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admin

La Fontana di S.Anna

anziani

 
Abbiamo inserito gli utlimi 5 numeri del mensile dedicato agli anziani "La Fontana di S.Anna".
 
Per consultarli seguite le voci del menu:
Progetto Pastorale > Consiglio Pastorale > La Fontana di S.Anna
 
 
 

Rosario Ottobre 2013

Ogni Martedì ore 21:00 presso le famiglie del quartiere.

 
TAVOLATO
8/10 Frittegotto Stefania Migl. 46 Sx
15/10 Boschetto Luigi Migl. 47 Dx
22/10 Brandani Antonella V. Tavolato
29/10 Felisati Mirella Migl. 45 ½ Sx
 
OLTRE SISTO
8/10 Medici Domenico Migl. 48
15/10 Santoriello Anna e Rosa Strada del Confine
22/10 Periati Alberto V. Mediana SL, 48
29/10 Battello Carlo Migl. 51
 
LUNGOBOTTE
8/10 Carmine Falso Migl. 50
15/10 Robibaro Armando e Carla Migl. 50
22/10 Boschetto Lino Migl. 48
29/10 Campagna Giulio Migl. 48 ½ 
 
B.GO PASUBIO
8/10 Abbatiello Nicoletta V. Tortona
15/10 Dente Vincenzo V. Tortona
22/10 Fam. Gabrielli e Raso V. Trieste
29/10 Fam. Zuin Franco V. Montegrappa
 
POETI
8/10 Annarelli Pina e Rosanna V. Petrarca
15/10 Malandruccolo Lino V. Petrarca
22/10 Rossi Angelo    
29/10 Forzati Orlando V. G. Pasolini
 
LATINI
8/10 Novizio Maria V. dei Latini
15/10 Gazzarata Lino V. dei Latini
22/10 Fusco Anna V. dei Latini
29/10 Venditti Enrico V. dei Latini

La fede, un «niente» che può «tutto»

GesùGesù ha appena avanza­to la sua proposta "uni­ca misura del perdono è perdonare senza misura", che agli Apostoli appare un obietti­vo inarrivabile, al di là delle lo­ro forze, e sgorga spontanea la richiesta: accresci in noi la fede. Da soli non ce la faremo mai.

Gesù però non esaudisce la ri­chiesta, perché non tocca a Dio aggiungere, accrescere, au­mentare la fede, non può farlo: essa è la libera risposta dell'uo­mo al corteggiamento di Dio.Gesù cambia la prospettiva da cui guardare la fede, introdu­cendo come unità di misura il granello di senape, proverbial­mente il più piccolo di tutti i semi: non si tratta di quantità, ma di qualità della fede. Fede come granello, come briciola; non quella sicura e spavalda ma quella che, nella sua fragi­lità, ha ancora più bisogno di Lui, che per la propria picco­lezza ha ancora più fiducia nel­la sua forza. Allora ne basta un granello, po­ca, anzi meno di poca, per ot­tenere risultati impensabili. La fede è un niente che è tutto. Leggera e forte. Ha la forza di sradicare alberi e la leggerezza di farli volare sul mare: se aveste fede come un granello di se­nape, potrete dire a questo gel­so sradicati.Io ho visto alberi volare, ho vi­sto il mare riempirsi di gelsi. Ho visto, fuori metafora, discepoli del Vangelo riempire l'orizzon­te di imprese al di sopra delle forze umane.

Segue poi poi una piccola pa­rabola sul rapporto tra padro­ne e servo, che inizia come una fotografia della realtà: Chi di voi, se ha un servo ad arare, gli dirà, quando rientra: Vieni e mettiti a tavola? E che termina con una proposta spiazzante, nello sti­le tipico del Signore: Quando a­vete fatto tutto dite: siamo servi inutili. Capiamo bene: servo i­nutile significa non determi­nante, non decisivo; indica che la forza che fa crescere il seme non appartiene al seminatore; che la forza che converte non sta nel predicatore, ma nella Pa­rola. «Noi siamo i flauti, ma il soffio è tuo, Signore» (Rumi).Allora capisco che chiedere «ac­cresci la mia fede» significa do­mandare che questa forza vivi­ficante entri come linfa nelle vene del cuore.

