Lotteria S.Anna i biglietti vincenti
Premio | Descrizione | Biglietto |
1 | Buono acquisto | C 132 |
2 | Confezione profumo 100Ml Hugo Boss | T 446 |
3 | Occhiale da sole unisex | H 155 |
4 | Cena per cinque persone | G 347 |
5 | Buono acquisto | I 293 |
6 | Materasso Dorelan a molle matrimoniale | L 334 |
7 | Orologio uomo Sector in acciaio | S 180 |
8 | Bracciale di perle chiusura oro bianco e brillanti | G 35 |
9 | Tappeto TEC 140×200 Tufling | N 358 |
10 | Dacia Sandero berlina 1200 CC benzina | S 211 |
Sant’Anna 2015
Sant'Anna
La madre della Vergine, è titolare di svariati patronati quasi tutti legati a Maria; poiché portò nel suo grembo la speranza del mondo, il suo mantello è verde, per questo in Bretagna dove le sono devotissimi, è invocata per la raccolta del fieno; poiché custodì Maria come gioiello in uno scrigno, è patrona di orefici e bottai; protegge i minatori, falegnami, carpentieri, ebanisti e tornitori.
Perché insegnò alla Vergine a pulire la casa, a cucire, tessere, è patrona dei fabbricanti di scope, dei tessitori, dei sarti, fabbricanti e commercianti di tele per la casa e biancheria.
È soprattutto patrona delle madri di famiglia, delle vedove, delle partorienti, è invocata nei parti difficili e contro la sterilità coniugale.
Il nome di Anna deriva dall’ebraico Hannah (grazia) e non è ricordata nei Vangeli canonici; ne parlano invece i vangeli apocrifi della Natività e dell’Infanzia, di cui il più antico è il cosiddetto “Protovangelo di san Giacomo”, scritto non oltre la metà del II secolo.
Questi scritti benché non siano stati accettati formalmente dalla Chiesa e contengono anche delle eresie, hanno in definitiva influito sulla devozione e nella liturgia, perché alcune notizie riportate sono ritenute autentiche e in sintonia con la tradizione, come la Presentazione di Maria al tempio e l’Assunzione al cielo, come il nome del centurione Longino che colpì Gesù con la lancia, la storia della Veronica, ecc.
Il “Protovangelo di san Giacomo” narra che Gioacchino, sposo di Anna, era un uomo pio e molto ricco e abitava vicino Gerusalemme, nei pressi della fonte Piscina Probatica; un giorno mentre stava portando le sue abbondanti offerte al Tempio come faceva ogni anno, il gran sacerdote Ruben lo fermò dicendogli: “Tu non hai il diritto di farlo per primo, perché non hai generato prole”.
Gioacchino ed Anna erano sposi che si amavano veramente, ma non avevano figli e ormai data l’età non ne avrebbero più avuti; secondo la mentalità ebraica del tempo, il gran sacerdote scorgeva la maledizione divina su di loro, perciò erano sterili.
L’anziano ricco pastore, per l’amore che portava alla sua sposa, non voleva trovarsi un’altra donna per avere un figlio; pertanto addolorato dalle parole del gran sacerdote si recò nell’archivio delle dodici tribù di Israele per verificare se quel che diceva Ruben fosse vero e una volta constatato che tutti gli uomini pii ed osservanti avevano avuto figli, sconvolto non ebbe il coraggio di tornare a casa e si ritirò in una sua terra di montagna e per quaranta giorni e quaranta notti supplicò l’aiuto di Dio fra lacrime, preghiere e digiuni.
Anche Anna soffriva per questa sterilità, a ciò si aggiunse la sofferenza per questa ‘fuga’ del marito; quindi si mise in intensa preghiera chiedendo a Dio di esaudire la loro implorazione di avere un figlio.
Durante la preghiera le apparve un angelo che le annunciò: “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”.
Così avvenne e dopo alcuni mesi Anna partorì. Il “Protovangelo di san Giacomo” conclude: “Trascorsi i giorni necessari si purificò, diede la poppa alla bimba chiamandola Maria, ossia ‘prediletta del Signore’”.
Altri vangeli apocrifi dicono che Anna avrebbe concepito la Vergine Maria in modo miracoloso durante l’assenza del marito, ma è evidente il ricalco di un altro episodio biblico, la cui protagonista porta lo stesso nome di Anna, anch’ella sterile e che sarà prodigiosamente madre di Samuele.
