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Covegno della Pace ACR e Famiglie

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Concerto di Santo Stefano – 2013 “Una Voce per gli Amici del Cielo”

coroIn uno speciale auditorium, la nostra Chiesa S. Anna, erompe con potenza il “Gloria in excelsis Deo” intonato da schiere di cantori, in un concerto intergenerazionale.  
È il 26 dicembre, festa liturgica del protomartire S. Stefano: come da tradizione, iniziata dall’indimenticabile M.o Gabriele De Julis in ricordo del giovanissimo nipote Stefano, un concerto di Natale ci allieta in questo giorno.  
Ma, oggi, l’evento ha una connotazione e un coinvolgimento più emozionanti: ben tre cori proporranno i loro canti formando all’unisono una “Voce” dedicata agli Amici del Cielo, le tante persone care che in questi anni ci hanno lasciato, ma che noi sentiamo vicine nel ricordo e nella fede, avvolgendoci tutti insieme la luce del Natale.  
Lo annunciano, con voce commossa, la Direttrice dei tre cori, la straordinaria Roberta Cappuccilli e l’accogliente Parroco, Padre Valeriano Montini. La tensione emotiva è speculare: il numeroso pubblico condivide, plaude all’iniziativa e si appresta con grande interesse ad ascoltare il primo coro della Scuola musicale “Note a colori”, che potremmo definire “Coro della tenerezza” essendo dedicato a Gianna Cappuccilli, nostra preziosa Amica del Cielo, sempre presente nei nostri cuori. […]

Continua la lettura: Concerto di Santo Stefano

Buon Anno

La gioia è contagiosa. Possiamo irradiare la gioia, non perché la vita è facile ma perché sappiamo riconoscere la presenza di Dio in mezzo alla sofferenza umana, nella nostra e in quella degli altri. Dobbiamo imparare a cogliere i bagliori del sole che risplende dietro le nuvole.

Si, so che c’è un sole, anche se il cielo è ricoperto di nubi. Spesso ci fermiamo a parlare delle nuvole e dimentichiamo il sole. Un giorno ho compreso che era il sole che mi permetteva di vedere le nuvole.

La gioia e il sorriso sono doni che vengono dal vivere alla presenza di Dio, confidando che non val la pena di stare in ansia per il domani.

Qui in Africa si sperimenta come i ricchi hanno molto denaro, i poveri molto tempo. E quando si ha molto tempo si festeggia la VITA.

Buon anno, che tutti noi possiamo parlare del Sole, (Dio), mentre camminiamo sotto un cielo nuvoloso, per essere nel mondo messaggeri di speranza.

Venerdì ritorno in Italia per un giro di solidarietà. Spero di incontrarti.

La pace del Signore sia con te.

P. Gian Paolo 

Buon Natale

Quest’anno è certamente per me un Natale diverso.
Penso a  un Gesù bambino  moretto, che non ha freddo ma che suda.
Penso a Gesù che nasce in una baracca senza pavimento, senza corrente, senza acqua, adagiato tra la polvere, come i bambini del nostro bairo. 

Mi  tornano in mente le parole di una canzone che si cantava nelle nostre chiese:

Se un uomo ha fame … là ci sei TU
Se un uomo ha sete … là ci sei TU
Se un uomo soffre … là ci sei TU
Se un uomo muore … là ci sei TU
 
Quest’ anno il Signore mi chiama a vivere un Natale diverso dalle nostre abitudini.
Mi chiama  a “spogliare” questa festa per scoprirne l’essenza.
Dio si mischia con la nostra umanità per condividere con noi la nostra vita.
Dio si fa Uomo per  donarci la vita da figli di Dio.
Dio viene sulla terra per insegnarci il cammino verso il cielo.
Dio si fa prossimo nel nostro quotidiano.
Dio si fa compagno di strada soprattutto per chi è povero, solo, in difficoltà.
Dio chiede il nostro aiuto, vuole stare con noi attraverso di noi.
 
SE UN UOMO AMA … là ci sei  TU
 
Dio è con noi , se ci amiamo, se non chiudiamo il nostro cuore all’altro, se ci facciamo prossimo.
 
