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Centri di Ascolto – Mercoledì 14 Dicembre ore 21:00

TAVOLATO Pompili Pietro – Migl. 46 ½ dx STATISTI Antelmi Grazio – V. A. Moro
LUNGO BOTTE Antonella e Daniela Lauretti – Migl. 49 B.GO PASUBIO Antonnicola Mario – V. Manzoni
OLTRE SISTO Monti Maurizio – V. Formicosa C. STORICO EST Del Nista Paolo – V. Lazio
POETI Antonnicola Mario – V. Manzoni C. STORICO NORD Agnese Ricci Mancini – Viale A. Aleardi
LATINI Gassarato Lino – V. dei Latini C. STORICO OVEST Antonnicola Mario – V. Manzoni
MUSICISTI Ceci Vincenzo – V. Paganini C. STORICO SUD Viadana Carmine – V. Sicilia, 12

70 ANNI DI PRESENZA PIAMARTINA

Di questi 70 anni di presenza dei Religiosi della Congregazione S. Famiglia di Nazareth di San Giovanni Battista Piamarta a Pontinia, ho avuto l’opportunità di conoscere molti dei Padri che si sono succeduti alla guida religiosa dellanostra parrocchia e tutti mi han sempre manifestato un grande amore verso Pontinia e la sua gente. Quando ne parlavano, hanno sempre sottolineato la fede della comunità, la disponibilità verso i Padri e, quello che è più importante, l’accoglienza del messaggio del Vangelo. È questo il cammino che vorrei che continuasse e che sento prioritario per il ministero della comunità religiosa piamartina, impegnata ancora oggi nella nostra parrocchia.

Una comunità che fa sua la visione della vita di Padre Piamarta, vuole reagire all’individualismo che pervade la cultura attuale; vuole essere testimone di relazioni umanizzanti, condivise, capaci di generare un ambiente caldo di fraternità e amicizia; privilegia chi è debole, chi si sente scoraggiato, insicuro, specialmente trai giovani; vuole essere un punto di riferimento di relazioni che consolano e sanno incoraggiare. Dobbiamo impegnarci a formare persone esperte in umanità, con un forte spessore spirituale, che sanno abitare il creato in modo rispettoso e testimoniano una fraternità vissuta e credibile. La conoscenza più approfondita  di San Giovanni Battista Piamarta ci può aiutare, anche oggi, a realizzare e a vivere il messaggio del Vangelo.

Padre Piamarta dice: “la gratitudine deve essere la massima virtù della nostra Congregazione religiosa”. La nostra non può essere una gratitudine di facciata, ma una gratitudine fatta di coerenza di vita secondo l’insegnamento di Gesù. Solo così possiamo celebrare in modo sempre nuovo e attuale il 70° di presenza dei Padri piamartini in Pontinia.

Possiamo dire il nostro grazie al Signore, ai religiosi piamartini e a tutti coloro che con forza e con il loro lavoro quotidiano ci hanno trasmesso la fede di Gesù, nostro fratello e maestro di vita.

Un grazie alla Signora Rossana Baldo, che cura la "cronaca" della nostra parrocchia; All'Ing. Marcelo Martorelli, attento redattore di "Pace a Te"; a Mssimiliano Marchetto, che segue con competenza e aggiorna il nostro sito web; al Signor Antonio Abbatiello, per le fotograie; un grazie particolare al Diacono Dott. Claudio Galeazzi per questo lavoro, frutto della sua ricerca storica, che ha saputo realizzare com competenza e amore verso i Padri e verso la città di Pontinia.

Padre Giancarlo Orlini

parroco

Centri di Ascolto – Mercoledì 7 Dicembre ore 21:00

TAVOLATO Cerrocchi Bernardino – Migl. 46 ½ sx STATISTI Antelmi Grazio – V. A. Moro
LUNGO BOTTE Roma Lino e Giuliana Migl. 49 B.GO PASUBIO Sartori Laura – V. Manzoni
OLTRE SISTO Battello Michele – Migl. 51 C. STORICO EST Del Nista Paolo – V. Lazio
POETI Sartori Laura – V. Manzoni C. STORICO NORD Iaquone Paola – Viale Italia
LATINI Venditti Enrico – V. dei Latini C. STORICO OVEST Sartori Laura – V. Manzoni
MUSICISTI Saralli Franco – V. Verdi C. STORICO SUD Marangoni Bellachioma Giulia – V. Cavour

 