Gioacchino portò di nuovo al tempio con la bimba, i suoi doni: dieci agnelli, dodici vitelli e cento capretti senza macchia.
L’iconografia orientale mette in risalto rendendolo celebre, l’incontro alla porta della città, di Anna e Gioacchino che ritorna dalla montagna, noto come “l’incontro alla porta aurea” di Gerusalemme; aurea perché dorata, di cui tuttavia non ci sono notizie storiche.
I pii genitori, grati a Dio del dono ricevuto, crebbero con amore la piccola Maria, che a tre anni fu condotta al Tempio di Gerusalemme, per essere consacrata al servizio del tempio stesso, secondo la promessa fatta da entrambi, quando implorarono la grazia di un figlio.
Dopo i tre anni Gioacchino non compare più nei testi, mentre invece Anna viene ancora menzionata in altri vangeli apocrifi successivi, che dicono visse fino all’età di ottanta anni, inoltre si dice che Anna rimasta vedova si sposò altre due volte, avendo due figli la cui progenie è considerata, soprattutto nei paesi di lingua tedesca, come la “Santa Parentela” di Gesù.
Il culto di Gioacchino e di Anna si diffuse prima in Oriente e poi in Occidente (anche a seguito delle numerose reliquie portate dalle Crociate); la prima manifestazione del culto in Oriente, risale al tempo di Giustiniano, che fece costruire nel 550 ca. a Costantinopoli una chiesa in onore di s. Anna.
L’affermazione del culto in Occidente fu graduale e più tarda nel tempo, la sua immagine si trova già tra i mosaici dell’arco trionfale di S. Maria Maggiore (sec. V) e tra gli affreschi di S. Maria Antiqua (sec. VII); ma il suo culto cominciò verso il X secolo a Napoli e poi man mano estendendosi in altre località, fino a raggiungere la massima diffusione nel XV secolo, al punto che papa Gregorio XIII (1502-1585), decise nel 1584 di inserire la celebrazione di s. Anna nel Messale Romano, estendendola a tutta la Chiesa; ma il suo culto fu più intenso nei Paesi dell’Europa Settentrionale anche grazie al libro di Giovanni Trithemius “Tractatus de laudibus sanctissimae Annae” (Magonza, 1494).
Gioacchino fu lasciato discretamente in disparte per lunghi secoli e poi inserito nelle celebrazioni in data diversa; Anna il 25 luglio dai Greci in Oriente e il 26 luglio dai Latini in Occidente, Gioacchino dal 1584 venne ricordato prima il 20 marzo, poi nel 1788 alla domenica dell’ottava dell’Assunta, nel 1913 si stabilì il 16 agosto, fino a ricongiungersi nel nuovo calendario liturgico, alla sua consorte il 26 luglio.
Artisti di tutti i tempi hanno raffigurato Anna quasi sempre in gruppo, come Anna, Gioacchino e la piccola Maria oppure seduta su una alta sedia come un’antica matrona con Maria bambina accanto, o ancora nella posa ‘trinitaria’ cioè con la Madonna e con Gesù bambino, così da indicare le tre generazioni presenti.
Dice Gesù nel Vangelo “Dai frutti conoscerete la pianta” e noi conosciamo il fiore e il frutto derivato dalla annosa pianta: la Vergine, Immacolata fin dal concepimento, colei che preservata dal peccato originale doveva diventare il tabernacolo vivente del Dio fatto uomo.
Dalla santità del frutto, cioè di Maria, deduciamo la santità dei suoi genitori Anna e Gioacchino.
Aiuto! Aiuto!
“… un aspetto centrale del tema della famiglia è quello del grande dono che Dio ha fatto all’umanità con la creazione dell’uomo e della donna… creò il capolavoro, ossia l’essere umano, che fece a propria immagine: «a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen 1,27).
La cultura moderna…ha introdotto molti dubbi e molto scetticismo. Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia.”
