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La meravigliosa sfida dell’Associazione “La Rete”

Nella serata del 5 agosto scorso abbiamo avuto modo di assistere allo spettacolo “In 18 tra Hollywood e Cinecittà”, organizzato dai volontari dell’Associazione “La Rete”, che ha visto come protagonisti diciotto ragazzi disabili, annunciati come dei veri attori professionisti.
Una scommessa difficile attendeva questi “ragazzi”: portarsi in scena, prima a Pontinia, ora a Sabaudia, guidati dai volontari, loro “angeli custodi”.
Che cosa dire al termine dello spettacolo? Che tra grandi, fragorosi applausi anche tutti noi siamo entrati nella “Rete”. È una rete invisibile agli occhi, come tutto ciò che è essenziale: “Non si vede bene che con il cuore”, leggiamo nell’incantevole avventura stellare de “Il Piccolo Principe”.
Le sue maglie, visibilissime al cuore, abbracciano i presenti che, in gran numero, sono accorsi nell’anfiteatro del Parco del Circeo, già pregustando la gioia di assistere, come nello scorso anno, a qualcosa di miracoloso.[…]
 
A cura di: Giulia Medici e Teresa Zicchieri
 
Continua la lettura: La meravigliosa sfida
 
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In udienza da Papa Francesco

papa-francescoGià più volte ed in più occasioni, molti ci  esprimevano il profondo e sincero desiderio di vedere il nuovo Papa. Ce lo chiedevano, per esempio in occasione delle Benedizioni delle famiglie. Ma sono state soprattutto le richieste spontanee  piene di speranza dei bambini della Prima Comunione e di altri ragazzi del Catechismo che mi han spinto a fare ufficialmente la richiesta al Papa per un’Udienza.

Abbiam parlato fra noi sacerdoti e con alcuni catechisti e ci è sembrata opportuna una data che potesse far da cerniera fra le vacanze e la ripresa delle attività.
Così ho deciso di scrivere al Santo Padre, attraverso la Prefettura della Casa Pontificia, incaricata di vagliare ed  organizzare le sue Udienze e Visite.  
Nella lettera, dopo aver presentato brevemente la nostra Parrocchia, ho aggiunto:
 “ Santo Padre,….. questa udienza  è un desiderio-richiesta che mi hanno fatto insistentemente le bambine ed i bambini delle Prime Comunioni: “ Abbiamo ricevuto Gesù, ora vogliamo vedere il Papa. Preghiamo sempre per Lui, ci piacerebbe tanto vederLo e pregare con Lui. Chiediglielo.” 
Mi rendevo conto che, viste le richieste sempre più numerose da tutto il mondo, i tempi da me richiesti potevano essere stretti , ma ho confidato nel cuore e nella generosità del Papa.  E così dopo cinque giorni mi è arrivata la risposta con tanto di stemma pontificio:
“La prefettura della Casa Pontificia si premura confermare la vostra  partecipazione all’ Udienza Generale del Santo Padre
 di Mercoledì 11 settembre p.v. in Vaticano alle ore 10,30”
Credo che sia davvero un’ occasione bella ed importante da non lasciar sfuggire, anche a costo di qualche sacrificio. Cogliamola ed andiamoci in tanti.
Con affetto.  Pace a tutti voi. 

P. Valeriano Montini

PS. 
Sono aperte le iscrizioni in Parrocchia.
Favorite ed incoraggiate la partecipazione dei bambini e dei ragazzi anche accompagnandoli.
 

 

 

Il prezioso stendardo di Sant’Anna di Pontinia

ttendevamo come una sorpresa per la Festa di S. Anna ’13 di poter rivedere esposto in chiesa il “restaurato” “Gagliardetto dell’ Unione delle donne cattoliche di Pontinia”.  Un’icona dell’immediato dopo guerra e del secondo decennio della nostra città. Ma la malattia, non prevista dell’ anziana  monaca di clausura che si è presa davvero a cuore la certosina ricostruzione dei ricami e del fondo di seta quasi totalmente rovinati, ci costringe a rimandare questo atteso ritorno fra noi del simbolo del coraggio e della devozione cristiana delle nostre madri-nonne pioniere, anzi delle nostre coraggiose e forti famiglie.
 