Buon NATALE,
che  possiamo  sperimentare la SUA presenza condividendo  un po’ dell’  Amore che LUI ci  dona.  

P. Gian Paolo

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La libertà di pensiero non è omofobia

Ti scrivo per invitarti a firmare e diffondere tra i tuoi contatti la seguente petizione di CitizenGO, riguardante il documento "Linee guida per un'informazione rispettosa delle persone LGBT", a cura del Dipartimento delle Pari Opportunità,

http://www.citizengo.org/it/1813-liberta-di-opinione-su-matrimonio-e-famiglia

Il testo dichiara di voler contribuire all'abolizione degli stereotipi e dei discorsi pregiudizievoli nei confronti delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali). Alcune delle indicazioni fornite sono sacrosante (e così ovvie da essere quasi inutili): le persone LGBT non devono essere insultate, descritte in modo stereotipato, offese o discriminate in quanto tali. Purtroppo, il documento va ben oltre, fino a rappresentare un vero e proprio testo propagandistico dell'ideologia gender e dei cosiddetti "diritti delle persone LGBT". Di seguito alcuni esempi:

  • Matrimonio e famiglia: il documento diffida dal parlare di "famiglia tradizionale" (quella composta da un uomo e una donna) e di "matrimonio gay", affermando che le unioni tra persone dello stesso sesso non vadano differenziate dai matrimoni tra uomo e donna e che le "famiglie omogenitoriali" non debbano essere linguisticamente distinte dalle altre. Questo punto è evidentemente lesivo della libertà di opinione di tutti coloro che credono che il matrimonio sia riservato alle unioni tra uomo e donna e che solo questa istituzione possa fondare una famiglia autentica.
  • Politica e diritti: da un lato il documento sconsiglia di legare le tematiche LGBT all'intervento di specialisti (come psicologi e psicanalisti) per non "depoliticizzare le questioni inerenti i diritti LGBT", ma dall'altro lato a sua volta neutralizza il dibattito su tali questioni (matrimonio tra persone dello stesso sesso, adozione e così via), dando per scontati provvedimenti e dispositivi legislativi attualmente inesistenti e bollando tutto il resto come pregiudiziale e discriminatorio.
  • Dibattiti: si afferma che "non è affatto ovvio" proporre contraddittori sui diritti delle persone LGBT. Ancora una volta, si scambiano i diritti individuali (sacrosanti per tutti gli individui, senza distinzione alcuna) con le discussioni sull'istituto della famiglia e del matrimonio, che non hanno nulla a che fare con i diritti delle persone e che devono essere oggetto di dibattito democratico.
  • Discorsi d'odio: si afferma di voler combattere i discorsi di incitamento all'odio (obiettivo ovviamente encomiabile), ma di fatto si finisce col considerare tale tutto ciò che non si dichiara favorevole all'estensione del matrimonio alle coppie formate da persone dello stesso sesso.
  • Neutralità: il documento si avvale dell'autorità e della neutralità dovute al suo carattere istituzionale, ma di fatto esprime opinioni politiche e ideologiche tutt'altro che asettiche, e di conseguenza orienta imass media e l'opinione pubblica che ne fruisce, sia in modo diretto (ad esempio, dichiarandosi nemmeno troppo velatamente a favore dell'introduzione del cosiddetto "matrimonio gay") sia indirettamente (come quando si consiglia di non utilizzare l'espressione "utero in affitto" e di sostituirla con "gestazione di sostegno", come se una diversa espressione linguistica potesse far scomparire le enormi problematiche etiche e giuridiche legate a questa prassi).

In generale, il documento confonde continuamente il rispetto per le persone LGBT (che è assolutamente doveroso, così come il rispetto per tutte le persone, senza distinzioni in base all'orientamento sessuale) con le rivendicazioni di modifiche a istituti della società (come matrimonio e famiglia) che non c'entrano nulla nè con i diritti individuali nè con il rispetto dovuto a ogni essere umano.

