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Atto di affidamento a Maria

O Maria, Madre Santa,
che hai dato alla luce il Re dell’eterna gloria
e, dopo averlo seguito fedelmente fino al Calvario,
hai atteso intrepida la sua risurrezione
rivolgi il tuo sguardo a noi tuoi amati figli.

A te, o Maria, affidiamo la nostra città,
che ti riconosce e invoca come Madre.

Guardaci con benevolenza;
a te sono noti i nostri peccati e le nostre virtù,
le nostre ricchezze e le nostre miserie,
le nostre debolezze e i nostri gesti di bontà.

Veglia sulle case e sulle nostre famiglie della nostra comunità
Sulle nostre scuole, le industrie, gli uffici
E tutte le molteplici espressioni
Dell’operosità quotidiana.
Assisti i giovani, i disoccupati, i poveri, gli emarginati
Che cercano uno spazio di vita e un soffio di speranza.

Fa che non si estingua nelle nuove generazioni
La fede trasmessa dai Padri;
resti vivo e coerente
il senso dell’onestà e della generosità,
la concordia operosa,
l’attenzione ai piccoli, agli anziani e agli ammalati,
la premurosa apertura verso chi soffre,
lotta e spera in un avvenire di giustizia e di pace.
Intercedi per noi, o Vergine Maria, Madre dell’unità.

La tua materna protezione, o Maria,
ci accompagni ogni giorno, nel cammino del tempo
verso l’incontro finale con Cristo.

Programma della Settimana Santa

La Santa Messa 29/03/2020

Santa Messa 22 Marzo

https://www.facebook.com/ParrocchiaSantAnnaPontinia

Via Crucis – 20/03/2020 ore 17:00

Santa Messa 15 Marzo 2020

Preveniamo il contagio

Come crescere bambini felici

Incontri in oratorio, che aiutano a migliorare la comunicazione tra adulti e bambini (0-7 anni) e insegnano a gestire i conflitti
-Sabato 1 febbraio ore 17.00-18:30
-Sabato 8 febbraio
-Sabato 15 febbraio
-Sabato 22 febbraio
Gli Incontri sono tenuti dalle Dott.sse Paola Cavaricci (psicologa e psicoterapeuta) e Angela Cavaricci (sociologa)
(è previsto il servizio di assistenza per i bambini 4-7 anni)

Il mondo ha bisogno di credenti credibili

Sei tu, o ci siamo sbagliati? Giovanni, il profeta granitico, il più grande, non capisce. Troppo diverso quel cugino di Nazaret da ciò che la gente, e lui per primo, si aspettano dal Messia. Dov’è la scure tagliente? E il fuoco per bruciare i corrotti?
Il dubbio però non toglie nulla alla grandezza di Giovanni e alla stima che Gesù ha per lui. Perché non esiste una fede che non allevi dei dubbi: io credo e dubito al tempo stesso, e Dio gode che io mi ponga e gli ponga domande. Io credo e non credo, e lui si fida. Sei tu? Ma se anche dovessi aspettare ancora, sappi che io non mi arrendo, continuerò ad attendere.
La risposta di Gesù non è una affermazione assertiva, non pronuncia un sì o un no, prendere o lasciare. Lui non ha mai indottrinato nessuno. La sua pedagogia consiste nel far nascere in ciascuno risposte libere e coinvolgenti. Infatti dice: guardate, osservate, aprite lo sguardo; ascoltate, fate attenzione, tendete l’orecchio. Rimane la vecchia realtà, eppure nasce qualcosa di nuovo; si fa strada, dentro i vecchi discorsi, una parola ancora inaudita. Dio crea storia partendo non da una legge, fosse pure la migliore, non da pratiche religiose, ma dall’ascolto del dolore della gente: ciechi, storpi, sordi, lebbrosi guariscono, ritornano uomini pieni, totali.
Dio comincia dagli ultimi. È vero, è una questione di germogli. Per qualche cieco guarito, legioni d’altri sono rimasti nella notte. È una questione di lievito, un pizzico nella pasta; eppure quei piccoli segni possono bastare a farci credere che il mondo non è un malato inguaribile.
Gesù non ha mai promesso di risolvere i problemi della terra con un pacchetto di miracoli. L’ha fatto con l’Incarnazione, perdendo se stesso in mezzo al dolore dell’uomo, intrecciando il suo respiro con il nostro. E poi ha detto: voi farete miracoli più grandi dei miei. Se vi impastate con i dolenti della terra. Io ho visto uomini e donne compiere miracoli. Molte volte e in molti modi. Li ho visti, e qualche volta ho anche pianto di gioia. La fede è fatta di due cose: di occhi che sanno vedere il sogno di Dio, e di mani operose come quelle del contadino che «aspetta il prezioso frutto della terra» (Giacomo 5,7). È fatta di uno stupore, come un innamoramento per un mondo nuovo possibile, e poi di mani callose che si prendono cura di volti e nomi; lo fanno con fatica, ma «fino a che c’è fatica c’è speranza» (Lorenzo Milani).
Cosa siete andati a vedere nel deserto? Un bravo oratore? Un trascinatore di folle? No, Giovanni è uno che dice ciò che è, ed è ciò che dice; in lui messaggio e messaggero coincidono. Questo è il solo miracolo di cui la terra ha bisogno, di credenti credibili.

Padre Ermes Ronchi

San Giovanni Battista Piamarta

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