La storia del re che morì amando, all’inverosimile

ricordati-di-meSe sei il Cristo, salva te stesso! Sono scandalizzati gli uomini religiosi: che Dio è questo che lascia morire il suo Messia?
Si scandalizzano i soldati, gli uomini forti: se sei il re, usa la forza! Salvati. C'è forse qualcosa che vale più della vita? Ebbene sì, risponde la narrazione della Croce, qualcosa vale di più, l'amore vale più della vita. E appare un re che muore ostinatamente amando; giustiziato, ma non vinto; che noi possiamo rifiutare, ma che non ci rifiuterà mai. E la risurrezione è il sigillo che un amore così non andrà mai perduto.
Un malfattore appeso alla croce gli chiede di non essere dimenticato e lui lo prende con sé. In quel bandito raggiunge tutti noi, consacrando – in un malfattore – la dignità di ogni persona umana: nella sua decadenza, nel suo limite più basso, l'uomo è sempre amabile per Dio. Proprio di Dio è amare perfino l'inamabile. Non ha meriti da vantare il ladro. Ma Dio non guarda al peccato o al merito, il suo sguardo si posa sulla sofferenza e sul bisogno, come un padre o una madre guardano solo al dolore e alle necessità del figlio.
Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. E Gesù non solo si ricorda, fa molto di più: lo porta con sé, se lo carica sulle spalle, come fa il pastore con la pecora perduta, lo riporta a casa: sarai con me! E mentre la logica della nostra storia sembra avanzare per esclusioni, per separazioni, per respingimenti alle frontiere, il Regno di Dio è la terra nuova che avanza per inclusioni, per abbracci, per accoglienza.
Ricordati di me prega il peccatore, sarai con me risponde l'amore. Sintesi estrema di tutte le possibili preghiere.
Ricordati di me, prega la paura, sarai con me, risponde l'amore. Non solo il ricordo, ma l'abbraccio che stringe e unisce e non lascia cadere mai: con me, per sempre.

Le ultime parole di Cristo sulla croce sono tre parole regali, tre editti imperiali: oggi – con me – paradiso.
Oggi: adesso, subito; ecco l'amore che ha sempre fretta; ecco l'istante che si apre sull'eterno, e l'eterno che si insinua nell'istante.
Con me: mentre la nostra storia di conflitti si chiude in muri, frontiere e respingimenti, il Regno di Dio germoglia in condivisioni e accoglimenti.
Nel paradiso: quel luogo che brucia gli occhi del desiderio, quel luogo immenso e felice che «solo amore e luce ha per confine».
E se il primo che entra in paradiso è quest'uomo dalla vita sbagliata, allora non c'è nulla e nessuno di definitivamente perduto, nessuno è senza speranza. Le braccia del re-crocifisso resteranno spalancate per sempre, per tutti quelli che riconoscono Gesù come compagno d'amore e di pena, qualunque sia il loro passato: è questa la Buona Notizia di Gesù Cristo.

Padre Ermes Ronchi

 

Pellegrinaggio 13/11/2016 – Cava dei Tirreni – Vietri sul Mare – Salerno

Anno Santo della Misericordia – Pellegrinaggio del 13/11/2016

Itinerario: Porta santa dell'Abbazia di Cava de' Tirreni, sosta a Vietri, visita al Duomo e alle Luci d'artista di Salerno

Perché desiderare tanto di tornare in un luogo? Perché in quel luogo si addensano bellezza, gioia, speranza : c'è pienezza di vita.

Così è stato per molti di noi partecipanti al viaggio di Cava de' Tirreni, Vietri e Salerno. In più, quest'anno si è aggiunta la forte motivazione del pellegrinaggio giubilare che esplicita tutto un percorso intimo, un'ascesi spirituale per conquistare più alti livelli di misericordia, fino ad essere “Misericordes sicut Pater” (misericordiosi come Dio Padre).

La misericordia è l'essenza del Vangelo, come Papa Francesco non si stanca di spiegare e annunciare con vigore alla Chiesa e a tutto il mondo.

Ed eccoci, dunque, pellegrini alla Porta santa della millenaria Abbazia benedettina di Cava de' Tirreni in provincia di Salerno, che estese la sua influenza spirituale a quattrocento dipendenze, fino a Monreale.

È la prima meta per un bel gruppo di cinquanta parrocchiani, partiti prima dell'alba, in un raro giorno di sole. Con un buon dossier di canti e di notizie sui luoghi, ci siamo preparati con il Rosario e le meditazioni proprie dell'Anno santo.

È stato problematico arrivare fin lassù, per strade molto strette e tortuose (un elogio ai nostri autisti!), ma ci  ricompensa uno scenario meraviglioso: un'abbazia austera, quasi scavata nel monte, in un contesto di fitti boschi.

La nostra affabile guida Anna, ci ha condotto a visitare l'eremo di S.Alferio da Cluny, la chiesa e il chiostro, di una bellezza insospettabile, e infine, il Cimitero longobardo sottostante, testimone di tanti rifacimenti lungo i secoli.

Al suono delle campane l'attraversamento della Porta santa e l'ingresso nella Chiesa per la S. Messa, celebrata dall'Abate-Vescovo Michele Petruzzelli e dai suoi monaci benedettini, con la maestosa sonorità dell'organo absidale (3600 canne).