Affermare che il matrimonio è l'unione di un uomo e una donna e che così dovrebbe essere per legge odichiarare che un bambino deve essere cresciuto da un padre e una madre (e affermare queste cose senza violenza o insulti) non vuol dire mancare di rispetto a nessuno, ma semplicemente significa esprimere un'opinione politica. Non si capisce perché il Dipartimento delle Pari Opportunità debba vietare a un giornalista di esprimersi su queste tematiche, perché il dibattito democratico debba essere sospeso in nome del politically correct, perché le decisioni su questi temi debbano esser prese a priori rispetto al Parlamento e all'opinione pubblica, perché chi non è in linea con queste convinzioni politiche debba essere tacciato di omofobia e intolleranza.

Per tutte queste ragioni, ti chiedo di sottoscrivere e diffondere questa petizione di CitizenGO, cliccando sul link seguente:

http://www.citizengo.org/it/1813-liberta-di-opinione-su-matrimonio-e-famiglia

Per ogni firma, il presidente dell'Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino riceverà una e-mail che gli chiede di non adottare queste linee guida liberticide all'interno del codice deontologico della professione giornalistica.

Grazie del tuo impegno in difesa della libertà di opinione di chi crede nel valore della famiglia.

Matteo Cattaneo e il team di CitizenGO

E’ Avvento, il tempo dell’ascolto

avvento
Avvento è il tempo magnifico che sta tra il gemito delle creature e la venuta di Signore, lunga ora tra le do­glie e il parto. Tempo per guardare in alto e più lonta­no, per essere attenti a ciò che sta accadendo. Noi sia­mo così distratti, che non riusciamo a gustare i giorni e i mille doni. Per questo non siamo felici, perché siamo distratti.
I giorni di Noè: mangiavano e bevevano gli uomini in quei giorni, prendevano moglie e marito. Ma che face­vano di male? Niente, era­no solo impegnati a vivere. Ma a vivere senza mistero, in una quotidianità opaca: e non si accorsero di nulla. È possibile vivere così, senza sapere perché, senza accor­gersi neppure di chi ti sfio­ra nella tua casa, di chi ti ri­volge la parola; senza ac­corgersi di cento naufraghi a Lampedusa, di questo pia­neta depredato, dei germo­gli che nascono. Non ci accorgiamo che questa affan­nosa ricerca di sempre più benessere sta generando un rischio di morte per l'intero pianeta. Un altro diluvio.
Il tempo dell'Avvento è un tempo per svegliarci, per ac­corgerci.
Il tempo dell'at­tenzione. Attenzione è ren­dere profondo ogni mo­mento.
Due uomini saranno nel campo, uno verrà portato via e uno lasciato. Non è dell'angelo della morte che parla il Vangelo, ma di due modi diversi di vivere nel campo della vita: uno vive in modo adulto, uno infan­tile; uno vive affacciandosi sull'infinito, uno è chiuso solo dentro la sua pelle; u­no è chino solo sul suo piat­to, uno è generoso con gli altri di pane e di amore. Tra questi due uno è pronto all'incontro con il Signore, quello che vive attento, l'al­tro non si accorge di nulla.
Se il padrone di casa sapes­se a quale ora viene il ladro…


Mi ha sempre inquietato l'immagine del Signore che viene di soppiatto come un ladro nella notte. Cerco di capire: Dio non è un ladro di vita, e infatti non è la morte che viene adombrata in questa piccola parabola, ma l'incontro. Il Signore è un la­dro ben strano, non ruba niente, dona tutto, viene con le mani piene. Ma l'incontro con Lui è rapinoso, ti obbliga a fare il vuoto in te di cento cose inutili, altri­menti ciò che porta non ci sta. Mette a soqquadro la tu
a casa, ti cambia la vita, la fa ricca di volti, di luce, di o­rizzonti.


Io ho qualcosa di prezioso che attira il Signore, come la ricchezza attira il ladro: è la mia persona, il fiume della mia vita che mescola insie­me fango e pagliuzze d'oro, questo nulla fragile e glo­rioso cui però Lui stesso ha donato un cuore.


Vieni pure come un ladro, Signore, prendi quello che è prezioso per te, questo povero cuore. Prendilo, e rido­namelo poi, armato di luce.
 
P. Ermes Ronchi

Dolore e Morte: negazione di Dio? Conferenza – Dibattito

gandolfiniSi è svolto in un affollato Teatro Fellini il convegno sull’impegnativo ed inusuale tema del dolore e della morte, nella ricerca di senso e di speranza per la nostra vita.