Ecco almeno la cronaca-racconto della visita al “Laboratorio di restauro" : Il prezioso stendardo di Sant'Anna di Teresa M. e Silvana Z.
 

Secondo Pellegrinaggio a Lanciano e Manoppello

Se dovessi, in una sola nota, racchiudere l’abbondanza di stimoli pervenutici sin dalle prime ore del mattino, già sul pullman e lungo tutta la giornata di noi “pellegrini”, come appunto ognuno di noi si “rappresentava”, sceglierei quale segno espressivo ed unificante del nostro “essere pellegrini in cammino”, il vocabolo “parola”, specie quando essa è elargita a piene mani, o meglio, donata..
Ogni parola donata è sempre testimonianza di alterità, viaggio per l’altro e con l’altro.
L’altro è punto di arrivo, e nell’altro la parola donata ne conferma l’autenticità, ne rafforza il valore sprigionando energie e competenze.
Ma allorché la parola donata nasce dal cuore per veicolare la “Parola di Dio”, quella dei Salmi, del Vangelo, ecc., non c’è dubbio ch’essa, autentica e veritiera, oltre che ascoltata, è fatta propria, desiderata e desiderante.
E P. Valeriano in questo è oltremodo un “testimone veritiero”. Un Padre che nel donare la parola, dona se stesso; vive la parola e ne dà testimonianza. In ogni parola vibra l’essenza del suo essere con l’altro: ha forza propulsiva, convincente e partecipata. Direi che siamo stati cullati dalla “Sua Parola”, quella del Signore, immersi nella Parola, spronati dalla Parola.
 
Continua la lettura dell'articolo a cura di Marcello Calisi e Teresa Medici da questo link:  La parola donata
 

Un cuore che vede

File:Samaritan.jpgIl Vangelo di questa domenica si apre con la domanda che un dottore della Legge pone a Gesù: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Sapendolo esperto nelle Sacre Scritture, il Signore invita quell'uomo a dare lui stesso la risposta, che infatti egli formula perfettamente, citando i due comandamenti principali: amare Dio con tutto il cuore, tutta la mente e tutte le forze, e amare il prossimo come se stessi. Allora il dottore della Legge, quasi per giustificarsi, chiede: "E chi è mio prossimo?". Questa volta, Gesù risponde con la celebre parabola del "buon Samaritano", per indicare che sta a noi farci "prossimo" di chiunque abbia bisogno di aiuto. Il Samaritano, infatti, si fa carico della condizione di uno sconosciuto, che i briganti hanno lasciato mezzo morto lungo la strada; mentre un sacerdote e un levita erano passati oltre, forse pensando che a contatto con il sangue, in base ad un precetto, si sarebbero contaminati. La parabola, pertanto, deve indurci a trasformare la nostra mentalità secondo la logica di Cristo, che è la logica della carità: Dio è amore, e rendergli culto significa servire i fratelli con amore sincero e generoso.
Questo racconto evangelico offre il "criterio di misura", cioè "l'universalità dell'amore che si volge verso il bisognoso incontrato «per caso», chiunque egli sia". Accanto a questa regola universale, vi è anche un'esigenza specificamente ecclesiale: che "nella Chiesa stessa, in quanto famiglia, nessun membro soffra perché nel bisogno". Il programma del cristiano, appreso dall'insegnamento di Gesù, è "un cuore che vede" dove c'è bisogno di amore, e agisce in modo conseguente .(si può riprendere l'insegnamento dell'enciclica Deus Caritas est oppure i richiami preziosi di papa Francesco)
Gesù risponde allo scriba desideroso di sapere chi è il suo prossimo non con una definizione teorica, ma con la parabola del buon Samaritano, che ha tutta la parvenza di un fatto tratto dal vero. Gesù la racconta mentre sta attraversando la Samaria, diretto a Gerusalemme. Continuando il suo cammino, Egli passerà da Gerico. Risalirà quella strada da cui è disceso l'uomo della parabola che cade nelle mani dei briganti.
E' una strada ripida e in mezzo a dirupi e burroni, che sale attraverso l'arido deserto di Giuda, simbolo del cammino tenebroso del male ma anche di quello faticoso della Redenzione. […]