Servo inutile è colui che, in una società che pensa solo all'utile, scommette sulla gratuità, sen­za cercare il proprio vantaggio, senza vantare meriti. La sua gioia è servire la vita, custo­dendo con tenerezza coloro che gli sono affidati. Mai nel Vangelo è detto inutile il servi­zio, anzi esso è il nome nuovo, il nome segreto della civiltà. È il nome dell'opera compiuta da Gesù, venuto per servire, non per essere servito. Come lui an­ch'io sarò servo, perché questo è l'unico modo per creare una storia diversa, che umanizza, che libera, che pianta alberi di vita nel deserto e nel mare.

P. Ermes Ronchi

Rosario nei quartieri

Martedì 8 Ottobre 2013

TAVOLATO

FRITTEGOTTO STEFANIA – Migl. 46 Sx

OLTRE SISTO

MEDICI DOMENICO – Migl. 48

LUNGO BOTTE

CARMINE FALSO – Migl. 50

B.GO PASUBIO

ABBATIELLO NICOLETTA – V. Tortona

POETI

ANNARELLI PINA e ROSANNA – V. Petrarca

LATINI

NOVIZIO MARIA

MUSICISTI

LUPPI ENRICO

STATISTI

DE ROCHIS EVELINA – V. A. Moro, 79 Scala A

CENTRO STORICO NORD

MONTANO GINA – V. Napoli, 25

CENTRO STORICO SUD

FAM. PAGLIARELLA – V. L. Vinci

CENTRO STORICO EST

GIACOMINI MASSIMO – V. Lazio

CENTRO STORICO OVEST

VILLANO GIUSEPPE – V. Marconi

 

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Admin

Le piaghe del povero, carne di Cristo

riccoepuloneC'era una volta un ricco… La parabola del ricco senza no­me e del povero Lazzaro ini­zia con il tono di una favola e si svolge con il sapore di un a­pologo morale: c'è uno che si gode la vita, un superficiale spensierato, al quale ben pre­sto la vita stessa presenta il conto. Il cuore della parabo­la non sta però in una sorta di capovolgimento nell'aldilà: chi patisce in terra godrà nel cielo e chi gode in questa vi­ta soffrirà nell'altra. Il mes­saggio è racchiuso in una pa­rola posta sulla bocca di A­bramo, la parola 'abisso', un grande abisso è stabilito tra noi e voi.
Questo baratro separava i due personaggi già in terra: uno affamato e l'altro sazio, uno in salute e l'altro coperto di piaghe, uno che vive in stra­da l'altro al sicuro in una bel­la casa. Il ricco poteva colmare il baratro che lo separa­va dal povero e invece l'ha ra­tificato e reso eterno. L'eter­nità inizia quaggiù, l'inferno non sarà la sentenza improv­visa di un despota, ma la len­ta maturazione delle nostre scelte senza cuore.
Che cosa ha fatto il ricco di male? La parabola non è mo­ralistica, non si leva contro la cultura della bella casa, del ben vestire, non condanna la buona tavola. Il ricco non ha neppure infierito sul povero, non lo ha umiliato, forse era perfino uno che osservava tutti i dieci comandamenti.
Lo sbaglio della sua vita è di non essersi neppure accorto dell'esistenza di Lazzaro. Non lo vede, non gli parla, non lo tocca: Lazzaro non esiste, non c'è, non lo riguarda. Que­sto è il comportamento che san Giovanni chiama, senza giri di parole, omicidio: chi non ama è omicida (1 Gv 3,15). Tocchiamo qui uno dei cuori del Vangelo, il cui batti­to arriva fino al giorno del giu­dizio finale: Avevo fame, ave­vo freddo, ero solo, abbando­nato, l'ultimo, e tu hai spez­zato il pane, hai asciugato u­na lacrima, mi hai regalato un sorso di vita.
Il male è l'indifferenza, la­sciare intatto l'abisso fra le persone. Invece «il primo mi­racolo è accorgersi che l'altro, il povero esiste» (S. Weil), e cercare di colmare l'abisso di ingiustizia che ci separa.
Nella parabola Dio non è mai nominato, eppure intuiamo che era lì presente, pronto a contare ad una ad una tutte le briciole date al povero Lazza­ro e a ricordarle per sempre, tutte le parole, ogni singolo gesto di cura, tutto ciò che poteva regalare a quel nau­frago della vita dignità e ri­spetto, riportare uomo fra gli uomini colui che era solo un'ombra fra i cani. Perché il cammino della fede inizia dalle piaghe del povero, car­ne di Cristo, corpo di Dio.
«Se stai pregando e un pove­ro ha bisogno di te, lascia la preghiera e vai da lui. Il Dio che trovi è più sicuro del Dio che lasci» (san Vincenzo de Paoli).

