioniamo così.

La domanda di fondo, forse, è una sola: si può ancora vivere di Provvidenza? Si può ancora dire "Dio provvederà a te", in una società in cui Dio non trova posta e nella quale per Dio non si ha tempo? Quando Isaia scrive il brano della prima lettura di oggi riteneva "assurda" una società in cui una madre abbandonava e si dimenticava del proprio figlio: e come, allora, si può ancora sperare nel Dio della Provvidenza, in una società come la nostra in Italia che fa spot pubblicitari contro l'abbandono dei cani, e che contemporaneamente assiste all'abbandono annuale di 3.000 bambini, di cui 400 (più di uno al giorno) in ospedale, il giorno stesso della nascita? È normale, allora, che si senta gente per la strada dire le frasi che Isaia deplora: "Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato"! Chi può credere più alla Provvidenza, in un mondo in cui, se non pensi al domani, ti ritrovi in un batter d'occhio in rovina, vista la velocità con cui passiamo – senza accorgercene – dall'oggi al domani, da un oggi "da formica laboriosa" a un domani "da cicala canterina e ballerina", per dirla con la favola di Esopo? E a volte, nonostante si lavori tutti quanti come formiche laboriose…per cosa, poi? "Per allungare anche di poco la propria vita"?

Eccola qui, a metà del vangelo di oggi, al versetto 27, la molla che fa scattare la riflessione sul concetto di Provvidenza: che tu faccia o non faccia, che programmi o no il tuo futuro, che tu pensi o no…quanti secondi puoi aggiungere alla tua vita? "Che profitto trae l'uomo da tutto il suo lavoro, dalle preoccupazioni del suo cuore, da tutto ciò che gli è costato tanta fatica sotto il sole", per dirla con Qoèlet, quattro secoli prima di Cristo?

Per ripigliare un po' di speranza, cos'è, allora, la Provvidenza, in quest'ottica di precarietà della vita, una vita che non dipende certo dalle nostre capacità organizzative, ma solo da un disegno di Dio più grande di noi? Probabilmente, si tratta di quell'unica esortazione al positivo che Gesù fa nel Vangelo di oggi: "Cercate innanzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta".

La giustizia del Regno di cui spesso ci parla il Vangelo è sempre basata sulla carità e sulle relazioni umane: relazioni più giuste, più sincere, più solidali, meno individualiste e meno formali, valgono molto di più – dice il Signore nella parte finale del Discorso della Montagna – di una giustizia basata su un'osservanza della Legge così stretta che impedisce ogni margine di libertà e di solidarietà. La solidarietà: è questa la giustizia del Regno che ci darà tutto ciò di cui abbiamo bisogno, e ce lo darà "in aggiunta", gratuitamente, in abbondanza e senza nostri meriti.

La Provvidenza di cui ci parla il Vangelo, allora, non è smettere di pensare al nostro futuro, bensì smettere di angosciarci per cose che – pur importanti – non valgono quanto la fraternità e la solidarietà tra gli uomini; le quali, peraltro, sapranno sempre donarci ciò di cui abbiamo bisogno. Le generazioni anteriori alle nostre hanno superato momenti ben più critici dei nostri (la guerra, su tutti) con atteggiamenti di solidarietà e di reciproco aiuto. Ricuperiamo quello spirito, e mandiamo al diavolo una società dove si ammazza un uomo a bottigliate in testa per una mancata precedenza automobilistica sulle strisce pedonali; una società che confonde il mangiare e il bere con l'ubriacarsi, il vestire dignitosamente con un corpo tappezzato di griffe, la vita stessa con una finzione, o più modernamente, con una fiction.

Una società che produce questi frutti è una società malata di individualismo e di indifferenza. Mercoledì inizia di nuovo la Quaresima: se ci crediamo ancora, è l'ennesima occasione per cambiare registro.

Don Alberto Brignoli

Siate perfetti: chiamati ad amare come Dio

amore-di-dio-per-noi-300x225Siate perfetti come il Padre (Mt 5,48), siate santi perché io, il Signore, sono santo (Lev19,2). Santità, perfezione, parole che ci paiono lontane, per gente che fa un'altra vi­ta, dedita alla preghiera e alla contemplazione. E invece quale concretezza nella Bibbia: non coverai nel tuo cuore odio verso tuo fratello, non serberai rancore, amerai il prossimo tuo come te stesso (Lev 19,17-18).

La concretezza della santità: niente di astratto, lontano, separato, ma il quotidiano, santità ter­restre che profuma di casa, di pane, di gesti. E di cuore.

Siate perfetti come il Padre. Ma nessuno potrà mai esserlo, è come se Gesù ci domandasse l'im­possibile. Ma non dice «quanto Dio» bensì «co­me Dio», con quel suo stile unico, che Gesù tra­duce in queste parole: siate come Lui che fa sor­gere il sole sui buoni e sui cattivi.

Mi piace tanto questo Dio solare, luminoso, po­sitivo, questo suo far sorgere il sole su buoni e cat­tivi.