Fortemente voluta dalla Parrocchia Sant’Anna, dal comune di Pontinia,  dal Consiglio dei Giovani e dal Forum della Cultura e della Comunicazione Cristiana, la conferenza-dibattito si è posta come momento di riflessione nel contesto di profonda sofferenza della comunità di Pontinia per la morte recente di giovani concittadini, la presenza tra noi di persone disabili e di malati di lunga degenza. 

Con sorpresa degli stessi organizzatori, alle ore 21 il Teatro Fellini si presentava già pieno, con una larga partecipazione di giovani che hanno saputo cogliere l’opportunità per approfondire tematiche esistenziali tanto delicate e dirimenti.

La Direttrice del teatro Paola Sangiorgi dà a tutti il benvenuto dichiarandosi molto soddisfatta della partecipazione ad un dibattito su temi così importanti; il Parroco, Padre Valeriano Montini, è anche lui sorpreso per la vasta risposta all’invito, soprattutto da parte dei giovani e, narrando un aneddoto, ci mette in guardia dal meritare “lo scettro della stupidità” di chi trascura di prepararsi per “il viaggio”. Il Sindaco, Dottore Eligio Tombolillo, si dice molto soddisfatto per questa scommessa vinta grazie alla sensibilità della comunità di Pontinia, nota per la sua accoglienza (e…detto tra noi, di cui lui ci dà l’esempio).

Il Direttore del Forum della Cultura e Comunicazione Cristiana, avv. Roberto De Tilla, si sofferma sull’importanza del “forum”, luogo del dialogo, momento attivo, oggi trascurato a favore della TV e di internet. “Onore a voi tutti – dice – e a tutta la comunità di Pontinia in cui si vive bene, c’è il senso della famiglia, il problema di uno è sentito da tutti. Il forum vuole diffondere il messaggio di Gesù che con la sua esistenza, la sua predicazione, ha capovolto le cose, mettendo al centro la persona.” Infine, il Rappresentante del Consiglio dei Giovani, Matteo Lovato, riflette sulla impossibilità del relativismo e del materialismo di dare risposte alle domande di senso della vita.[…]

Teresa Zicchieri Medici

Continua la lettura: Dolore e Morte Pontinia 15.11.13

Vincere il male con la perseveranza

macerieCon il suo linguaggio a­pocalittico il brano non racconta la fine del mondo, ma il significato, il mistero del mondo. Vange­lo dell'oggi ma anche del do­mani, del domani che si pre­para nell'oggi. Se lo leggiamo attentamente notiamo che ad ogni descri­zione di dolore, segue un punto di rottura dove tutto cambia, un tornante che apre l'orizzonte, la breccia della speranza: non è la fine, alza­te il capo, la vostra liberazio­ne è vicina.
Al di là di profeti ingannato­ri, anche se l'odio sarà do­vunque, ecco quella espres­sione struggente: Ma nem­meno un capello del vostro ca­po andrà perduto; ribadita da Matteo 10,30: i vostri capelli sono tutti contati, non abbia­te paura. Nel caos della storia lo sguardo del Signore è fisso su di me, non giudice che in­combe, ma custode innamo­rato di ogni mio frammento. Il vangelo ci conduce sul cri­nale della storia: da un lato il versante oscuro della violen­za, il cuore di tenebra che di­strugge; dall'altro il versante della tenerezza che salva. In questa lotta contro il male, contro la potenza mortifera e omicida presente nella storia e nella natura, " con la vostra perseveranza salverete la vo­stra vita". La vita – l'umano in noi e negli altri – si salva con la perseveranza. Non nel di­simpegno, nel chiamarsi fuo­ri, ma nel tenace, umile, quo­tidiano lavoro che si prende cura della terra e delle sue fe­rite, degli uomini e delle loro lacrime. Scegliendo sempre l'umano contro il disumano (Turoldo).
Perseveranza vuol dire: non mi arrendo; nel mondo sem­brano vincere i più violenti, i più crudeli, ma io non mi ar­rendo.
Anche quando tutto il lottare contro il male sembra senza esito, io non mi arren­do. Perché so che il filo rosso della storia è saldo nelle ma­ni di Dio. Perché il mondo quale lo conosciamo, col suo ordine fondato sulla for­za e sulla violenza, già co­mincia a essere rovesciato dalle sue stesse logiche. La violenza si autodistruggerà (M. Marcolini).
Il Vangelo si chiude con un'ul­tima riga profezia di speran­za: risollevatevi, alzate il ca­po, la vostra liberazione è vi­cina.
In piedi, a testa alta, liberi: co­sì vede i discepoli il vangelo. Sollevate il capo, guardate lontano e oltre, perché la realtà non è solo questo che si vede: viene un Liberatore, un Dio esperto di vita.
Sulla terra intera e sul picco­lo campo dove io vivo si scaricano ogni giorno ro­vesci di violenza, cadono piogge corrosive di menzo­gna e corruzione. Che cosa posso fare? Usare la tattica del contadino. Rispondere alla grandine piantando nuovi frutteti, per ogni rac­colto di oggi perduto impe­gnarmi a prepararne uno nuovo per domani. Semi­nare, piantare, attendere, perseverare vegliando su o­gni germoglio della vita che nasce.

