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Non sia turbato il vostro cuore …

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Non sia turbato il vostro cuore, ab­biate fiducia. L’invito del Maestro ad assumere questi due atteggia­menti vitali a fondamento del nostro rap­porto di fede: un «no» gridato alla paura e un «sì» consegnato alla fiducia. Due atteg­giamenti del cuore che sono alla base an­che di qualsiasi rapporto fecondo, armonioso, esatto con ogni forma di vita. Ad o­gni mattino, ad ogni risveglio, un angelo ri­pete a ciascuno le due parole: non avere paura, abbi fiducia. Noi tutti ci umanizzia­mo per relazioni di fiducia, a partire dai no­stri genitori; diventiamo adulti perché co­struiamo un mondo di rapporti umani e­dificati non sulla paura ma sulla fiducia. La fede religiosa (atto umanissimo, vitale, che tende alla vita) poggia sull’atto umano del credere, e se oggi è in crisi, ciò è accaduto perché è entrato in crisi l’atto umano dell’aver fiducia negli altri, nel mondo, nel fu­turo, nelle istituzioni, nell’amore.

In un mondo di fiducia rinnovata, anche la fede in Dio troverà respiro nuovo.Io sono la via la verità e la vita. Tre parole immense. Che nessuna spiegazione può e­saurire. Io sono la via: la strada per arriva­re a casa, a Dio, al cuore, agli altri; una via davanti alla quale non si erge un muro o u­no sbarramento, ma orizzonti aperti. Sono la strada che non si smarrisce, ma va’ verso la storia più ambiziosa del mondo, il so­gno più grandioso mai sognato, la conqui­sta – per tutti – di amore e libertà, di bellez­za e di comunione: con Dio, con il cosmo, con l’uomo. Io sono la verità: non in una dottrina, né in un libro, né in una legge migliori delle al­tre, ma in un «io» sta la verità, in Gesù, ve­nuto a mostrarci il vero volto dell’uomo e il volto d’amore del Padre. La verità sono oc­chi e mani che ardono! (Ch. Bobin). Così è Gesù: accende occhi e mani. La sua è una vita che si muove libera, regale e amorevo­le tra le creature. Il cristianesimo non è un sistema di pensiero o di riti, ma una storia e una vita (F. Mauriac). Io sono la vita. Che hai a che fare con me, Gesù? La risposta è una pretesa perfino ec­cessiva, perfino sconcertante: io faccio vi­vere.Parole enormi, davanti alle quali pro­vo vertigine. La mia vita si spiega con la vi­ta di Dio. Nella mia esistenza più Dio equi­vale a più io. Più Vangelo entra nella mia vi­ta più io sono vivo. Nel cuore, nella mente, nel corpo. E si oppone alla pulsione di mor­te, alla distruttività che nutriamo dentro di noi con le nostre paure, madre della steri­lità.Infine interviene Filippo «Mostraci il Padre, e ci basta». È bello che gli Apostoli chieda­no, che vogliano capire, come noi. Filippo, chi ha visto me ha visto il Padre.Guardi Gesù, guardi come vive, come ama, come accoglie, come muore e capisci Dio, e si dilata la vita.

P. Ermes Ronchi

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