Molto emozionati da tanta bellezza e spiritualità, siamo scesi, sempre lentamente, verso Vietri, dove ci è stato servito il caratteristico e ottimo “Giro di pizza di Gragnano”.

A seguire, la sosta nell'incantevole Vietri, traboccante di vetrine di fine ceramica, per cui è famosa anche oltre confine.

Ripartiti per Salerno, non accogliendo gli autisti il percorso del Viadotto Gatto, lontano dal centro, suggerito dalla guida, ci siamo diretti allo Stadio Arechi per prendere  la vicina metropolitana ed arrivare verso le 16:30 nei pressi del Duomo di S. Matteo apostolo ed evangelista, patrono di Salerno.

Ma… essendo in corso un'importante partita di calcio, la strada per il “trenino” era transennata dalla polizia.

Gli autisti decidono di raggiungere il centrale Corso Garibaldi, anche senza il “pass”, e proprio lì abbiamo perso circa un'ora e mezza perché la città non era solo intasata ma “invasata” di migliaia di auto che procedevano a malapena.

Con fatica abbiamo raggiunto la nostra brava guida, Ivana, che ci ha condotto in vie e in piazze da sogno: le luci d'artista splendevano sul nostro capo come in una fiaba.

Soprattutto Piazza della Rotonda era stata trasformata in una illustrazione delle “Mille e una notte”, con una profusione di grandi arabeschi ed archi, sovrastati da un luminosissimo cielo fitto fitto di stelle e pianeti; poi Piazza S. Agostino rielaborata nello scenario di una caratteristica casa giapponese, annunciata nelle vie di accesso da grandi ventagli multicolori della Madame Butterfly. E ovunque, corsi e traverse, stracolmi di turisti con il naso all'insù, propongono tralci di rose luminose, fino a raggiungere Piazza Duomo con le affascinanti luminarie di schiere di angeli musici, stilizzati.

Entriamo nel largo chiostro annesso al Duomo, con colonne di stili diversi e le preziose “riggiole” (tegole) in ceramica, e il portale mediano con imposte bronzee fuse a Costantinopoli (1099), uno dei cinque ancora presenti in Italia, nelle chiese della costa amalfitana. Siamo ora nel grandioso edificio del Duomo, a tre navate, rimaneggiato nei secoli, impreziosito dal candelabro pasquale e da due amboni di stile cosmatesco, simili a quello dell'Abbazia di Cava.

Scendiamo nella Cripta di S. Matteo, dove veneriamo le sue reliquie poste sotto la statua bifronte, di marmo nero.

Tutto intorno pareti, colonne, soffitto ornati di marmi policromi, incastonati pazientemente per formare tralci di fiori, di vite o per dare risalto a figure di santi. Ci raccogliamo in preghiera per l'evangelizzazione nella nostra parrocchia, cui è doveroso offrire il nostro impegno.

La guida si sofferma sui numerosi affreschi del soffitto, che illustrano episodi della vita di Gesù tratti da Vangelo di S. Matteo, affreschi che compongono la cosiddetta “Bibbia dei poveri” per i tanti analfabeti del tempo.

Siamo circondati da così tanta bellezza, da arte intesa come inno di lode, che veramente non so quanto tempo resteremmo qui a stupirci. Ma è tardi, non c'è neppure il tempo, purtroppo, per ammirare altre luminarie, dato che ci attende un faticoso percorso per raggiungere il pullman, nel traffico inarrestabile, convulso della città.

Finalmente riposiamo, godendoci un buon film di Siani “Si accettano miracoli”, che ci rallegra con la sua ingenua comicità, non certo priva, però, di spunti per cineforum.

Si fa infine la sintesi del programma svolto, ringraziando il Signore per il bel giorno trascorso insieme e chiudendo con il canto “Salve Regina”, consapevoli del dono dell'indulgenza plenaria e dei legami di solidarietà e di fiducia che ci hanno sostenuto. Sollecitati a comunicare un parere, una emozione, si esprime solo il nostro artista Franco Turco che si definisce “edificato”, poi, quasi in dirittura d'arrivo, emerge la sua straordinaria cultura e simpatia, in filastrocche romanesche e in dialetto ciociaro, accolte da un grande applauso e da un bonario richiamo: “Te dovevi sveglia' prima!”. Grazie, Franco!

Rientriamo a Pontinia con un'ora e mezza di ritardo (23:30), ringraziando gli autisti e auspicando di tornare a vedere con calma le “Luci d'artista” di Salerno, ma non nei fine settimana!