P. Ermes Ronchi

E’ l’amore che vince la morte

eucharist1La storiella paradossale di una donna, sette volte ve­dova e mai madre, è adoperata dai sadducei come caricatura della fede nella risurrezione dei morti: di quale dei sette fratelli che l'hanno sposata sarà moglie quella donna nella vita eterna?

Per loro la sola eternità possibile sta nella generazione di figli, nella discenden­za. Gesù, come è solito fare quando lo si vuole imprigio­nare in questioni di corto respiro, rompe l'accerchia­mento, dilata l'orizzonte e «rivela che non una modesta eternità biologica è inscritta nell'uomo ma l'eternità stes­sa di Dio» (M. Marcolini).

Quelli che risorgono non prendono moglie né marito.

Fac­ciamo attenzione: Gesù non dichiara la fine degli affet­ti. Quelli che risorgono non si sposano, ma danno e ri­cevono amore ancora, finalmente capaci di amare bene, per sempre. Perché amare è la pienezza dell'uomo e di Dio. Perché ciò che nel mondo è valore non sarà mai di­strutto. Ogni amore vero si aggiungerà agli altri nostri a­mori, senza gelosie e senza esclusioni, portando non li­miti o rimpianti, ma una impensata capacità di intensità e di profondità.

Saranno come angeli.

Gesù adopera l'immagine degli an­geli per indicare l'accesso ad una realtà di faccia a faccia con Dio, non per asserire che gli uomini diventeranno an­geli, creature incorporee e asessuate. No, perché la ri­surrezione della carne rimane un tema cruciale della no­stra fede, il Risorto dirà: non sono uno spirito, un fanta­sma non ha carne e ossa come vedete che io ho (Lc 24,36). La risurrezione non cancella il corpo, non cancella l'u­manità, non cancella gli affetti. Dio non fa morire nulla dell'uomo. Lo trasforma. L'eternità non è durata, ma in­tensità; non è pallida ripetizione infinita, ma scoperta «di ciò che occhio non vide mai, né orecchio udì mai, né mai era entrato in cuore d'uomo…» (1Cor 2,9).

Il Signore è Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Dio non è Dio di morti, ma di vivi.

In questo «di» ripetuto 5 volte è racchiuso il motivo ultimo della risurrezione, il segre­to dell'eternità. Una sillaba breve come un respiro, ma che contiene la forza di un legame, indissolubile e reci­proco, e che significa: Dio appartiene a loro, loro appar­tengono di Dio. Così totale è il legame, che il Signore fa sì che il nome di quanti ama diventi parte del suo stesso nome. Il Dio più forte della morte è così umile da ritenere i suoi amici par­te integrante di sé. Legando la sua eternità alla nostra, mo­stra che ciò che vince la morte non è la vita, ma l'amore. Il Dio di Isacco, di Abramo, di Giacobbe, il Dio che è mio e tuo, vive solo se Isacco e Abramo sono vivi, solo se tu e io vivremo. La nostra risurrezione soltanto farà di Dio il Padre per sempre.

P.Ermes Ronchi

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