Papa Francesco
Per far vivere alle nostre famiglie ed ai nostri figli questa esperienza di vita
la PARROCCHIA organizza uno o più pullman
SABATO 20 Giugno
Con Partenza ORE 12,00 dall’ oratorio S. Anna
Filmato di presentazione: Attacco alla famiglia
Per approfondire: Schede GENDER Sintesi – 11 pp – ilfoglio.it_cronache_2015_06_18_20-giugno_GANDOLFINI
Carissimo… ,
È allarme rosso! Chiediamo aiuto per i nostri figli!!! perché né sacerdoti (poca informazione) né comunità ci hanno aiutati e siamo…SOLI , a subire ciò che si sta attuando, con l’ideologia Gender, che sta entrando in modo silenzioso, subdolo, falso ed aberrante in tutti gli ambiti…soprattutto nella scuola! Senza che nessuno o quasi, se ne accorga. Questa, come ben sai, è proprio la caratteristica dei demonio! Purtroppo, già in parecchi plessi scolastici italiani, con l’ alibi della sperimentazione, è iniziato questo progetto, ed ora, nel mese di giugno, si dovranno approvare tutte le attività, che diventeranno attuative, nel prossimo anno scolastico.
La stragrande maggioranza perfino degli insegnanti, tra l’altro, ignora completamente quali siano gli obiettivi del Gender: diseducare, stravolgere, sconvolgere la naturale crescita dei nostri figli, diffamando, denigrando, ridicolizzando e destrutturando la famiglia! per proporre modelli culturali e antropologici, come quelli vissuti da1le unioni di persone dello stesso sesso (gay e lesbiche). “Mai l’omosessualità in più di 2000 anni di storia è divenuta un riferimento da consigliare e ora addirittura da “imporre” alle proprie generazioni“. (dal libro “Gender Diktat”) .
Purtroppo, è proprio la “Presidenza dal Consiglio dei Ministri, Dipartimento delle pari opportunità”, attraverso l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), a tradire i nostri piccoli, perché ha emanato le linee guida e senza interpellare né genitori, né insegnanti, né educatori, né figure che operano in ambito sanitario, ma, affidando il tutto alle organizzazioni “LGBT”, che è un acronimo che significa: Lesbiche, Gay, Bisessuali e Trans-sessuali.
Questo progetto, diviso in fasce di età, prevede:
da 0 a 4 anni
- masturbazione infantile precoce;
- fidarsi del proprio istinto
- diritto di esplorare le identità di genere con l’aiuto di libri, video, giochi.
da 4 a 6 anni:
- masturbazione;
- il mio corpo appartiene a me;
- la consapevolezza dei propri diritti sessuali;
- utilizzare un linguaggio sessuale appropriato;
- il significato della sessualità.
- Parlare di argomenti sulla sessualità attraverso l’uso di libri, video, giochi con riproduzioni di genitali maschili e femminili, Amori segreti – Il primo amore – amore non ricambiato – l’abuso”.
da 6 a 9 anni:
- masturbazione e auto stimolazione;
- rapporti sessuali; diversi metodi contraccettivi;
- scelte alternative per evitare la gravidanza;
- amore verso lo stesso sesso;
- gestire le delusioni amorose;
- l’abuso; diritti sessuali e dove rivolgersi (il sesso nei media-Internet).
da 9 a 12 anni:
- masturbazione e eiaculazione (dimensioni e forme del pene – seno – vulva);
- utilizzo di preservativi;
- piacere, masturbazione, orgasmo;
- la prima esperienza sessuale;
- variabilità comportamenti sessuali;
- amore con il partner dello stesso sesso;
- la sessualità come benessere e salute.
da 12 a 15 anni
- riconoscere i segni della gravidanza;
- procurarsi contraccettivi dal personale sanitario;
- la prima esperienza sessuale;
- leggi per il consenso legale per i rapporti sessuali;
- famiglie mono genitoriale, gravidanza surrogata nelle relazioni omosessuali;
- bambini su misura.
da 15 anni
- diritto di aborto senza consenso dei genitori.
la seconda è che l’articolo 26, terzo comma, della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo dice che: i genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.
Come uscire dall’indifferenza, per stimolare quella maggioranza silenziosa che purtroppo ancora ignora la gravità di tanta distruzione spirituale, corporea, morale? “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo?” (S. Paolo)
Come farsi portavoce di tutti quei piccoli indifesi, che Dio nella sua infinita misericordia ci ha affidato, per far sì non venga lesa la loro dignità di uomo e donna di domani?.
Quali strategie concrete mettere in atto, per contrastare in maniera efficace i metodi educativi falsi, subdoli e menzogneri prospettati dal mondo e dal demonio?