Teresa Zicchieri 

(in accordo con Silvana Zorzini)  

Rinnovo del Consiglio Pastorale Parrocchiale

rinnovo_consiglio_2015Dallo “Statuto e Regolamento”
“La Parrocchia è una determinata comunità di fedeli che viene costituita stabilmente nell’ambito di una Chiesa particolare e la cui cura pastorale è affidata, sotto l’autorità di un Vescovo Diocesano, ad un Parroco quale suo proprio pastore.” (C.I.C. 511)
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale (CPP) è una struttura importante in cui tutto il popolo di Dio si sente parte viva e responsabile della missione della Chiesa.
E’ fondamentale, perche l’azione del CPP sia efficace, che i membri costituiscano una vera comunità di fede, siano testimoni di una fraterna comunione in Cristo e un’espressione di vita della comunità cristiana locale.
Compito del CPP è quello di “promuovere l’attività pastorale” (c. 536) in comunione con il Vescovo e con il Parroco.
Nel CPP, quale organo promotore di comunione e di partecipazione, sono rappresentate tutte le componenti ecclesiali: clero, religiosi, laici.
Possono essere membri del CPP coloro che, battezzati e cresimanti, abbiano compiuto i 18 anni e siano canonicamente domiciliati nella
parrocchia o operanti stabilmente in essa.
Elettori sono tutti coloro che, battezzati, abbiano compiuto i 18 anni e siano canonicamente domiciliati nella parrocchia o operanti stabilmente
in essa.
 
 

FESTA DEL RINGRAZIAMENTO 2016

FESTA DEL RINGRAZIAMENTO 2016

Nella fertilità della terra che ci dà di che vivere lo sguardo credente scorge un’espressione forte dell’amore di Dio per le sue creature, cui nella preghiera si indirizza il ringraziamento. 

La stessa preghiera ci guida anche a scoprire che, nel coltivare la terra, gli esseri umani operano come collaboratori dell’azione provvidente di Dio, che nutre e sostiene la vita.

Dipendenza da Internet – Quali rischi e quali danni?

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Se aveste fede quanto un granello di senape …

senape1Gli apostoli dissero al Signore: "Accresci in noi la fede!". Tutti noi possiamo fare nostra questa invocazione. Anche noi come gli Apostoli diciamo al Signore Gesù: "Accresci in noi la fede!". Sì, Signore, la nostra fede è piccola, la nostra fede è debole, fragile, ma te la offriamo così com'è, perché Tu la faccia crescere. "Signore, accresci in noi la fede!"
Ho paura che molti non comprendano l'importanza di avere la fede, di crescere nella fede… in mezzo a tanta gente che vuole distruggere la fede, che immette nella cultura e nel modo di pensare materialista che vorrebbe convincere che avere la fede significa non divertirsi, non essere felici, che la felicità è da un'altra parte… E molte persone ci cascano e rischiano di rovinare la propria vita, dandosi solo alle mondanità o, al meglio, alle carriere e ai miraggi umani. Persone che rischiano di perdere e rovinare la propria vita nell'eternità: "che cosa serve guadagnare anche il mondo intero, se poi uno perde la sua anima?" ci dice Gesù..
Ecco l'importanza della fede: la fortuna, la gioia, il dono della fede, la luce e la forza della fede!
E il Signore che cosa ci risponde? Risponde: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire…. Il seme della senape è piccolissimo, però Gesù dice che basta avere una fede così, piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente quasi impossibili, impensabili. Ed è vero! Tutti conosciamo persone semplici, umili, ma con una fede fortissima, che davvero spostano le montagne! Pensiamo, per esempio, a certe mamme e papà che affrontano situazioni molto pesanti; o a certi malati, anche gravissimi, che trasmettono serenità a chi li va a trovare. Queste persone, proprio per la loro fede, non si vantano di ciò che fanno, anzi, come chiede Gesù nel Vangelo, dicono: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
In questo mese di ottobre, che è dedicato in particolare alle missioni, possiamo pensare a tanti missionari, uomini e donne, che per portare il Vangelo hanno superato ostacoli di ogni tipo, hanno dato veramente la vita; come dice san Paolo a Timoteo: «Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro, ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo». "Ravviva il dono di Dio che ti è stato dato. Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità…" Questo però riguarda tutti: ognuno di noi, nella propria vita di ogni giorno, può e deve dare testimonianza a Cristo, con la forza di Dio, la forza della fede. La fede piccolissima che noi abbiamo, ma che è forte e che aiuta a compiere cose grandi! Con questa forza dare testimonianza di Gesù Cristo, essere cristiani con la vita, con la nostra testimonianza, col nostro amore.
Papa Francesco ci invita fortemente ad essere evangelizzatori e missionari per portare a tutti la gioia del vangelo.
E come attingiamo questa forza? La attingiamo da Dio nella preghiera e nella formazione cristiana. La formazione cristiana avviene nelle varie forme di catechesi, di incontri, di parola di Dio, di esperienza, di evangelizzazione.

Don Roberto Rossi

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