P. Ermes Ronchi

Testimonianza di Paolo Brosio

Straordinaria, commovente e toccante testimonianza di Paolo Brosio.
La storia della sua conversione. La sua attuale opera missionaria e caritativa per la diffusione del Vangelo e l'aiuto agli ultimi.
Latina, Parrocchia san Michele arcangelo, 29 Settembre 2013

Cliccate sul titolo dell'articolo per aprire il video

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Caro Luca

luca_violoMartedì scorso abbiamo celebrato la festa del tuo ingresso in cielo, carissimo Luca. Sembra una contraddizione accostare queste due parole, festa e funerale, ma non è così, in modo particolare per te, amante della vita a trecentosessanta gradi. Nell’Azione Cattolica: tu c’eri; nella banda musicale cittadina: tu c’eri; nel Consiglio Giovanile Comunale: tu c’eri; nel Cantiere Creativo: tu c’eri; nell’università: tu c’eri; perfino in pista sul cart ti si poteva trovare. Insomma tu c’eri, tu ci sei.
Da quando sono a Pontinia, non ho mai visto tanta gente partecipare ad una celebrazione religiosa quanta ce n’era per te.
 
La foto che ti ritrae seduto con quel raggio di sole che illumina il tuo volto è la migliore descrizione della tua persona, solare, ottimista, capace di relazionarsi con tutti, proprio come il sole, che fa splendere i suoi raggi su ogni uomo, senza distinzione. Lo sai che non dico queste cose per lusingarti o per strappare lacrime a chi legge, ma perché io, come tanti, sentiamo il bisogno di parlare di te, di parlare con te. Non si può non sentire il calore della vita standoti vicino. Per questo tanta gente, di tutte le età, “di chiesa” e non, è voluta esserti accanto, in quel giorno così luminoso della vita che è il giorno dell’incontro faccia a faccia con Dio, con quel Dio dal quale tanto ti sei sentito conosciuto e amato, a tal punto da voler indicare ad altri la via di questo amore.
È vero, non sarà facile riprendere la vita quotidiana senza la tua presenza fisica. Come non ricordare il tuo “Ciao boss” il sabato pomeriggio quando venivi per l’incontro di ACR; la tua battuta arguta che sapeva amichevolmente prendere in giro tutti e sorridere su tutto; la tua curiosità intellettuale, la tua profondità spirituale negli incontri formativi.
 
Dalle tue condivisioni ci si aspettava sempre un tocco di diversità, un aspetto che non era ancora stato colto, un guizzo di creatività, che è proprio delle menti vivaci e costantemente alla ricerca di nuovi stimoli. Ci conosciamo da tanti anni, da quando eri bambino, anche se in questi ultimi mesi ho avuto la possibilità di conoscerti e apprezzarti più da vicino, e ringrazio il Signore per questo. Che bello quando uno degli ultimi giorni del campo ACR a Capranica mi hai mostrato un foglio che vi avevo distribuito in un incontro di qualche anno fa. Mi hai detto: te lo ricordi? Perché tu conservavi tutto, tutto quello che passava nel tuo cuore.
 