Abbiamo pensato e vi proponiamo di “urlare la verità dai tetti”.… per attuare una manifestazione seria e determinata con genitori, figli, nonni provenienti da tutta Italia, non “contro” qualcuno, ma “a difesa dei figli e della famiglia”…
PS. Cosa significa “GENDER” ? Cosa è l’ideologia gender? Viene eliminato il concetto di sessualità biologica, naturale: “maschio o femmina”. Secondo la ideologia gender il maschile e il femminile sono imposizioni culturali della società che non riguardano la natura umana. Ogni individuo nascerebbe “neutro” rispetto ad infinite “identità di gender” che solo lui sceglierà per sé. Per rispettare tutte le “identità di genere” bisogna eliminare nella società ogni riferimento alla complementarietà maschile e femminile, modificando le leggi sulla famiglia e intervenendo sull’educazione dei bambini e dei giovani.
Queste sono le linee guide imposte dall’OMS (– Organizzazione Mondiale della Salute che è dietro a tutto questo anche in tutta Europa -) per l’educazione sessuale dei nostri bambini nelle scuole.
Festa delle comunione, Dio dona se stesso
Nella cornice di una cena, la novità di Gesù: Dio non si propone più di governare l’uomo attraverso un codice di leggi esterne, ma di trasformare l’uomo immettendogli la sua stessa vita. La novità di un Dio che non spezza nessuno, spezza se stesso; non chiede sacrifici, sacrifica se stesso; non versa la sua ira, ma versa “sui molti” il proprio sangue, santuario della vita.
In quella sera, cibo vita e festa sono uniti da un legame strettissimo. Spesso trasformiamo l’ultima Cena in un’anticipazione triste della passione che incombe, mentre Gesù fa esattamente il contrario: trasforma la cronaca di una morte annunciata in una festa, una celebrazione della vita. Quella cena prefigura la resurrezione, mostra il modo di agire di Dio: dentro la sofferenza e la morte, Dio suscita vita. E Gesù ha simboli e parole a indicare la sua morte ma soprattutto la sua infinita passione per la vita: questo è il mio corpo, prendete; e intende dire: vivetene!
E mi sorprende ogni volta come una dichiarazione d’amore: “io voglio stare nelle tue mani come dono, nella tua bocca come pane, nell’intimo tuo come sangue, farmi cellula, respiro, pensiero di te. Tua vita”.
Qui è il miracolo, il batticuore, lo stupore: Dio in me, il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e diventiamo una cosa sola. Lo dice benissimo Leone Magno: partecipare al corpo e al sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo.
Con il suo corpo Gesù ci consegna la sua storia: mangiatoia, strade, lago, volti, il duro della Croce, il sepolcro vuoto e la vita che fioriva al suo passaggio. Con il suo sangue, ci comunica il rosso della passione, la fedeltà fino all’estremo. Vuole che nelle nostre vene scorra il flusso caldo della sua vita, che nel cuore metta radici il suo coraggio, perché ci incamminiamo a vivere l’esistenza umana come l’ha vissuta lui.
Corpo e sangue, donati: ogni volta che anche noi doniamo qualcosa, si squarciano i cieli. Corpo e sangue, presi: ogni volta che ne prendo e mangio è la mia piccola vita che si squarcia, si trasforma e sconfina per grazia.
Festa della comunione: a riportare nel mondo questa verità, a riscoprire questo immenso vocabolo è stato Gesù. Senso definitivo del nostro andare e lottare, del nostro piangere e costruire, «fine supremo fissato da Cristo stesso a tutta l’umanità è il dono della comunione» (S. Bulgakov). Che si estende ad abbracciare tutto ciò che vive quaggiù sotto il sole, i nostri fratelli minori, le piccole creature, il filo d’erba, l’insetto con il suo misterioso servizio alla vita, in un rapporto non più alterato dal verbo prendere o possedere, ma illuminato dal più generoso dei verbi: donare.
P. Ermes Ronchi
Noi tralci, Lui la vite: siamo della stessa pianta di Cristo
Io sono la vite, quella vera. Cristo vite, io tralcio: io e lui la stessa cosa! Stessa pianta, stessa vita, unica radice, una sola linfa. Lui in me e io in lui, come figlio nella madre.
E il mio padre è il vignaiolo: Dio raccontato con le parole semplici della vita e del lavoro. Un Dio che mi lavora, si dà da fare attorno a me, non impugna lo scettro ma le cesoie, non siede sul trono ma sul muretto della mia vigna. Per farmi portare sempre più frutto.
