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Gandolfini (Family Day): Vergognoso il monologo di Benigni sul Cantico dell’amore totale

Non possiamo tacere. Abbiamo il dovere morale, dovere di retta coscienza, di condannare
duramente il vergognoso monologo di Roberto Benigni durante il Festival di San Remo su RAI Uno,
prendendo a pretesto la Bibbia ed il libro del “Cantico dei Cantici”. Se e quando la televisione pubblica, cioè finanziata dai soldi dei cittadini, decide di portare sul piccolo schermo un tema di grande valore culturale e religioso, non può e non deve lasciare il monopolio interpretativo/comunicativo ad una persona che non ha nessuna qualifica di competenza specifica e che si arroga il diritto di propinare il suo sproloquio, infarcito di ignoranza e di falsità, a milioni di telespettatori. Perfino il pubblico dell’Ariston, in mezzo al quale certo non abbondavano gli esegeti biblici, e forse neanche i credenti, se ne è accorto, vista la penuria degli applausi.
Il Cantico dei Cantici è uno stupendo libro dell’Antico Testamento in cui si canta la pienezza dell’amore dello sposo, Dio Padre, per il suo popolo, il popolo ebraico. Dopo l’Incarnazione e con la Rivelazione, viene riletto come il canto di amore di Cristo, lo sposo, per il nuovo popolo eletto, la Chiesa, sua sposa. Un amore totale, pieno di passione, che viene descritta con una delicatezza di toni che non ha nulla a che vedere con la sguaiata volgarità del suddetto sproloquio. Passione che arriva fino al sacrificio della Croce.

Se si dovesse scrivere a colori quel testo, si dovrebbe utilizzare il colore rosso: il rosso della passione del sentimento amoroso e il rosso del sangue versato sulla Croce. Questo è il canto dell’amore totale, fedele, unico, incancellabile in cui eros, agape, e koinonia si fondano e completano. Trasformarlo in un delirante messaggio a cavallo fra pornografia ed erotismo di bassa lega, infarcito di banalità sentimentaloidi, inventandosi di sana pianta una traduzione manipolata ad hoc, è certamente un’operazione politicamente corretta, ma che rivela la strategia dell’indottrinamento bieco e menzognero. La storica frase di Gesù “L’uomo non separi ciò che Dio ha unito” (matrimonio, sponsalità, procreazione, genitorialità) trova le sue radici più profonde proprio nel Cantico: l’amore di Dio per il suo popolo, di Cristo per la Chiesa, è amore inseparabile, indefettibile, fedele, che giunge fino al sacrificio della vita. Questo è l’amore che, realizzato pienamente in Cristo, ha sempre trovato nella storia, anche ai nostri giorni, testimoni fedeli pur con tutti i limiti della debolezza umana. Chi avesse qualche dubbio, guardi un crocefisso e impariamo da Lui, che ha perdonato, ma non ha fatto nessuno sconto nella proclamazione della verità. Per questo l’hanno appeso ad una croce.

Massimo Gandoflini
Presidente Associazione Family Day – DNF

Come crescere bambini felici

Incontri in oratorio, che aiutano a migliorare la comunicazione tra adulti e bambini (0-7 anni) e insegnano a gestire i conflitti
-Sabato 1 febbraio ore 17.00-18:30
-Sabato 8 febbraio
-Sabato 15 febbraio
-Sabato 22 febbraio
Gli Incontri sono tenuti dalle Dott.sse Paola Cavaricci (psicologa e psicoterapeuta) e Angela Cavaricci (sociologa)
(è previsto il servizio di assistenza per i bambini 4-7 anni)