Non sarà facile riprendere senza di te, ma tu ci aiuterai. La parola di Dio che abbiamo ascoltato durante la messa ci ha rassicurato sulla tua condizione attuale di abitante di quella città che non ha bisogno di luce di lampada e neppure della luce del sole, perché il Signore stesso la illumina e riscalda. Ma tu ci devi aiutare ad alzare lo sguardo, a non girare a vuoto intorno ai ricordi, a non rimanere eccessivamente legati alle cose del passato, a tal punto da non vedere le cose presenti.
 
L’uomo guarda l’apparenza, Dio guarda il cuore: te la ricordi questa frase? È stata una delle più significative dell’ultimo campo scuola vissuto insieme. Ci devi aiutare a non fermarci all’apparenza, che rischia di vedere solo una vita spezzata da un tragico incidente e tanti sogni di un ragazzo di diciannove anni andati in fumo. Ci devi aiutare ad andare al cuore, a vedere le cose come le vede Dio: un giovane figlio Suo e fratello nostro, che fino ad ora volava con ali di condor, ma ora vola su ali d’aquila, nel Suo cielo infinito.
 
 

Pellegrinaggio a Brescia

pell Brescia

In udienza dal Papa – le nostre riflessioni

È stato un dono di Dio aver avuto la possibilità di poter vivere una giornata come comunità parrocchiale riunita intorno al successore di Pietro. Il Papa è così presente, semplice e diretto. È stato bello vedere con quanta cura Papa Francesco abbia voluto salutare quasi tutti, come a dare dignità ed importanza ad ognuno dei presenti e a loro volta trasmetterle a quanti sono rimasti a casa, riprendendo l’impegno di San Paolo ai Corinzi per portare la luce di Cristo fino agli estremi confini della Terra.
È stato un dono aver speso tempo per qualcosa che veramente conta! Ringrazio coloro che hanno offerto tempo ed energie nel nome di Cristo, per darci la possibilità di vivere questa giornata.
Anche se lontani, facciamo parte di un unico corpo che è la Chiesa e dalla piccola chiesa domestica, quale la famiglia, siamo partiti per raggiungere e vivere la Chiesa universale presente quest’oggi in Roma, in nome dell’amore ricevuto da Cristo.

Gianfranco Casalati e Stefania Villano


Vedere un caro amico: tale è per tutti noi Papa Francesco. Nei volti della gente un’espressione di stupore, di incredulità, ma anche di serenità.
È quanto viene naturale osservare nel vedere la figura di questo uomo: grande uomo, fratello, padre, amico: è come avere una famiglia felice quando ci sei tu.

Lina Savone


“La chiesa siamo noi, quindi se non credi nella chiesa non credi in te stesso!”
Queste parole di Papa Francesco mi hanno suscitato una grande emozione. Vedere poi la nostra bimba Rebecca tra le sue braccia è stata un’esplosione di gioia e stupore insieme. Rebecca è stata proprio fortunata nel ricevere la benedizione del Papa: non avremmo mai immaginato di vivere un momento di fede così intenso. Il suo volto riempie le nostre anime e ci rafforza la scelta cristiana che abbiamo abbracciato fin da piccoli.

