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Defunti: le indulgenze, abbraccio di Dio

“Cancellano la pena generata dal peccato e sono il segno tangibile di misericordia e amore” dice don Gerardo Di Paolo, Rettore del Santuario romano del Divino Amore. A causa della pandemia, l’indulgenza plenaria per i defunti si potrà lucrare in tutto il mese di novembre con adeguamento delle opere e delle condizioni come stabilito da un decreto della Penitenzieria Apostolica.

“Un segno concreto dell’abbraccio di Dio”. E’ l’espressione che don Gerardo Di Paolo, Rettore del Santuario romano della Madonna del Divino Amore, usa per commentare il decreto della Penitenzieria Apostolica che estende a tutto il mese di novembre le indulgenze per i fedeli defunti stabilendo “che – come si legge nel testo – l’indulgenza plenaria per quanti visitino un cimitero e preghino per i defunti anche soltanto mentalmente, stabilita di norma solo nei singoli giorni dal 1° all’8 novembre, può essere trasferita ad altri giorni dello stesso mese fino al suo termine. Tali giorni, liberamente scelti dai singoli fedeli, potranno anche essere tra loro disgiunti”.

Novità anche per il 2 novembre

Il decreto, inoltre, prevede che “l’Indulgenza plenaria del 2 novembre, stabilita in occasione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti per quanti piamente visitino una chiesa o un oratorio e lì recitino il ‘Padre Nostro’ e il ‘Credo’, può essere trasferita non solo alla domenica precedente o seguente o al giorno della solennità di Tutti i Santi, ma anche ad un altro giorno del mese di novembre, a libera scelta dei singoli fedeli”.

Attenzione ai più deboli

“La decisione della Penitenzieria Apostolica – afferma don Gerardo Di Paolo – è stata presa a causa della pandemia che sta imperversando in tutto il mondo, dunque per evitare assembramenti e contagi. In questo modo, si darà la possibilità di lucrare le indulgenze anche a chi è malato o in quarantena perché non dovrà recarsi in una chiesa o in un cimitero: basterà la preghiera mentale”. Un atto di carità e di amore tangibile  soprattutto verso le persone più deboli ed indifese.

Indulgenza, la sua radice nella storia di Israele

Ma in cosa consiste l’indulgenza? “Nella cancellazione della pena provocata dal peccato” risponde don Gerardo Di Paolo il quale torna indietro nel tempo, ricordando che l’indulgenza ha ancoraggi biblici, è nella storia d’Israele. “E’ lo stesso Dio creatore – aggiunge – che inaugura un giorno all’insegna del riposo, dell’abbraccio, della riconciliazione: il settimo giorno il Signore si riposò. Ecco, Israele ha fatto tesoro di questa eredità storica e spirituale quando ha impostato la sua storia di popolo inaugurando l’anno sabatico- anno di perdono- che contemplava anche una rinnovata attenzione alle situazioni di indigenza e di povertà”.

Cancellata la pena davanti a Dio

Dunque, nel tempo, la Chiesa ha proseguito su questa strada di misericordia e ha stabilito che l’indulgenza possa perdonare la pena che si produce con la colpa. “Il peccato – spiga don Gerardo Di Paolo- genera sempre una colpa davanti a Dio che va scontata. Il peccato non è un fatto che riguarda solo noi stessi ma si ripercuote negativamente su tutta la Creazione. La Chiesa, quindi, con la confessione ci perdona il peccato e con l’indulgenza cancella anche la nostra pena che dovremo scontare nell’aldilà”.

Lucrare le indulgenze per tutti i defunti

La gioia piena sta anche nel fatto che tutto ciò potrà essere applicato ai defunti per l’intero mese di novembre lucrando per loro le indulgenze secondo le norme stabilite. “E’ un gesto di benevolenza – entra nel dettaglio il rettore -. La Chiesa non fa altro che rendere visibile l’abbraccio di Dio che ci riconcilia con Lui.”

Pensiero del nostro parroco

Queste fotografie sono e saranno sempre un bel ricordo, nonostante il crudo periodo della pandemia.
Sono espressione del lavoro e impegno di tante persone che credono in un futuro migliore.
Rispecchiano la voglia di normalità di un’intera comunità…di una nazione…di tutti.
Grazie

P. Giancarlo

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Atto di affidamento a Maria

O Maria, Madre Santa,
che hai dato alla luce il Re dell’eterna gloria
e, dopo averlo seguito fedelmente fino al Calvario,
hai atteso intrepida la sua risurrezione
rivolgi il tuo sguardo a noi tuoi amati figli.

A te, o Maria, affidiamo la nostra città,
che ti riconosce e invoca come Madre.

Guardaci con benevolenza;
a te sono noti i nostri peccati e le nostre virtù,
le nostre ricchezze e le nostre miserie,
le nostre debolezze e i nostri gesti di bontà.

Veglia sulle case e sulle nostre famiglie della nostra comunità
Sulle nostre scuole, le industrie, gli uffici
E tutte le molteplici espressioni
Dell’operosità quotidiana.
Assisti i giovani, i disoccupati, i poveri, gli emarginati
Che cercano uno spazio di vita e un soffio di speranza.

Fa che non si estingua nelle nuove generazioni
La fede trasmessa dai Padri;
resti vivo e coerente
il senso dell’onestà e della generosità,
la concordia operosa,
l’attenzione ai piccoli, agli anziani e agli ammalati,
la premurosa apertura verso chi soffre,
lotta e spera in un avvenire di giustizia e di pace.
Intercedi per noi, o Vergine Maria, Madre dell’unità.

La tua materna protezione, o Maria,
ci accompagni ogni giorno, nel cammino del tempo
verso l’incontro finale con Cristo.

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