Il mondo ha bisogno di credenti credibili

Sei tu, o ci siamo sbagliati? Giovanni, il profeta granitico, il più grande, non capisce. Troppo diverso quel cugino di Nazaret da ciò che la gente, e lui per primo, si aspettano dal Messia. Dov’è la scure tagliente? E il fuoco per bruciare i corrotti?
Il dubbio però non toglie nulla alla grandezza di Giovanni e alla stima che Gesù ha per lui. Perché non esiste una fede che non allevi dei dubbi: io credo e dubito al tempo stesso, e Dio gode che io mi ponga e gli ponga domande. Io credo e non credo, e lui si fida. Sei tu? Ma se anche dovessi aspettare ancora, sappi che io non mi arrendo, continuerò ad attendere.
La risposta di Gesù non è una affermazione assertiva, non pronuncia un sì o un no, prendere o lasciare. Lui non ha mai indottrinato nessuno. La sua pedagogia consiste nel far nascere in ciascuno risposte libere e coinvolgenti. Infatti dice: guardate, osservate, aprite lo sguardo; ascoltate, fate attenzione, tendete l’orecchio. Rimane la vecchia realtà, eppure nasce qualcosa di nuovo; si fa strada, dentro i vecchi discorsi, una parola ancora inaudita. Dio crea storia partendo non da una legge, fosse pure la migliore, non da pratiche religiose, ma dall’ascolto del dolore della gente: ciechi, storpi, sordi, lebbrosi guariscono, ritornano uomini pieni, totali.
Dio comincia dagli ultimi. È vero, è una questione di germogli. Per qualche cieco guarito, legioni d’altri sono rimasti nella notte. È una questione di lievito, un pizzico nella pasta; eppure quei piccoli segni possono bastare a farci credere che il mondo non è un malato inguaribile.
Gesù non ha mai promesso di risolvere i problemi della terra con un pacchetto di miracoli. L’ha fatto con l’Incarnazione, perdendo se stesso in mezzo al dolore dell’uomo, intrecciando il suo respiro con il nostro. E poi ha detto: voi farete miracoli più grandi dei miei. Se vi impastate con i dolenti della terra. Io ho visto uomini e donne compiere miracoli. Molte volte e in molti modi. Li ho visti, e qualche volta ho anche pianto di gioia. La fede è fatta di due cose: di occhi che sanno vedere il sogno di Dio, e di mani operose come quelle del contadino che «aspetta il prezioso frutto della terra» (Giacomo 5,7). È fatta di uno stupore, come un innamoramento per un mondo nuovo possibile, e poi di mani callose che si prendono cura di volti e nomi; lo fanno con fatica, ma «fino a che c’è fatica c’è speranza» (Lorenzo Milani).
Cosa siete andati a vedere nel deserto? Un bravo oratore? Un trascinatore di folle? No, Giovanni è uno che dice ciò che è, ed è ciò che dice; in lui messaggio e messaggero coincidono. Questo è il solo miracolo di cui la terra ha bisogno, di credenti credibili.

Padre Ermes Ronchi

San Giovanni Battista Piamarta

Aggiungi un posto a tavola 3.0

Pontinia Estate 2019

Pellegrinaggio notturno

Parish Cup 2019

Si è conclusa la Parish Cup 2019, il bilancio della nostra parrocchia è estremamente positivo:

1° posto nella pallavolo, nel calcio femminile, nel calcio maschile e soprattutto la Coppa fairplay. Non abbiamo vinto la Coppa Parish, ma possiamo essere pienamente soddisfatti!

Complimenti a tutti!

La Settimana più importante dell’anno


Con la celebrazione della Domenica delle Palme si apre di fronte a noi una settimana speciale:

la Settimana Santa
È la settimana che ci accompagna alla Pasqua. È la settimana nella quale ripercorriamo il buio della passione e della morte, quel buio che Gesù ha attraversato per dimostrarci che Lui ha vinto il mondo.
Il modo migliore per vivere questi giorni davvero carichi di amore, che non possono e non devono lasciarci indifferenti, è quello di partecipare alla preghiera liturgica della Chiesa che, con la straordinaria ricchezza e bellezza dei segni, ci aiuta a gustare la Pasqua di Cristo.
Le celebrazioni liturgiche del ✨ Triduo Pasquale ✨ sono organizzate come un’unica grande liturgia; infatti, la Messa in Coena Domini non termina con il saluto finale: «Andate in pace», bensì in silenzio; l’azione liturgica del Venerdì Santo non comincia con l’usuale saluto e con il segno della croce e termina anch’essa senza saluto, in silenzio; infine la solenne Veglia comincia in silenzio e termina con il saluto finale. Il Triduo pasquale costituisce pertanto un’unica solennità, la più importante di tutto l’anno liturgico.
La mattina del Giovedì Santo (in molte chiese la celebrazione è anticipata al Mercoledì Santo), nella chiesa cattedrale, si celebra la Messa Crismale: tutti i sacerdoti si uniscono intorno al vescovo per rinnovare le promesse sacerdotali, per affermare di essere una cosa sola, chiamati a portare la salvezza nel nome di Gesù a tutti i fratelli. Inoltre, vengono benedetti e consacrati gli oli, che verranno utilizzati, nel corso dell’anno, per le celebrazioni dei sacramenti.
La sera del Giovedì Santo si celebra il memoriale dell’ultima Cena, nella quale il Signore: istituisce l’Eucaristia («questo è il mio corpo… questo è il mio sangue») e il sacerdozio ministeriale («fate questo in memoria di me»). Infine, ci lascia il suo comandamento: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» e il suo testamento: «Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato».
Al termine della Messa il Santissimo Sacramento viene portato solennemente al luogo della reposizione e qui, secondo un’antica tradizione, i fedeli sostano in adorazione, per rivivere più intimamente l’agonia di Gesù al Getsèmani.
Il Venerdì Santo per antichissima tradizione, non viene celebrata l’Eucaristia e in questo giorno la Chiesa, con la meditazione della Passione del suo Signore e Sposo e con l’adorazione della croce, commemora la sua origine dal fianco di Cristo, che riposa sulla croce e intercede per la salvezza del mondo. In questo giorno inizia la ✨ novena alla Divina Misericordia ✨ richiesta da Gesù a santa Faustina Kowalska che così annota nel suo Diario: «Desidero che durante questi nove giorni tu conduca le anime alla fonte della Mia Misericordia, affinché attingano forza, refrigerio e ogni grazia, di cui hanno bisogno per le difficoltà della vita e specialmente nell’ora della morte. Ogni giorno condurrai al Mio Cuore un diverso gruppo di anime e le immergerai nel mare della Mia Misericordia. E io tutte queste anime le introdurrò nella casa del Padre Mio. Lo farai in questa vita e nella vita futura. E non rifiuterò nulla a nessun’anima che condurrai alla fonte della Mia Misericordia. Ogni giorno chiederai al Padre Mio le grazie per queste anime per la Mia dolorosa Passione».
Il Sabato Santo i fedeli si stringono attorno alla Vergine Maria, donna fedele e coraggiosa, che ha continuato a credere anche dopo la morte e sepoltura del suo Figlio. Insieme a Lei vegliamo accanto al Cristo morto. Perseveriamo nella preghiera come Maria e insieme a Maria, condividendone gli stessi sentimenti, attendiamo con speranza l’alba del giorno radioso della risurrezione. Questo giorno di orante silenzio sfocia nella Veglia pasquale, durante la quale ancora una volta la Chiesa fa risuonare in tutto il mondo il medesimo annuncio, tanto antico quanto nuovo, della prima Pasqua: ✨ «Cristo Signore è risorto! Alleluia!»