Continua la lettura: buon samaritano

Don Roberto Rossi

In udienza da Papa Francesco

Pellegrinaggio a Lanciano e Manoppello

È sera, ormai. Siamo appena rientrati dal pellegrinaggio in Abruzzo e ci scambiamo velocemente le nostre impressioni: che cosa ti è piaciuto di più del viaggio? La risposta unanime è “Tutto, proprio tutto!”.
Anch’io sono tranquilla e serena, appagata: questo giorno non è trascorso invano.
Siamo partiti all’alba per Lanciano (CH), l’antica Anxanum dei Frentani, per adorare l’Ostia del Miracolo Eucaristico, antico di dodici secoli, per poi raggiungere Manoppello e sostare in contemplazione del Volto Santo.
Il nostro parroco-missionario P. Valeriano Montini, si prodiga affinché questo gruppo di  56 parrocchiani si amalgami e si concentri sul significato spirituale vero, profondo del viaggio. Nessuno di noi è un’isola, una monade, nessuno di noi è qui per caso, egli afferma con forza, ma siamo stati chiamati uno per uno dal Signore per formare una piccola comunità in preghiera, in ascolto di ciò che Lui vorrà suggerirci in questo pellegrinaggio.
Così, il rosario scorre nelle nostre mani, mentre meditiamo le emozionanti riflessioni di “Don” Tonino Bello, il Vescovo di Molfetta, già proclamato Servo di Dio.
“Santa Maria, egli invoca, mettiti affianco a noi; se ci vedi sbandare non aspettare il nostro grido di aiuto. Tu che sei stata ai piedi della croce, ripeti quell’esperienza con noi, sorvegliaci nell’ora suprema e implora la misericordia del tuo Figlio affinché entriamo nel suo regno di luce”.
Anche le litanie lauretane, spiegate approfonditamente dal parroco, rivelano tutta la loro bellezza, che scende in noi come un balsamo.
 A questa meraviglia spirituale corrispondono le meraviglie del paesaggio che scorre sotto i nostri occhi, ben diverso da quello dell’Agro Pontino.
Ammiriamo le montagne, sempre più imponenti, fino alla Maiella, alta quasi il doppio della nostra Semprevisa; la natura è in festa in questo inizio d’estate: le verdi pendici sono fittamente punteggiate da innumerevoli cespugli di ginestre, di un giallo radioso. La preghiera è spontanea: quante sono le tue opere, Signore. Le hai fatte tutte con saggezza; la Terra è piena delle tue creature. Benedici il Signore, anima mia (dal salmo 103).[…]
 
 
Teresa Medici

Da Pontinia Radio Maria – Ora di Spiritualità

Oggi, dalle 16:45 alle 17:45, ora di spiritualità in diretta dalla Chiesa S.Anna di Pontinia

NON MANCATE!!!

 

La domanda decisiva “Chi sono io per te?”