E poi una novità assoluta: mentre nei profeti e nei salmi del Primo Testamento, Dio era descritto come il padrone della vigna, contadino operoso, vendemmiatore attento, tutt'altra cosa rispetto alle viti, ora Gesù afferma qualcosa di rivoluzionario: Io sono la vite, voi siete i tralci. Facciamo parte della stessa pianta, come le scintille nel fuoco, come una goccia nell'acqua, come il respiro nell'aria.
Con l'Incarnazione di Gesù, Dio che si innesta nell'umanità e in me, è accaduta una cosa straordinaria: il vignaiolo si è fatto vite, il seminatore seme, il vasaio si è fatto argilla, il Creatore creatura.
La vite-Gesù spinge la linfa in tutti i miei tralci e fa circolare forza divina per ogni mia fibra. Succhio da lui vita dolcissima e forte.
Dio che mi sei intimo, che mi scorri dentro, tu mi vuoi sempre più vivo e più fecondo di gesti d'amore… Quale tralcio desidererebbe staccarsi dalla pianta? Perché mai vorrebbe desiderare la morte?
Ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto. Potare la vite non significa amputare, inviare mali o sofferenze, bensì dare forza, qualsiasi contadino lo sa: la potatura è un dono per la pianta. Questo vuole per me il Dio vignaiolo: «Portare frutto è simbolo del possedere la vita divina» (Brown). Dio opera per l'incremento, per l'intensificazione di tutto ciò che di più bello e promettente abita in noi.
Tra il ceppo e i tralci della vite, la comunione è data dalla linfa' che sale e si diffonde fino all'ultima gemma. Noi portiamo un tesoro nei nostri vasi d'argilla, un tesoro divino: c'è un amore che sale lungo i ceppi di tutte le vigne, di tutte le esistenze, un amore che sale in me e irrora ogni fibra. E l'ho percepito tante volte nelle stagioni del mio inverno, nei giorni del mio scontento; l'ho visto aprire esistenze che sembravano finite, far ripartire famiglie che sembravano distrutte. E perfino le mie spine ha fatto rifiorire.
Se noi sapessimo quale energia c'è nella creatura umana! Abbiamo dentro una vita che viene da prima di noi e va oltre noi. Viene da Dio, radice del vivere, che ripete a ogni piccolo tralcio: Ho bisogno di te per grappoli profumati e dolci; di te per una vendemmia di sole e di miele.
P. Ermes Ronchi
Gesù il pastore buono che dà la vita, che contagia d’amore
Pastore buono: è il titolo più disarmato e disarmante che Gesù abbia dato a se stesso. Eppure questa immagine non ha in sé nulla di debole o remissivo: è il pastore forte che si erge contro i lupi, che ha il coraggio di non fuggire; il pastore bello nel suo impeto generoso; il pastore vero che si frappone fra ciò che dà la vita e ciò che procura morte al suo gregge.
Il pastore buono che nella visione del profeta «porta gli agnellini sul seno e conduce pian piano le pecore madri» (Isaia 40,11), evoca anche una dimensione tenera e materna che, unita alla fortezza, compone quella che papa Francesco chiama con un magnifico ossimoro, una «combattiva tenerezza» (Evangelii gaudium 88).
Che cosa ha rivelato Gesù ai suoi? Non una dottrina, ma il racconto della tenerezza ostinata e mai arresa di Dio. Nel fazzoletto di terra che abitiamo, anche noi siamo chiamati a diventare il racconto della tenerezza di Dio. Della sua combattiva tenerezza.
Qual è il comportamento, il gesto che caratterizza questo pastore secondo il cuore di Dio? Il Vangelo di oggi lo sottolinea per cinque volte, racchiudendolo in queste parole: il pastore dà la vita. Qui affiora il filo d'oro che lega insieme tutta intera l'opera ininterrotta di Dio nei confronti di ogni creatura: il suo lavoro è da sempre e per sempre trasmettere vita, «far vivere e santificare l'universo» (Prece eucaristica III).
Dare la vita non è, innanzitutto o solamente, morire sulla croce, perché se il Pastore muore le pecore sono abbandonate e il lupo rapisce, uccide, vince.
Dare la vita è l'opera generativa di Dio, un Dio inteso al modo delle madri, uno che nel suo intimo non è autoreferenzialità, ma generazione..
Un Dio compreso nel senso della vite che dà linfa ai tralci; del seno di donna che offre vita al piccolo; dell'acqua che dà vita alla steppa arida. Io offro la mia vita significa: vi offro una energia di nascita dall'alto; offro germi di divinità, per farvi simili a me (noi saremo simili a lui, 1 Gv 3,2 nella II Lettura).