Rinunciare per il Signore significa fiorire

Vi farò pescatori di uomini

La nostra vita si mette in cammino, avanza, cammina, corre dietro a un desiderio forte che nasce da una assenza o da un vuoto che chiedono di essere colmati. Che cosa mancava ai quattro pescatori del lago per convincerli ad abbandonare barche e reti e a mettersi in cammino dietro a quello sconosciuto, senza neppure domandarsi dove li avrebbe condotti?
Avevano il lavoro e la salute, una casa, una famiglia, la fede, tutto il necessario per vivere, eppure qualcosa mancava. E non era un’etica migliore, non un sistema di pensiero più evoluto. Mancava un sogno. Gesù è il custode dei sogni dell’umanità: ha sognato per tutti cieli nuovi e terra nuova.
I pescatori sapevano a memoria la mappa delle rotte del lago, del quotidiano piccolo cabotaggio tra Betsaida, Cafarnao e Magdala, dietro agli spostamenti dei pesci. Ma sentivano in sé il morso del più, il richiamo di una vita dal respiro più ampio. Gesù offre loro la mappa del mondo, anzi un altro mondo possibile; offre un’altra navigazione: quella che porta al cuore dell’umanità «vi farò pescatori di uomini», li tirerete fuori dal fondo dove credono di vivere e non vivono, li raccoglierete per la vita, e mostrerete loro che sono fatti per un altro respiro, un’altra luce, un altro orizzonte. Sarete nella vita donatori di più vita.
Gesù si rivolge per tre volte a Simone: lo pregò di scostarsi da riva: lo prega, chiede un favore, lui è il Signore che non si impone mai, non invade le vite;

Getta le reti: Simone dentro di sé forse voleva solo ritornare a riva e riposare, ma qualcosa gli fa dire: va bene, sulla tua parola getterò le reti. Che cosa spinge Pietro a fidarsi? Non ci sono discorsi sulla barca, solo sguardi, ma per Gesù guardare una persona e amarla erano la stessa cosa. Simone si sente amato.

Non temere, tu sarai: ed è il futuro che si apre; Gesù vede me oltre me, vede primavere nei nostri inverni e futuro che già germoglia.
E le reti si riempiono. Simone davanti al prodigio si sente stordito: Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore. Gesù risponde con una reazione bellissima che m’incanta: non nega questo, ma lui non si lascia impressionare dai difetti di nessuno, dentro il presente lui crea futuro. E abbandonate le barche cariche del loro piccolo tesoro, proprio nel momento in cui avrebbe più senso restare, seguono il Maestro verso un altro mare. Sono i futuri di cuore. Vanno dietro a lui e vanno verso l’uomo, quella doppia direzione che sola conduce al cuore della vita.
Chi come loro lo ha fatto, ha sperimentato che Dio riempie le reti, riempie la vita, moltiplica libertà, coraggio, fecondità, non ruba niente e dona tutto. Che rinunciare per lui è uguale a fiorire.

P. Ermes Ronchi

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