Fam. Di Trapano Roberto, Giuliana, Rebecca, Emanuele


All’udienza generale del Papa dell’11 settembre 2013 in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha ripreso le catechesi sulla Chiesa in questo “Anno della Fede”.
Tra le immagini che il Concilio Vaticano II ha scelto per farci capire meglio la natura della Chiesa, il Papa riprende il concetto della “madre”. La Chiesa è nostra madre nella fede. La Chiesa e la Vergine Maria sono entrambe mamme, ciò che si dice dell’una si può dire dell’altra.
Ha spiegato: “Una mamma genera la vita, porta nel suo grembo per 9 mesi un figlio, e poi lo apre alla vita, generandolo. Così è la Chiesa: ci genera nella fede per opera dello Spirito Santo. Amiamo la Chiesa anche se ha difetti, perché tutte le mamme hanno difetti, ma noi le amiamo”.
Questo paragone, portato dal Papa con parole così semplici e cariche d’amore, mi ha colpito profondamente. La Chiesa infatti, come una mamma, ci accompagna nella vita e ci accudisce nel nostro cammino di maturazione della fede. Perché una vita senza la guida della Chiesa di Cristo si riduce al disorientamento.
In seguito Papa Francesco ci ha interrogato riguardo la data del nostro battesimo, perché essa è la data della nostra nascita alla fede, il giorno nel quale la mamma Chiesa ci ha partorito.
E’ l’immagine più bella che si possa dare della genesi alla cristianità di ognuno di noi.
Il Papa, poi, conclude dicendo: “Chi dice di credere in Dio, ma non nella Chiesa si contraddice da solo, perché non crede in se stesso. La Chiesa non è costituita solo dai preti, ma da tutti i fedeli, uguali davanti a Dio”.
Ci sarà molto da riflettere per ognuno di noi su queste considerazioni.
 

Giulia Medici


Sono stata più volte in “pellegrinaggio” presso luoghi di preghiera o luoghi dedicati all’adorazione della Madonna, ma questa è la prima volta che ho partecipato ad un vero pellegrinaggio. Questa è stata una vera giornata di preghiera, di raccoglimento, di spiritualità e di emozione per l’incontro con il Santo Padre, mentre le altre volte mi avevano accompagnato in quei luoghi come fosse stata una gita qualsiasi. 


è la prima volta che mi reco all’Udienza del Papa… quanta gente… gente che proviene da tutto il mondo…. Che emozione!!!! E’ stato bellissimo e coinvolgente!!!


due persone venute da una Parrocchia di Sezze….. siamo sorpresi di vedere tante persone giovani che hanno partecipato a questa bellissima giornata, siete fortunati ad avere un Sacerdote che vi segue e che vi dona queste occasioni di preghiera.


E’ stato molto bello a conclusione dell’incontro con il Santo Padre che la nostra Comunità Parrocchiale si sia ritrovata presso il Santuario dedicato alla Madonna di Fatima in San Vittorino. In questo modo abbiamo concluso in preghiera il nostro Pellegrinaggio.


Tutti hanno chiesto se è possibile organizzare nuovamente un Incontro con il Santo Padre o qualche altro Pellegrinaggio. Sono stati contenti dell’organizzazione.


Entrare in un luogo Santo come San Pietro mi dona sempre una grande emozione. Incontrare il Santo Padre, vederlo da vicino, mi ha emozionato in modo particolare. Io piccola fragile peccatrice ho provato una grande gioia nel vedere da vicino il Discepolo di Gesù. Ancora più emozionanti sono state le sue parole quando ha detto che “la Chiesa siamo Noi…Tutti Noi…” e in quel momento io mi sono sentita parte di questa grande famiglia che mi accoglie con tutte le mie debolezze. Mi è piaciuto molto anche il paragone dell’Amore della Chiesa per i suoi fedeli all’Amore della Mamma per i suoi figli, forse perché in particolare io mi sento una Mamma e quindi ho compreso appieno la grandezza di questo Amore…. anche se la Chiesa come la Mamma non è perfetta.

Mi ha dato gioia ed emozione condividere la giornata di preghiera con la nostra Comunità Parrocchiale, una famiglia nella famiglia; la Santa Messa in un luogo così silenzioso, in intimità, solo per Noi della nostra Parrocchia, con tanta partecipazione è stata bellissima; i bambini sull’altare durante la Consacrazione mi hanno fatto pensare a Gesù che chiama a sè i bambini… che bella visione!

Aver lasciato le attività di tutti i giorni per dedicare un giorno alla preghiera è stato bellissimo e rigenerante; essermi messa a disposizione degli altri mi ha dato tanta tanta gioia.

 

 

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