Solo con un supplemento di vita, la sua, potremo battere coloro che amano la morte, i tanti lupi di oggi.
Perché anche noi, discepoli che vogliono, come lui, sperare ed edificare, dare vita e liberare, siamo chiamati ad assumere il ruolo di "pastore buono", cioè forte e bello, combattivo e tenero, del gregge che ci è consegnato: la famiglia, gli amici, quanti contano su di noi e di noi si fidano.
"Dare vita" significa contagiare di amore, libertà e coraggio chi avvicini, di vitalità ed energia chi incontri. Significa trasmettere le cose che ti fanno vivere, che fanno lieta, generosa e forte la tua vita, bella la tua fede, contagiosi i motivi della tua gioia.
P. Ermes Ronchi
Parish Cup Latina 19/04/2015 – 5^ Edizione
ORATORIO S. ANNA PONTINIA 19 APRILE 2015
Presso l’oratorio S. Anna di Pontinia, hanno preso parte alla quinta edizione del “PARISH CUP LATINA” oltre cinquento ragazzi di ogni età, appartenenti alla diocesi pontina e non solo.
Organizzatori dell’evento l’ufficio pastorale del tempo libero del turismo e dello sport, l’ufficio pastorale giovanile, il centro diocesano delle vocazioni, l’ufficio pastorale della salute. Erano presenti inoltre varie associazioni: gli scouts, l’Azione Cattolica, la Croce Rossa Italiana, L’Aido, l’Associazione “LA VELA”, la Protezione Civile di Pontinia, e un bravissimo gruppo di cuoche, tutti hanno contribuito alla riuscita dell’evento.
I giochi, hanno visto impegnati i giovani nel calcetto maschile e femminile, nella palla a volo mista e in altre attività ludiche.
L’evento nasce da un progetto educativo, rivolto ai ragazzi delle parrocchie attraverso il ricorso ad attività ludiche e sportive, con una attenzione speciale alla solidarietà, dove quest’anno i fondi raccolti verranno destinati all’associazione “Casetta Gaia” che a Latina offre ospitalità ai piccoli pazienti oncologici con le loro famiglie, le quali devono sostenere cure mediche negli ospedali di zona.
Alle ore 13.00 è stata celebrata la santa messa officiata da S. E. mons. Mariano Crociata, per poi proseguire dopo il pranzo con la seconda parte delle attività sportive e le premiazioni delle squadre vincitrici.
Si ringraziano per l’ospitalità i padri Piamartini e in particolare il parroco padre Valeriano.
Pasqua di Resurrezione
Pasqua di Risurrezione del Signore
La Pasqua è il culmine della Settimana Santa, è la più grande solennità per il mondo cristiano, e prosegue poi con l’Ottava di Pasqua e con il Tempo liturgico di Pasqua che dura 50 giorni, inglobando la festività dell’Ascensione, fino all’altra solennità della Pentecoste.
La Risurrezione è la dimostrazione massima della divinità di Gesù, non uno dei numerosi miracoli fatti nel corso della sua vita pubblica, a beneficio di tante persone che credettero in Lui; questa volta è Gesù stesso, in prima persona che indica il valore della sofferenza, comune a tutti gli uomini, che trasfigurata dalla speranza, conduce alla Vita Eterna, per i meriti della Morte e Resurrezione di Cristo.
Venerdì santo
VENERDÌ SANTO
Celebrazione della Passione del Signore
In questo giorno e nel giorno seguente, la Chiesa, per antichissima tradizione, non celebra l'Eucaristia.Nelle ore pomeridiane ha luogo la celebrazione della Passione del Signore. Commemoriamo insieme i due aspetti del mistero della croce: la sofferenza che prepara la gioia di Pasqua, l'umiliazione e la vergogna di Gesù da cui sorge la sua glorificazione. Oggi è già Pasqua: Cristo che muore sulla croce «passa» da questo mondo al Padre; dal suo costato sgorga per noi la vita divina: noi «passiamo» dalla morte del peccato alla vita in Dio.
La celebrazione si svolge in tre momenti: Liturgia della Parola, Adorazione della Croce, Comunione eucaristica.Non vi è Antifona d'inizio; la solenne azione liturgica comincia con la preghiera silenziosa, in ginocchio, di tutta l'assemblea.
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