Così farò anch'io, farò sorgere un po' di so­le, un po' di speranza, un po' di luce, a chi ha so­lo il buio davanti a sé; trasmetterò il calore della tenerezza, l'energia della solidarietà. Testimone che la giustizia è possibile, che si può credere nel sole anche quando non splende, nell'amore an­che quando non si sente. C'è un augurio che ri­volgo ad ogni bambino che battezzo, quando il papà accende la candela al cero pasquale: che tu possa sempre incontrare, nei giorni spenti, chi sappia in te risvegliare l'aurora. Quante volte ho visto sorgere il sole dentro gli occhi di una per­sona: bastava un ascolto fatto col cuore, un aiu­to concreto, un abbraccio vero!

Amate i vostri nemici. Fate sorgere il sole nel lo­ro cielo; che non sorgano freddezza, condanna, rifiuto, paura. Potete farlo anche se sembra im­possibile. Voi potete non voi dovete. Perché non si ama per decreto. Io ve ne darò la capacità se lo desiderate, se lo chiedete.

Allora capisco e provo entusiasmo. Io posso (po­trò) amare come Dio! E sento che amando rea­lizzo me stesso, che dare agli altri non toglie a me, che nel dono c'è un grande profitto, che rende la mia vita piena, ricca, bella, felice. Da­re agli altri non è in contrasto col mio desiderio di felicità, amore del prossimo e amore di sé non stanno su due binari che non si incontra­no mai, ma coincidono. Dio regala gioia a chi produce amore.

Cosa significano allora gli imperativi: amate, pre­gate, porgete, prestate. Sono porte spalancate ver­so delle possibilità, sono la trasmissione da Dio all'uomo di una forza divina, quella che guida il sole e la pioggia sui campi di tutti, di chi è buo­no e di chi no, la forza solare di chi fa come fa il Padre, che ama per primo, ama in perdita, ama senza aspettarsi contraccambio alcuno.

P. Ermes Ronchi

Convegno delle pace e delle famiglie 2014

“Scuola” per Genitori

Loc_IncontriGenitori_2014_A4

Covegno della Pace ACR e Famiglie

Convegno-della-Pace-ACR-e-Famiglie-2014

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

photo

 

 

Concerto di Santo Stefano – 2013 “Una Voce per gli Amici del Cielo”

coroIn uno speciale auditorium, la nostra Chiesa S. Anna, erompe con potenza il “Gloria in excelsis Deo” intonato da schiere di cantori, in un concerto intergenerazionale.  
È il 26 dicembre, festa liturgica del protomartire S. Stefano: come da tradizione, iniziata dall’indimenticabile M.o Gabriele De Julis in ricordo del giovanissimo nipote Stefano, un concerto di Natale ci allieta in questo giorno.  
Ma, oggi, l’evento ha una connotazione e un coinvolgimento più emozionanti: ben tre cori proporranno i loro canti formando all’unisono una “Voce” dedicata agli Amici del Cielo, le tante persone care che in questi anni ci hanno lasciato, ma che noi sentiamo vicine nel ricordo e nella fede, avvolgendoci tutti insieme la luce del Natale.  
Lo annunciano, con voce commossa, la Direttrice dei tre cori, la straordinaria Roberta Cappuccilli e l’accogliente Parroco, Padre Valeriano Montini. La tensione emotiva è speculare: il numeroso pubblico condivide, plaude all’iniziativa e si appresta con grande interesse ad ascoltare il primo coro della Scuola musicale “Note a colori”, che potremmo definire “Coro della tenerezza” essendo dedicato a Gianna Cappuccilli, nostra preziosa Amica del Cielo, sempre presente nei nostri cuori. […]

Continua la lettura: Concerto di Santo Stefano

Buon Anno

La gioia è contagiosa. Possiamo irradiare la gioia, non perché la vita è facile ma perché sappiamo riconoscere la presenza di Dio in mezzo alla sofferenza umana, nella nostra e in quella degli altri. Dobbiamo imparare a cogliere i bagliori del sole che risplende dietro le nuvole.

Si, so che c’è un sole, anche se il cielo è ricoperto di nubi. Spesso ci fermiamo a parlare delle nuvole e dimentichiamo il sole. Un giorno ho compreso che era il sole che mi permetteva di vedere le nuvole.

La gioia e il sorriso sono doni che vengono dal vivere alla presenza di Dio, confidando che non val la pena di stare in ansia per il domani.

Qui in Africa si sperimenta come i ricchi hanno molto denaro, i poveri molto tempo. E quando si ha molto tempo si festeggia la VITA.

Buon anno, che tutti noi possiamo parlare del Sole, (Dio), mentre camminiamo sotto un cielo nuvoloso, per essere nel mondo messaggeri di speranza.

Venerdì ritorno in Italia per un giro di solidarietà. Spero di incontrarti.

La pace del Signore sia con te.

P. Gian Paolo 

piamarta3
Agenda

Nessun evento da visualizzare

Omelia Cardinale Martino

Ideologia Gender Part 1

Ideologia Gender Part 2

Dolore e morte

Scuola di Italiano

Sostieni anche tu lo SCAIP

Sostieni anche tu lo SCAIP

Il tuo 5×1000 allo SCAIP

Il tuo 5×1000 allo SCAIP

Donazione Paypal

Per la gestione del sito, le attività della parrocchia e per le persone bisognose.

Archivio Articoli