Gesù dice al paralitico: «Àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». Quello si alzò e prese la sua barella e se ne andò.Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare… Silenzio, solitudine, preghiera sono il grembo in cui si chiarisce l'identità profonda. Sono i momenti in cui la verità si fa come tangibile, la senti sopra, sotto, intorno a te come un manto luminoso; in cui ti senti docile fibra dell'universo. E in quest'ora speciale Gesù pone la domanda decisiva, qualcosa da cui poi dipenderà tutto: fede, scelte, vita… ma voi chi dite che io sia?
Preceduta da un «ma», come in contrapposizione alle risposte della gente: dicono che sei un profeta, bocca di Dio e dei poveri, una creatura di fuoco e luce. Quella di Gesù non è una domanda per esaminare il livello di conoscenza che gli apostoli hanno di lui, ma contiene il cuore pulsante dei miei giorni di credente: Chi sono io per te? Non è in gioco l'esatta definizione di Cristo, ma la presa, lo spazio che occupa in me, nei pensieri, nelle parole, nella giornata. Il tempo e il cuore che mi ha preso.
Gesù, maestro di umanità, non impone risposte, ti conduce con delicatezza a cercare dentro di te. Allora il passato non basta, non serve riandare ad Elia o a Giovanni. In Gesù c'è un presente di parole mai udite, di gesti mai visti, una mano che ti prende le viscere e ti fa partorire (A. Merini). Partorire vita più grande.
Pietro risponde con la sua irruenza: tu sei il Cristo di Dio. Il messia di Dio, il suo braccio, il suo progetto, la sua bocca, il suo cuore. Ma Pietro non sa che cosa lo aspetta. La risposta di Gesù ci sorprende ancora: ordinò severamente di non dire niente a nessuno. Severamente, perché c'era il grave rischio di annunciare un Messia sbagliato. Ed è lui stesso a tracciare il vero volto del Figlio dell'Uomo che deve soffrire molto, venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Dio è passione, passione d'amore. Passione che sacrifica se stessa. Una passione che nessuna tomba può imprigionare.
Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
Seguire Cristo significa portare avanti il suo progetto. Ma come? Gesù non dice «prenda la mia croce», ma la sua, ciascuno la sua. Il progetto è unico, ma ognuno percorrerà la sua strada libera e creativa, diversa da tutte, che deve tracciare, che non è già tracciata. La croce è la sintesi del Vangelo. Qualunque sia il tuo stato di vita, l'età, il lavoro, la salute, tu puoi, con le tue fatiche, i tuoi talenti e le debolezze, prendere il Vangelo su di te e collaborare con Cristo alla sua stessa missione, allo stesso sogno di una umanità incamminata verso una vita buona, lieta e creativa, «non come un esecutore di ordini ma come un artista sotto l'ispirazione dello Spirito» (Maritain).

P. Ermes Ronchi

La compassione del Signore ridona la vita

Fig. 16 - La risurrezione del figlio della vedova di NaimNel piccolo paesino di Naim giunge Gesù accompagnato dai discepoli e da una folla numerosa, che canta e loda Dio con gioia. Mentre Egli sta per entrare attraverso la porta cittadina, ecco uscirne un corteo funebre. S'incontrano dunque due processioni: la processione "della morte", che esce dalla città ed accompagna la vedova che porta il suo unico figlio verso il sepolcro, e la processione "della vita", che entra in città ed accompagna Gesù.
Il Vangelo racconta con straziante semplicità che il giovanetto era l'unico figlio di una madre rimasta vedova. Su quel figlio la povera madre aveva concentrato tutto il suo amore e le sue speranze. Ed ora veniva proprio colpita nel suo affetto più caro.
E' la compassione che spinge Gesù a parlare e ad agire. Compassione significa letteralmente "soffrire con", assumere il dolore dell'altra persona, identificarsi con lei, sentire con lei il dolore. E' la compassione che mette in azione in Gesù il suo potere: il potere della vita sulla morte.
Il caso era particolarmente pietoso, e forse ciò spiega anche perché molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: "Non piangere!". Queste due parole erano state certamente ripetute centinaia o migliaia di volte in quella giornata alla povera donna, ma rimanevano soltanto parole e non avevano su di lei lo stesso effetto di quando le ha pronunciate Gesù.
Riferisce il Vangelo: Vedutala, il Signore ebbe pietà di lei. Dicevamo che Gesù si sentì fortemente commosso. Non chiese e non pretese dalla poveretta nulla che costituisse un atto di fede nei suoi riguardi. Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. "Ragazzo, dico a te, àlzati!" Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. E lo restituì a sua madre.
A volte, nel momento di un grande dolore causato dalla morte di una persona amata, qualcuno potrebbe dire: "Al tempo di Gesù, quando Egli camminava su questa terra, c'era speranza di non perdere una persona cara, poiché il Signore poteva risuscitarla". Queste persone considererebbero dunque l'episodio della risurrezione del figlio della vedova di Nain come un evento del passato, che suscita nostalgia e forse una certa invidia. L'intenzione del Vangelo, non può essere certo questa, bensì vuole aiutarci a sperimentare meglio la presenza viva di Gesù in mezzo a noi. E' lo Stesso Gesù, capace di vincere la morte e il dolore della morte, che continua a operare vivo in mezzo a noi. Lui è con noi oggi e, dinanzi ai problemi del dolore che ci abbattono, ci ripete: "Dico a te, alzati!"
La descrizione è quanto di più vivo ed immediato si possa immaginare; nella scena c'è tutto il realismo dei portatori che si fermano sorpresi da quell'inaspettato intervento, e del morto tornato in vita che sbalordito ben più dei portatori, per prima cosa si mette a sedere sulla bara, quasi per prendere il tempo per orientarsi e rendersi conto di quanto era successo..
Gesù ha operato in nome proprio, per virtù di un potere soprannaturale, avendo cura di affermarlo esplicitamente. E' stata questa la dimostrazione, la prova sperimentale di un'affermazione che Gesù aveva fatto un anno prima a Gerusalemme, quando i farisei lo avevano accusato di essere un bestemmiatore perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Il potere di risuscitare i morti appartiene solo a Dio. Egli possiede questo potere in nome proprio; perciò Egli è Dio.
Dal pianto si passa alla gioia. Glorificavano Dio, dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi". Dio ha visitato il suo popolo. Gesù ha pietà di una donna che non conosceva. Chissà quante donne sofferenti avrà incontrato, ma lei Lo ha colpito in modo particolare. I Suoi discepoli, coloro che Lo seguivano, stavano cantando, facevano festa, e forse questo Lo ha fatto commuovere. Come dire: "Noi stiamo ballando e cantando e qui c'è una donna che rimane sola, che soffre, che piange per la perdita di un figlio e con lei tutto il villaggio".
E che dire della donna? Probabilmente non avrebbe mai pensato che a consolarla di questo grande dolore si fosse presentato proprio Gesù stesso. Non Lo conosceva, ma ne avrà sicuramente sentito parlare; infatti, Gesù aveva già pronunciato il cosiddetto discorso delle beatitudini e tante persone Lo avevano ascoltato. Poteva anche aver pensato: "Adesso che io rimango sola, senza marito e senza figlio, quel Gesù di cui tanti parlano bene, dov'è?" Quando meno se lo aspetta, lo scorge innanzi a sè e non solo Egli la consola, ma compie per lei il miracolo di ridonarle il figlio.
Possiamo chiederci: Mi è mai capitato di sentire Gesù accanto, anche fisicamente? "Una persona dice: "A me sì, attraverso la guida spirituale, quando non molto tempo fa mi ha detto: "Non piangere, sii fiduciosa, vedrai che questo dolore passerà e rimarrà solo il ricordo di un brutto momento. Offri a Lui e starai meglio. E, se non passa, quella è la tua croce: Gesù ti darà la forza per portarla".
In questi casi, come alla vedova, Gesù non ci chiede niente di particolare, ma di fidarci soltanto di Lui, anche se non capiamo.
In quante circostanze ci siamo chiesti: "Gesù dove sei?" A volte ci sembra lontano, invece è lì, non Lo vediamo, non Lo sentiamo ma è lì. Prima o poi capiremo perché Lui non si fa sentire. O forse siamo noi che non riusciamo a sentirlo?
La compassione spinse Gesù a risuscitare il figlio della vedova. Il dolore degli altri produce in me la stessa compassione? Cosa faccio per aiutare l'altro a vincere il dolore e a rendere nuova la sua vita?
Gesù non conosceva questa donna, quindi la compassione che Gesù chiede a noi, da questo momento in poi, non è solo per le persone che amiamo, ma anche per le persone che non conosciamo e soprattutto per quelle che ci fanno soffrire.
Gesù ci chiede di avere compassione per chiunque. Se siamo realmente cristiani e soprattutto se percorriamo un cammino che debba portarci alla santità, dobbiamo soffrire con…. tutti. Il Signore ci ricompenserà.

Don Roberto Rossi

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